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articolo tratto da "l'Unità" del 10 gennaio 2001


 

 

 








 
Brambilla resta (per ora) al proprio posto

 

 

 


Castelli manda a Milano l'ispettore e annuncia provvedimenti disciplinari sui giudici

Salta il piano di Castelli: il giudice Guido Brambilla è stato applicato «a tempo pieno» al collegio giudicante del processo Sme da oggi al 31 ottobre 2002.
Intanto il ministro della Giustizia, l'ingegner Castelli, non va all'inaugurazione dell'anno giudiziario e manda al suo posto il capo degli ispettori e annuncia una verifica sulle dichiarazioni del procuratore della Repubblica di Milano, Gerardo D'Ambrosio per vedere se esse richiedono l'avvio di un procedimento disciplinare. «Non accetto lezioni dalle toghe di Milano». Dice il ministro in una intervista esclusiva con Bruno Vespa che uscirà domani su «Panorama». Poi difende la sua decisione di anticipare lo spostamento del giudice Guido Brambilla, giudice a latere del processo Sme-Ariosto, che vede coinvolti Previti e Berlusconi, nell'ufficio di magistrato di sorveglianza sulle carceri. «Penso che alla fine – dice l’ingegnere – saranno i giudici amministrativi del Tar, ai quali è prevedibile che ricorrano i difensori degli imputati, a decidere se ho assunto decisioni giuste o sbagliate».
Quanto al procuratore della Repubblica di Milano Gerardo D'Ambrosio, il guardasigilli aggiunge: «Ha parlato di 'notte della democrazia'. Ha usato toni apocalittici che appartengono alla lotta politica. Mi ha attribuito intenzioni pesantissime. Dovrò rispondere chiedendo ai miei uffici di acquisire ancora una volta le sue dichiarazioni per vedere se esse richiedono l'avvio di un procedimento disciplinare. Lo faccio a malincuore, ma non ho altra scelta».
La decisione di Castelli sembra confermare quanto dichiarato da Giuliano Pisapia, parlamentare del Prc e avvocato di parte civile nel processo Sme, che ironizzando aveva osservato che forse la scelta di Castelli di mandare al suo posto Giovanni Schiavon serve «per accelerare, anziché i processi, i provvedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati...».
   

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