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articolo tratto da "l'Unità" del 04.01.2002


 

 

 








 
Una scelta illogica, gli italiani riflettano

 

 

 

intervista a Armando Spataro

ROMA Altro che rogatorie, falso in bilancio e mandato di arresto europeo. Il peggio doveva ancora venire e, puntuale, è arrivato. Con la forza del ciclone che il provvedimento del ministro Castelli sul giudice Brambilla ha già provocato. Decisione «di una gravità inaudita che non ha precedenti».

Armando Spataro, membro togato del Consiglio superiore della magistratura, nei lunghi anni passati a Milano come magistrato che ha indagato su terrorismo e mafia ne ha viste di tutti i colori, ma cose così mai.

«E a questo punto - dice - mi chiedo che senso abbia anche per i componenti del Csm prendere parte alle inaugurazioni dell’Anno giudiziario».

Nel senso che boicotterete le cerimonie?
«E’ una decisione che valuterò con gli altri consiglieri, ma certo in un clima così è difficile far finta di nulla».

Perché lei giudica «di una gravità inaudita» la decisione del ministro Castelli sul giudice Brambilla?
«Perché il ministro ha reagito ad un atto proprio (la decisione del 19 ottobre scorso che prorogava di tre mesi la funzione del giudice Brambilla nel processo Sme, ndr) che oggi si ritiene illegittimo, non ripristinandolo nelle forme corrette, ma ponendolo nel nulla e disponendo l’immediato trasferimento del giudice. Così facendo il ministro interviene in un processo in corso. E c’è altro ancora».

Dica.
«La decisione del Guardasigilli è illogica ed anche errata nella parte in cui si afferma che la proroga del trasferimento del giudice Brambilla sarebbe possibile per legge per un periodo massimo di tre mesi, mentre l’articolo 10 dell’ordinamento giudiziario parla di sette mesi. La verità è che ancora una volta siamo di fronte a provvedimenti che non rispondono ad interessi generali, e che sono sospettabili di essere ispirati da interessi particolari».

Sta dicendo che un ministro Guardasigilli ha preso carta e penna e scritto quel provvedimento per favorire alcuni imputati del processo Sme?
«Dico che ancora una volta siamo di fronte a scelte illogiche, poi ognuno ne tragga le conclusioni che crede. Riflettano i cittadini che hanno a cuore le sorti della giustizia nel nostro Paese sul fatto che quel provvedimento era in possesso degli avvocati di imputati eccellenti prima che dei giudici competenti».

Il ministro giustifica il provvedimento dicendo che la proroga era stata firmata da un dirigente la cui reggenza dell’ufficio era stata bocciata dalla Corte dei Conti, e che quindi quell’atto era nullo.
«E che vuol dire? Quel reggente avrà firmato altre decine di atti, altre proroghe e applicazioni, le annulliamo tutte bloccando così processi ed altre attività importanti? Tutto ciò è semplicemente assurdo. Non è con provvedimenti di questo tipo che si concorre al buon andamento della giustizia. Decisioni del genere vanno esattamente nella direzione opposta».

Il processo Sme è finito?
«Assolutamente no: tecnicamente si può andare avanti. Il Presidente della Corte di appello di Milano può usare lo strumento dell’applicazione del giudice Brambilla, conformemente a quanto prevedono le disposizioni del Consiglio superiore della magistratura».

L’esatto contrario di quanto afferma il ministro Castelli nel provvedimento.
«Lo scorso 19 ottobre, il presidente della Corte di Appello di Milano aveva inviato al Csm un quesito sulla praticabilità dello strumento dell’applicazione, e noi fornimmo indicazioni su una serie di precedenti che ne confermavano la validità. Voglio dire che il Presidente non aveva disposto l’applicazione solo perché era intervenuta la proroga decisa e firmata dal ministro della Giustizia, ma anche perché c’era stata una decisione del Csm».


   

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