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di
Peter Gomez e Marco Lillo
Riduzione delle pene. Cancellazione dei processi per chi risarcisce
il danno. E prescrizioni più facili. È il progetto della
Casa delle Libertà sulla bancarotta. Che salverebbe molti politici:
da DellUtri a Martelli
Silvio, Silvio... speriamo che vinca Silvio... Intercettato dalle
microspie della Guardia di Finanza, sospiravava così lingegner
Antonio DAdamo, ex direttore generale dellEdilnord, poche
settimane prima delle politiche del 13 maggio 2001. Arrestato il 6
febbraio dello scorso anno per il crac da 272 miliardi di lire di
una delle sue società (lEdilgest) il costruttore, celebre
per essere stato il grande accusatore di Antonio Di Pietro davanti
alla procura di Brescia, vedeva nella vittoria dellamico Berlusconi
lunica possibilità per evitare un futuro in galera. E
non aveva tutti i torti. La bancarotta fraudolenta per il nostro codice
era (e per il momento è ancora) un reato grave, punito con
la reclusione dai tre ai dieci anni, e a prova di prescrizione (il
reato, in caso di aggravanti, si estingue infatti dopo 22 anni e mezzo).
Tutto però sta per cambiare. Lo scorso
14 febbraio, 34 deputati della Casa delle Libertà (metà
dei quali avvocati) hanno presentato una proposta di legge che suona
come un invito a nozze per tutti quei falliti che invece
di pagare i creditori intascano il patrimonio dellazienda
o lo girano di nascosto a parenti e amici. Diciannove articoli accompagnati
da una relazione di Niccolò Ghedini, lonorevole avvocato
di Silvio Berlusconi, che riducono di due terzi le condanne, rendono
inevitabili le prescrizioni, impediscono le intercettazioni, cancellano
i processi contro chi risarcisce anche solo parzialmente il danno.
E soprattutto garantiscono, per i condannati del passato, una sorta
di amnistia.
Secondo Ghedini, la riforma, già allesame
della commissione giustizia, garantirà la «libertà
dimpresa» compressa da norme vecchie «chiara espressione
di un regime totalitario». Così la Casa delle Libertà
(per la gioia dei 4 mila bancarottieri condannati ogni anno in Italia)
prevede pene che vanno da uno a tre anni di reclusione (la metà
del furto con scasso) e una prescrizione che con le aggravanti si
ferma a sette anni e mezzo. «In un periodo così breve,
è impossibile arrivare a una sentenza definiva», dice
Riccardo Targetti, il pm che a Milano ha seguito alcuni tra i maggiori
fallimenti degli ultimi anni. «Il risultato», continua,
«sarà quello di rendere impossibile un vero risarcimento
del danno. Oggi io concedo il patteggiamento solo a chi restituisce
il maltolto ai creditori. Domani, invece, tutti aspetteranno con
fiducia il colpo di spugna del tempo».
Anche il giudice delegato del tribunale di
Roma Vincenzo Vitalone è scettico, quanto meno sulle modalità
seguite per cambiare la legge: «Lerrore è quello
di cambiare le pene prima che la commissione tecnica ministeriale
abbia ultimato il suo lavoro sulla legge fallimentare». La
Casa delle Libertà però ha fretta, e per evitare le
polemiche il relatore Niccolò Ghedini ha dichiarato il 23
aprile di essere disposto a far salire il massimo della pena «a
cinque o sei anni, purché il momento in cui si configura
il reato (e quindi il momento da cui decorre la prescrizione, ndr)
venga anticipato alla situazione di dissesto che precede il fallimento».
Ma in questo modo il problema prescrizione rimane. Infatti il dissesto,
cioè lo stato di crisi irreversibile che impone la «presentazione
dei libri in Tribunale», risale in media a quattro o cinque
anni prima della dichiarazione di fallimento.
«Per rispondere alle rogatorie sul Banco
Ambrosiano la Svizzera ci ha messo otto anni», ricorda il
maresciallo Silvio Novembre (il finanziere interpretato da Michele
Placido nel film Un eroe borghese) che affiancò
Giorgio Ambrosoli, il commissario liquidatore della Banca Privata
Italiana ucciso dalla mafia su ordine di Michele Sindona. «Come
dire che i grandi bancarottieri non saranno più condannati».
