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articolo tratto da l'Unità del 28 febbraio 2002


 

 

 








 
Bossi: "E ora mobilitiamoci contro l'Europa stalinista"

 

 

 

Umberto Bossi chiama alla mobilitazione tutti «gli uomini liberi e democratici, i popoli che non vogliono morire» contro l'Europa «stalinista», la «Unione sovietica d'Occidente». È questa la reazione del ministro per le Riforme e leader della Lega alla decisione Ue sul sequestro dei beni per i cittadini inquisite dal mandato di cattura europeo. Bossi annuncia anche una iniziativa per modificare la Costituzione. Secondo il leader del Carroccio, la decisione è «una nuova tegola che cade sulla testa dei cittadini» ed è «l'inevitabile conseguenza dell'accettazione del mandato di arresto europeo che Castelli aveva negato, ma che il presidente del Consiglio, Berlusconi, diciamo per senso di responsabilità, aveva accettato, pur con i limiti del passaggio parlamentare» necessario per «modificare la Costituzione vigente». «Personalmente - ha fatto sapere Bossi - intendo presentare al prossimo Consiglio dei ministri una modifica del primo comma dell'articolo 117 della Costituzione, per togliere di mezzo la costituzionalizzazione dei trattati internazionali ed europei, inserita dal noto duo federalista Amato-D'Alema. Non esistendo - afferma il leader della Lega - separazione fra diritti civili e diritti di proprietà, oggi cade sulla
testa dei cittadini questa nuova tegola, cioè che per il sequestro europeo del patrimonio non c'è più la necessità di passare attraverso il giudice naturale tedesche. Stalin aveva dimostrato con la Costituzione dell'Unione sovietica che se la base votante è eterogenea per lingue, opinioni pubbliche, Stati e nazioni, il Parlamento eletto non è sovrano. Lo Stato può essere allora creato attorno ad un potere giudiziario predominante sulla sovranità popolare. Come si intuisce, quello dell'Unione Sovietica - conclude Bossi - sembra lo stesso modello d'Europa proposto oggi dalla sinistra. Contro l'Europa delle purghe noi intendiamo a mobilitare gli uomini liberi e democratici, i popoli che non vogliono morire».
   

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