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Sequestro
dei beni:
l'Italia costretta ad accettarlo, ma con riserva |
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La "notizia",
una delle notizie, è questa: a Bruxelles i ministri della giustizia
e degli interni hanno raggiunto oggi un accordo sulla congelamento
di beni degli inquisiti da un paese all'altro dell'Unione europea.
Una misura analoga a quella del mandato d'arresto europeo. L'altra
noitizia ci riguarda direttamente: alla fine, ma solo alla fine, anche
l'Italia ha dato il via libera al provvedimento. Almeno ufficialmente,
perché in realtà la nostra delegazione, ministro Castelli
in testa, ha mantenuto una riserva parlamentare. Il guardasigilli
(che si è espresso in modo nettamente contrario al nuovo provvedimento)
ha detto cioè che prima si dovrà verificare il consenso
del parlamento italiano. E lì, lo ha annunciato sempre Castelli,
la Lega voterà contro.
Dopo qualche ora, comunque, la vicenda è stata ricostruita
nei dettagli. Dunque, il provvedimento - che consente ai magistrati
degli altri paesi di bloccare i beni per gli inquisiti per alcuni
particolari reati - era inizialmente osteggiato dai rappresentanti
del governo italiano (oltre a Castelli c'era anche Scajola). Tanto
che la ministra tedesca Herta Daeubler-Gmelin ha commentato così:
"La posizione italiana sulla decisione-quadro in materia di sequestro
dei beni degli inquisiti fa sorgere il sospetto di essere condizionata
da considerazioni personali del capo del governo".
Insomma, stava nascendo un caso. Così, la delegazione italiana
ha chiesto un time-out, una sospensione per potersi consultare con
Roma. E qui, da Roma Berlusconi deve aver valutato l'impossibilità
di trovarsi solo davanti all'Europa ancora una volta. E tramite Fini,
nel frattempo arrivato a Bruxelles per partecipare alla convenzione
che dovrà scrivere la Costituzione del vecchio continente,
ha chiesto a Castelli di rinunciare alle sue obiezione di accettare
il provvedimento. Sia pure con riserva. Fini ha usato queste parole
coi giornalisti: "Il ministro di Giustizia ha votato a favore
della decisione perchè ha avuto indicazione esplicita in tal
senso da Berlusconi". Il vice premier ha anche raccontato d'aver
informato il ministro Bossi. "L'ho fatto perchè volevo
avere garanzie che la posizione italiana fosse quella che poi è
stata espressa nel momento del voto». Fini ha poi rivelato che
Castelli, in quanto esponente leghista, "può essere contrario
a questa iniziativa europea - e questa è una posizione rispettabile
- ma come ministro della Giustizia non è qui in rappresentanza
personale orientamento o in nome del suo partito, ma del governo".
Castelli s'è dovuto adattare, insomma. Ma fino ad un certo
punto. Tant'è - ed è forse una delle affermazioni più
gravi fatte dal Guardasigilli - alla fine di tutto Castelli ha commentato
così la mattinata: "In Europa stanno succedendo cose veramente
preoccupanti sul fronte della giustizia". Quali? "L'articolo
tre della definizione dei reati di razzismo dice che commette reato
chi è convinto di essere superiore ad altri in funzione della
razza o della religione. Se facciamo il combinato disposto fra questo
provvedimento ed il mandato d'arresto Ue, ciò significa che
un giudice di un altro paese mi può arrestare se ritiene che
io sia convinto di essere superiore ad un'altra persona per razza
o religione". Questa è la sua preoccupazione. |
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