Per questo Giovanni Kessler, ex magistrato
e ora deputato ds in commissione giustizia, giura che il centro-sinistra
«farà unopposizione durissima a un progetto di
legge presentato da molti avvocati che concepiscono il loro impegno
in Parlamento come una prosecuzione della professione». La
partita è rovente. In gioco cè la sorte di una
serie di parlamentari eccellenti. Alcuni dei quali intimi del presidente
del Consiglio: a Milano, per esempio, deve cominciare il processo
di secondo grado per il crack Bresciano. Imputato è Marcello
DellUtri che, in caso di condanna, finirebbe in carcere (è
pregiudicato dal 1999 per false fatture). In primo grado si sta
poi difendendo lex compagno di classe di Berlusconi, Romano
Comincioli. Mentre Claudio Martelli (crack Ambrosiano) e il leghista
Mario Borghezio, dopo lannullamento della Cassazione, devono
tornare davanti ai giudici dappello. In Sicilia si trovano
sotto processo gli onorevoli di Forza Italia Gaspare Giudice e Giovanni
Mauro (questultimo ha avuto tra i difensori uno dei firmatari
della proposta di legge), e a Piacenza tocca allex numero
uno della Bnl Giampiero Cantoni. Il ministro per le pari opportunità
Stefania Prestigiacomo trepida invece per il destino del padre coinvolto
nel dissesto dellazienda di famiglia.
Lelenco potrebbe continuare a lungo.
Anche perché nuovi fronti si aprono ogni giorno. Proprio
il 13 febbraio, Giovanni Alvisini, un uomo di affari romano inquisito
nellambito di unindagine sul crack dellemittente
Lombardia 7, ha mosso accuse precise allex titolare Paolo
Romani, responsabile comunicazioni di Forza Italia, che si è
dichiarato estraneo alla vicenda. E a Bergamo è finito sotto
inchiesta il deputato azzurro Antonio Arnoldi per fallimenti collegati
a quelli della tv di Romani. «Non sapevo che fossero così
tanti gli indagati per bancarotta in Parlamento ma non mi interessa.
Questa legge non riguarda solo qualche parlamentare ma decine di
migliaia di italiani», replica lavvocato Sergio Cola
di An, primo firmatario della proposta. E precisa, a scanso di equivoci,
di avere rinunciato alla difesa del figlio del bancarottiere Franco
Ambrosio dopo aver depositato il testo delle nuove norme.
Resta il fatto che, a fronte di tanti illustri
presunti bancarottieri che verrebbero beneficiati dalla riforma,
ci sono milioni di italiani sconosciuti che ne pagherebbero le conseguenze.
«Questo è un reato che cagiona danni a una moltitudine
di risparmiatori», spiega lavvocato Gianfranco Lenzini,
difensore delle vittime del crack del Branco Ambrosiano.
«Penso a tutti gli acquirenti di immobili dalle società
che falliscono prima del rogito. Io stesso assisto centinaia di
compratori di villlette nei villaggi sardi di Torre dellOrso,
Carbonin e Cala Rossa, che senza la minaccia della sanzione penale
e lintervento della procura difficilmente riuscirebbero a
recupare una parte dei soldi pagati». E che gli imputati risarciscano
per paura è dimostrato da quello che è accaduto a
Milano durante il processo per uno stralcio del crac Sasea (la bancarotta
da 1.000 miliardi di Florio Fiorini). La parte civile, costituita
contro la Kpmg, si è ritirata non appena i revisori hanno
versato al fallimento 30 miliardi pur di garantirsi una pena più
leggera.
Anche la legge del Polo sembra battere la strada
dei risarcimenti. Tra gli articoli è infatti prevista una
causa di estinzione del reato: in pratica non verrà processato
chi restituisce i beni sottratti in misura tale da «ridurre
grandemente (e non totalmente, ndr) il pregiudizio dei creditori».
«Questa norma rischia di aumentare le bancarotte», dice
Alfredo Robledo, il magistrato che ha seguito tra laltro la
bancarotta miliardaria Trevitex. «Già oggi il 50 per
cento dei crack fraudolenti sono opera di bande. Criminali che rilevano
società decotte, acquistano merci per miliardi e spariscono.
Domani chiunque potrà organizzare una bancarotta da 100 miliardi,
farne sparire 30, restituirne 70 e non andare sotto processo. E
potrà ricominciare». Oggi non va così. Nel 2000
il consigliere milanese di Forza Italia Massimo De Carolis per ottenere
il patteggiamento nella bancarotta della società Dialogo
ha dovuto restitutire il maltolto: un miliardo e 815 milioni. Con
la nuova legge ne avrebbe risparmiati almeno 600.
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