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di
Alessandro Oppes
MADRID - Il colpo peggiore è venuto
da dove Berlusconi non se lo sarebbe mai aspettato: "El Mundo"
è uno dei giornali più allineati con la politica del
governo del Partido Popular, è uno dei più fedeli
alleati di Aznar nella stampa spagnola. Fino a ieri, fino a poche
ore prima delle rivelazioni-choc, aveva mantenuto un atteggiamento
non ostile nei confronti del leader del Polo. Tanto che, per commentare
lo scontro politico suscitato dall'articolo dell'"Economist",
aveva dato ampio spazio alla tesi del "complotto della sinistra
europea", sostenuta dal segretario generale del Ppe, lo spagnolo
Alejandro Agag, uomo di Aznar.
Ora "El Mundo" arriva a ironizzare
su quella teoria ("forse dopo aver letto quello che pubblichiamo
Agag metterà anche noi nello stesso calderone") e lancia
un invito molto esplicito al primo ministro: "Aznar, che appare
come il garante di Berlusconi nella Ue, dovrebbe prendere nota e
distanziarsi da questa condotta. Da mesi, la richiesta di rogatoria
per agire contro il magnate resta impantanata in un ufficio non
identificato del governo spagnolo. Il procuratore ha chiesto che
si indaghi se qualche funzionario è incorso in un delitto
di omissione di collaborazione con la giustizia. Brutta faccenda".
Sulle accuse finora mosse dal giudice Baltasar Garzon a Berlusconi
c'era stata fino a ieri una certa prudenza sulla stampa spagnola.
In attesa dei risultati delle commissioni rogatorie inviate in Svizzera,
Germania, Gran Bretagna e Italia, e anche in attesa che il Parlamento
europeo si pronunci sulla richiesta di togliere l'immunità
al leader del Polo. Gli attacchi del quotidiano "El Pais",
con due commenti al vetriolo intitolati "Berlusconi: chiaro
come un tunnel" e "L'anomalia italiana", era stati
come al solito liquidati come "spazzatura" dal candidato
premier della Casa delle Libertà.
Ma ora l'indignazione più grande esplode
proprio a destra, anche con parole sprezzanti: "Siamo riusciti
a documentare uno dei tanti torbidi maneggi di denaro nei quali
è specializzato il miliardario". Al di là delle
accuse di frode fiscale (evasione dell'imposta sulle società
e dell'Iva, ripetuta almeno per tre anni consecutivi, all'inizio
dei Novanta) e violazione della legge sulla concentrazione editoriale,
su cui da tempo indaga il giudice Garzon, quello che brucia di più
all'opinione pubblica spagnola è sapere che la spregiudicata
gestione di Berlusconi sarebbe la causa dei numerosi licenziamenti
decisi da Telecinco a metà degli anni '90 "per cause
economiche e organizzative". In realtà, secondo i documenti
pubblicati da "El Mundo", la "causa economica"
altro non era che Telecinco contraeva debiti con società
appartenenti a Berlusconi. Uno dei licenziati dell'epoca fu Pedro
Paniagua, direttore della comunicazione, che fece ricorso alla magistratura
sapendo bene che non esistevano cause economiche tali da giustificare
la risoluzione del contratto. Aveva le carte, le ha consegnate al
Tribunale Supremo di giustizia di Madrid. Piccola vendetta di un
impiegato che ha perso il posto. |