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articolo tratto da la repubblica del 10 maggio 2003


 

 

 








 
la voce del padrone

 

 

 

di Massimo Giannini

Finalmente Silvio Berlusconi è riuscito a spostare il processo di Milano, che lo vede imputato per aver corrotto i giudici nella compravendita della Sme. L'ha trasferito ieri sera sugli schermi del servizio pubblico televisivo, trasformando gli studi di 'Excalibur' nell'aula del suo tribunale privato.

Al termine di un'arringa di quasi un'ora, il presidente del Consiglio si è naturalmente auto-assolto con formula piena. La 'giuria' contava poco o nulla, e comunque risultava troppo squilibrata: da una parte il diessino Guido Calvi, il verde Marco Boato e il direttore del 'Riformista' Antonio Polito, dall'altra parte il forzista Paolo Guzzanti, l'ex socialista Massimo Pini e il direttore del 'Foglio' Giuliano Ferrara.

Se i voti si pesano e non si contano, come diceva Enrico Cuccia, non c'era proprio partita. E infatti non c'è stata.

Il Cavaliere ha fatto e ha detto quello che ha voluto. Il 'pubblico ministero' Antonio Socci, conduttore della trasmissione e già stipendiato della famiglia Berlusconi come editorialista del 'Giornale', gli ha dato una grandissima mano. In una lunga pseudo-intervista registrata, sotto una gragnuola impressionante di quesiti pre-scritti e verosimilmente pre-stabiliti, lo ha pressato con le richieste più imbarazzanti. Tipo: 'Che effetto le fece l'operazione Sme?'. Oppure: 'E allora come reagì?'. O ancora: 'E oggi cosa farà?'.

In cinquanta minuti esatti di intervista è riuscito a interromperlo solo cinque volte, ogni volta con sommessi sussurri di questo mellifluo tenore. L'ha lasciato declamare qualunque bugia: il suo primo governo del '94 - ha esordito il premier - cadde per colpa del famoso avviso di garanzia che il Pool Mani Pulite gli recapitò a Napoli. 'Fu quello che convinse Bossi a lasciare la maggioranza', ci ha informato Berlusconi, manipolando la storia: com'è noto, il Senatur ruppe con il Polo del Buongoverno a causa della riforma delle pensioni.

L'ha lasciato sproloquiare per dieci minuti filati dei 'crimini del comunismo', il suo argomento preferito: peccato che anche stavolta fosse lievemente fuori tema.

Ma in questi cinquanta minuti di spot propagandistico, Socci non è riuscito a fargli le uniche due domande sulle quali il Cavaliere deve rendere conto alla legge e all'opinione pubblica del suo Paese. 1) Il gruppo Fininvest, attraverso i suoi fondi neri, versò nel 1985 tangenti ai magistrati romani perchè bloccassero la vendita del gruppo Sme alla Buitoni? 2) Perché risultano passaggi occulti di denaro dai conti cifrati della provvista del gruppo Fininvest a personaggi come Renato Squillante e Attilio Pacifico? Polito ha provato a dirlo, a un certo punto.

Il 'pubblico ministero' lo ha premurosamente rassicurato: 'Sì, Berlusconi ne parlerà durante l'intervista, ci arriviamo subito...'. Abbiamo aspettato, come avevano aspettato inutilmente i giudici del tribunale di Milano all'udienza di lunedì scorso. Ma non ci siamo mai arrivati. Abbiamo sentito il Cavaliere riparlare di Craxi e delle monetine, della sinistra forcaiola, delle toghe golpiste e perfino dei consigli che gli dava la povera mamma.

Ma su quei soldi, su quei maledetti 200 milioni di presunta tangente dalla quale è partito il processo Sme, non abbiamo sentito una parola. Alla fine Boato non ha resistito: 'Socci, hai fatto un'intervista in ginocchio'. Non ha resistito neanche Polito: 'Questa trasmissione è stata un comizio'.

È probabile che molti italiani non sentano alcuna nostalgia per la Rai ulivista di Zaccaria. È altrettanto probabile, e del tutto legittimo, che molti italiani non rimpiangano i toni gridati di 'Sciuscià' e le tirate faziose di Michele Santoro. Ma con l''Excalibur' di ieri sera siamo al di là del bene e del male: se questo è lo stile del nuovo servizio pubblico televisivo ('di garanzia', obiettivo e bipartisan) che aveva promesso Lucia Annunziata, viene quasi voglia di rimpiangere la coppia Baldassarre-Saccà.

Ma con l''Excalibur' di ieri sera (come era già successo per il 'Porta a porta' con Cesare Previti del 30 aprile) siamo anche al di là della legge: il regolamento della Commissione parlamentare di vigilanza della Rai, approvato all'unanimità l'11 marzo scorso, vieta la presenza in video di giudici e imputati, cioè di tutte 'le parti che sono coinvolte e si confrontano in un processo in corso'. Com'è evidente, c'è in Italia un'emergenza giustizia, ma dilaga ormai un'emergenza informazione.

Per il centrodestra il messaggio di Ciampi alle Camere sul sistema radiotelevisivo è carta straccia da oltre un anno. Per Berlusconi il principio del pluralismo fissato dalla nostra 'Costituzione sovietica' è un fastidioso intralcio.
'Il regime esiste, ma è contro di me...', dice il presidente del Consiglio, leader della maggioranza, azionista di controllo della Rai, proprietario di Mediaset, padrone di Publitalia, patron del Milan. Il vergognoso spot di 'Excalibur' dimostra che ha scelto il giorno peggiore, per raccontarci una frottola degna di Al Sayaf, il mitico ministro dell'informazione irachena.

   

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