di Marc Lazar
«Limmagine che lItalia ha
dato di sé con la vicenda Ruggiero-Berlusconi, è quella
di un Paese difficilmente affidabile». A cominciare dal suo
presidente del Consiglio: «Berlusconi non ha unidea
della politica europea, non ha un progetto. Navigherà a vista
e si dirà europeista quando gli converrà
personalmente». Ed ancora: «In Italia esiste davvero
unemergenza democratica ma non nel senso del rischio di un
nuovo fascismo». E sulla possibile investitura di Gianfranco
Fini a ministro degli Esteri, la risposta è secca: «Per
le maggiori cancellerie europee, e per le loro opinioni pubbliche
nazionali, si ratterebbe di una provocazione. Fini alla Farnesina
accrescerebbe la diffidenza verso lItalia e porterebbe ad
un ulteriore isolamento». A sostenerlo è uno dei più
autorevoli scienziati della politica francese: il professor Marc
Lazar, docente allIstituto di Studi politici di Parigi.
Professor Lazar, quale impatto hanno avuto
in Francia le dimissioni da ministro degli Esteri Renato Ruggiero
e, soprattutto, quale immagine ha dato di sé la politica
italiana?
«Limpatto, sui media, è stato ampio e preoccupato.
Così come nel mondo politico che, a destra come a sinistra,
ha interpretato le dimissioni di Ruggiero come il segnale di una
crisi profonda della politica italiana. Più in generale,
limmagine che lItalia ha dato di sé, vista da
Parigi, è quella di un Paese difficilmente affidabile».
Lo scontro che ha portato alle dimissioni di
Ruggiero è solo un fatto di politica interna italiana o può
avere pesanti ricadute in chiave europea?
«Non è solo un affare, un brutto affare, interno alla
maggioranza che governa lItalia. Le sue conseguenze investiranno
anche la politica europea, per una ragione semplice quanto grave:
Berlusconi non ha unidea della politica europea e neanche
internazionale. Non ha un progetto europeista. In un primo tempo,
tenterà unopera di seduzione, giurando
sul suo convinto ancoraggio europeista, ma in realtà Berlusconi
si cimenterà in una navigazione a vista...».
Fuori di metafora marinaresca?
«Un giorno, se al premier converrà sul piano personale,
sarà europeista e un altro giorno, qualora gli orientamenti
definiti in sede Ue confliggeranno con i suoi interessi, tornerà
a calzare lelmetto, come ha già fatto con il mandato
di cattura europeo, del fiero antieuropeismo».
Lattenzione torna a concentrarsi sulla
figura di Silvio Berlusconi. Come ne esce da questa vicenda?
«La vicenda-Ruggiero è solo lultima, certo più
eclatante in chiave europea, testimonianza dellanomalia
Berlusconi. Linterrogativo da porsi è se lItalia
uscirà da questa anomalia...».
E qual è la sua di risposta, professor
Lazar?
«Ne uscirà solo quando ci sarà una vera presa
di coscienza da parte degli italiani, o almeno della loro maggioranza,
del vero perosonaggio che è Silvio Berlusconi. Vale a dire
un pericolo per la politica italiana».
Affermazione alquanto pesante.
«Ma che non è dettata, mi creda, da pregiudizi ideologici.
Qui non si tratta di uno scontro classico destra-sinistra, perché
Berlusconi non è Aznar, tanto per fare un paragone di moda.
Berlusconi ha capitalizzato al massimo la crisi della politica in
Italia, la sfiducia diffusa verso il vecchio personale politico
e le istituzioni. Belusconi ha fondato il suo appeal politico sul
fatto che molti italiani ritengono che con lui al potere è
possibile avere maggiori opportunità di arricchimento e di
consumo, senza essere ingabbiati da regole o vincoli
sociali».
La sinistra italiana è attrezzata, a
suo parere, a far fronte al «berlusconismo»?
«Cè un grande ritardo della sinistra italiana
nel comprendere le ragioni vere, profonde, della sua sconfitta elettorale,
e nel fare i conti con le ragioni che sono alla base del successo
di Berlusconi. La sinistra italiana deve passare al più presto
dallelaborazione del lutto alla ridefinizione
della sua strategia e della sua identità, non giocando di
rimessa».
Anche alla luce dello scontro politico che
ha portato alle dimissioni del ministro Ruggiero, si può
affermare che in Italia esista una emergenza democratica?
«Sì, ma non nel senso del fascismo. Non si deve fare
lerrore di pensare che ci si trovi di fronte a un nuovo
fascismo. Il che non vuol dire, si badi bene, dare una lettura
meno preoccupata e preoccupante del fenomeno-Berlusconi. Con Berlusconi
si è manifestato un nuovo fenomeno della politica che è
lantipolitica. Il rischio non è laffermarsi di
un autoritarismo classico ma la disgregazione dei valori politici
e civili».
Cè chi sostiene che con lassunzione,
sia pure ad interim, della politica estera da parte di Berlusconi,
lItalia prefiguri un asse Roma-Madrid in contrapposizione
allasse Parigi-Barlino.
«Non ci credo. Può forse auspicarlo Berlusconi, ma
la Spagna di Aznar non può permettersi di entrare in questo
gioco. E questo perché la Spagna sa bene che Berlusconi a
livello europeo è molto isolato e quindi il semplice rapporto
di forze fa che Madrid sarà piuttosto dalla parte francese
e tedesca o anche di quella inglese».
Chi ha esultato per la cacciata del «corpo
estraneo» Renato Ruggiero, è stato Umberto Bossi. La
Lega è tornata alla ribalta?
«Quello di Bossi mi sembra unesultanza fuori posto.
Perché la Lega resta un partito in declino, ostaggio di Berlusconi,
già in parte fagocitato da Forza Italia. Bossi è molto
contento ma non potrà sfruttare questa vittoria politica».
Il rischio di isolamento dellItalia è
accresciuto dalluscita di scena di Renato Ruggiero?
«Direi proprio di sì. Quando Berlusconi è arrivato
al potere, linquietudine europea era stata attenuata dalla
presenza alla guida della politica estera di una personalità
stimata e profondamente europeista come Renato Ruggiero. Ora, la
preoccupazione torna in primo piano e assisteremo, con ogni probabilità,
ad una pressione costante sullItalia. Un esame continuo».
Ma lEuropa unita, forte politicamente,
può permettersi unItalia defilata?
«No, questo è impossibile. LEuropa non farà
con lItalia ciò che ha tentato di fare con lAustria
e dunque giocherà sulle contraddizioni interne alla maggioranza
di centrodestra, sostenendo Ciampi e puntando sulle forze sociali
e imprenditoriali più proiettate in Europa».
Uno dei papabili alla successione di Renato
Ruggiero è il vice premier e leader di An Gianfranco Fini.
Come reagirebbe lEuropa?
«Come una provocazione. Sarebbe mettere altro olio sul fuoco.
E questo per un passato che pesa ancora. LEuropa diffida ancora
dei post fascisti».
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