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articolo tratto da l'Unità del 1 marzo 2003


 

 

 








 
Castelli difende il razzismo contro l'Europa

 

 

 

di Luana Benini

Alla Lega l’Europa dei trattati non è mai piaciuta. Gabbie, vincoli, li ha sempre considerati. L’Europa? Era «Forcolandia» quando si trattava di opporsi al mandato di cattura europeo. «Noi siamo per dare all’Europa il meno possibile» è sempre stato l’imperativo bossiano. Che la Lega avrebbe cercato di seminare macigni sulla strada della costruzione europea era scontato.

Il ministro leghista alla Giustizia, Castelli, lo aveva promesso qualche tempo fa: «Su razzismo e xenofobia ci sarà una grande battaglia in Europa». Parlando al suo elettorato «padano» aveva già agitato il tema: «Vedo benissimo il piano che sta venendo avanti in Europa. Il mandato d’arresto sui reati di razzismo e xenofobia. Nei prossimi mesi tenterò di smontare questo piano». Detto, fatto. L’Italia, grazie a Castelli è stato l’unico paese a mettere il veto e bloccare il pacchetto di misure destinate ad armonizzare in Europa le norme e le sanzioni in materia di lotta al razzismo e alla xenofobia.

E ieri Castelli ha rispolverato accenti da giuramento di Pontida, lancia in resta: «In Europa tira una brutta aria, i nazisti rossi cercano in tutti i modi di negare ai cittadini la libertà di esprimere le proprie opinioni. Ma la Lega si oppone e si opporrà sempre a questi tentativi. Non vogliamo più rivedere i roghi dei libri in piazza».

Ma i roghi dei libri e la libertà di espressione qui ci entrano poco o niente, così come le nuove invettive del ministro contro la «sinistra liberticida». Il più sferzante è Giuseppe Fioroni, Margherita: «Blocco delle leggi antirazziste come nel 1938 con i Savoia? Tutti sanno come andò a finire: l’Italia non solo bloccò le leggi antirazziste ma ne promulgò di razziali. il ministro castelli potrebbe anche farsi spiegare da qualcuno che differenza c’è fra libertà di espressione e offese razziste. basta che non se lo faccia spiegare da Bossi...». Le norme europee in questione puntano a «tutelare valori fondativi unificanti» dice il diessino Pietro Folena. La realtà è che lo stop della Lega a un testo che riscuote il consenso unanime di tutti gli altri Stati membri «la dice lunga sulla deriva illiberale di chi pensa che l’Italia possa andare per conto suo».

Castelli a Bruxelles ha spiegato dunque agli allibiti partner la sua opposizione ad un testo che, secondo lui «minaccia la libertà di opinione». Minaccia la libertà della Lega, ribattono nel centro sinistra, di poter scorrazzare su un crinale pericoloso in continuità con le sue radici, laddove ciò che per gli altri è un valore fondativo, per la Lega diventa un antivalore. Come dice Giovanni Russo Spena (Prc) «teme che potrebbero essere incriminate le porcherie che quotidianamente i leghisti dicono e fanno contro gli immigrati, costruendo odio, pulsioni di paura collettiva».
L’anno scorso Berlusconi giurava soddisfatto a Valencia che ormai non doveva più rassicurare i partner internazionali sulla Lega. Ora il premier tace. In compenso spunta, a difesa di Castelli, il presidente forzista della Commissione Giustizia della Camera, Gaetano Pecorella.

A riprova che l’asse Fi-Lega nella coalizione di centro destra non sono bruscolini. «Ormai - commenta Enrico Buemi, Sdi - è sempre più chiaro che la Lega detta la linea al governo. Il suo è un ricatto strisciante che alcune volte esce fuori come in questo caso, altre volte resta più nascosto...». Pecorella ha giustificato completamente la decisione di bloccare la normativa di Bruxelles: «Prima bisogna definire quali reati d’opinione resteranno nel nostro ordinamento e poi si deciderà a cosa dobbiamo aderire in Europa». Ha spiegato: «Se si dovesse eliminare oggi il reato di opinione sia in materia politica, sia in materia religiosa e razzista, sarebbe incompatibile aderire in Europa a certi trattati».

Questo lascia intendere che Fi spalleggerà Castelli in barba alla solitudine europea dell’Italia. «È una vergogna assoluta - dice la responsabile giustizia della Quercia Anna Finocchiaro - La politica di questo governo ci sta portando all’emarginazione in Europa. Ci sono argomenti come quello del razzismo e della xenofobia sui quali non si può giocare. Farlo significa oltraggiare non solo l’Italia, la sua cultura e la sua storia, ma anche l’Europa. Perché è chiaro che la scelta di introdurre queste norme anti-razziste nasce dalla storia comune di tutti noi, di questo continente, del secolo che è appena trascorso». Per il verde Pecoraro Scanio «Castelli è un irresponsabile e deve dimettersi»: «Sono particolarmente scandalizzato da questa vicenda. Una volta bloccate le norme anticorruzione, poi le norme antirazzismo, si sta offrendo una immagine del nostro paese che è francamente offensiva».

Il suo compagno di partito, Paolo Cento, chiede al ministro di «riferire in Parlamento e di verificare qual è la volontà di tutte le forze politiche sul tema». Anche Russo Spena annuncia: «Chiederemo conto del comportamento del governo giovedì in Parlamento, nel corso del dibattito già fissato sulla Convenzione europea». Per ora il ministro Castelli risponde picche. Dice di aver già affrontato il tema durante una audizione alla Commissione della Camera che si occupa delle Politiche dell’Unione europea. Resta da vedere se centristi e An sono disposti a buttare giù questo ulteriore rospo.


   

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