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articolo tratto da "La Repubblica" del 30 aprile 2002


 

 

 








 
Il duro affondo de "El Mundo", quotidiano che in passato
ha sempre guardato con favore le mosse del Cavaliere


"Aznar prenda le distanze dal miliardario Berlusconi"

 

 

 

di Alessandro Oppes

MADRID - Il colpo peggiore è venuto da dove Berlusconi non se lo sarebbe mai aspettato: "El Mundo" è uno dei giornali più allineati con la politica del governo del Partido Popular, è uno dei più fedeli alleati di Aznar nella stampa spagnola. Fino a ieri, fino a poche ore prima delle rivelazioni-choc, aveva mantenuto un atteggiamento non ostile nei confronti del leader del Polo. Tanto che, per commentare lo scontro politico suscitato dall'articolo dell'"Economist", aveva dato ampio spazio alla tesi del "complotto della sinistra europea", sostenuta dal segretario generale del Ppe, lo spagnolo Alejandro Agag, uomo di Aznar.

Ora "El Mundo" arriva a ironizzare su quella teoria ("forse dopo aver letto quello che pubblichiamo Agag metterà anche noi nello stesso calderone") e lancia un invito molto esplicito al primo ministro: "Aznar, che appare come il garante di Berlusconi nella Ue, dovrebbe prendere nota e distanziarsi da questa condotta. Da mesi, la richiesta di rogatoria per agire contro il magnate resta impantanata in un ufficio non identificato del governo spagnolo. Il procuratore ha chiesto che si indaghi se qualche funzionario è incorso in un delitto di omissione di collaborazione con la giustizia. Brutta faccenda".

Sulle accuse finora mosse dal giudice Baltasar Garzon a Berlusconi c'era stata fino a ieri una certa prudenza sulla stampa spagnola. In attesa dei risultati delle commissioni rogatorie inviate in Svizzera, Germania, Gran Bretagna e Italia, e anche in attesa che il Parlamento europeo si pronunci sulla richiesta di togliere l'immunità al leader del Polo. Gli attacchi del quotidiano "El Pais", con due commenti al vetriolo intitolati "Berlusconi: chiaro come un tunnel" e "L'anomalia italiana", era stati come al solito liquidati come "spazzatura" dal candidato premier della Casa delle Libertà.

Ma ora l'indignazione più grande esplode proprio a destra, anche con parole sprezzanti: "Siamo riusciti a documentare uno dei tanti torbidi maneggi di denaro nei quali è specializzato il miliardario". Al di là delle accuse di frode fiscale (evasione dell'imposta sulle società e dell'Iva, ripetuta almeno per tre anni consecutivi, all'inizio dei Novanta) e violazione della legge sulla concentrazione editoriale, su cui da tempo indaga il giudice Garzon, quello che brucia di più all'opinione pubblica spagnola è sapere che la spregiudicata gestione di Berlusconi sarebbe la causa dei numerosi licenziamenti decisi da Telecinco a metà degli anni '90 "per cause economiche e organizzative". In realtà, secondo i documenti pubblicati da "El Mundo", la "causa economica" altro non era che Telecinco contraeva debiti con società appartenenti a Berlusconi. Uno dei licenziati dell'epoca fu Pedro Paniagua, direttore della comunicazione, che fece ricorso alla magistratura sapendo bene che non esistevano cause economiche tali da giustificare la risoluzione del contratto. Aveva le carte, le ha consegnate al Tribunale Supremo di giustizia di Madrid. Piccola vendetta di un impiegato che ha perso il posto.

  articolo tratto da "La Repubblica" del 30 aprile 2002

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