|
di Francesco Bonazzi e Franco Giustolisi
Il ministro Castelli ha bloccato l'ingresso dei magistrati nell'organismo
europeo anticorruzione. Ed è polemica
Sembrava la solita gaffe internazionale del ministro Roberto Castelli,
già prim'attore della battaglia sulle rogatorie. Invece il
caso Olaf rischia di diventare un boomerang per tutto il governo.
Perché i tre magistrati che il guardasigilli non vuole mandare
a Bruxelles per occuparsi di lotta alla corruzione rischiano di
andarci ugualmente per altra via. Con ben diversa disposizione d'animo
rispetto a un governo che a settembre s'è rimangiato il via
libera dato in estate.
Il direttore dell'Olaf, Franz Bruenner, ha
intenzione di «avvalersi comunque delle capacità»
di Alberto Perduca, Nicola Piacente e Mario Vaudano. In una lettera
spedita a Castelli il 12 febbraio (vedi scheda), rivendica la piena
correttezza dei concorsi vinti dalle tre toghe italiane, chiarisce
che comunque non sono i governi a decidere chi lavora con lui e
non fa il minimo cenno alla possibilità che l'Italia sostituisca
il terzetto vincitore con tre poliziotti. Come non bastasse, designa
Perduca alla direzione delle investigazioni e operazioni Olaf.
A puntellare la storia raccontata in autunno
da Castelli sulla spedizione a Bruxelles di tre poliziotti, non
si presta neanche il sindacato dei funzionari Anfp. In una lettera
spedita il 20 febbraio a Silvio Berlusconi, Claudio Scajola e allo
stesso Castelli, il segretario nazionale Giovanni Aliquò
accusa: «Non si vede in che modo il governo possa pensare
di allettare i funzionari di Polizia con dei posti all'estero che
appartengono ad altri, regolari vincitori del concorso». La
lettera arriva due giorni dopo l'audizione dei tre magistrati alla
Commissione Incarichi (III) del Csm. Il contenuto delle loro deposizioni
è secretato, ma secondo quanto risulta a "L'Espresso"
è un durissimo atto d'accusa contro il ministero di Grazia
e Giustizia. Castelli avrebbe esercitato poteri non suoi, ma di
competenza dell'organo di autogoverno della magistratura. E il precedente
di un Csm che si facesse mettere i piedi sulla testa dal ministro
sarebbe devastante. Ora, i sei componenti della Commissione III
devono decidere che cosa proporre al Plenum del Csm in programma
il 4 marzo. I tre vincitori italiani del concorso Ue hanno chiesto
che venga sollevato un conflitto di poteri Csm-governo di fronte
alla Corte Costituzionale. Il Csm appare spaccato a metà.
Ma nella testa di chi dubita che la vicenda Olaf valga una guerra
del genere, si fa strada un'ideuzza pilatesca. Se davvero avessero
ragione i tre giudici, perché non spostare la responsabilità
di una loro mancata tutela dal Csm alla Consulta?
In ogni caso, Castelli ha in qualche modo già
ammesso di averla fatta grossa. La missiva spedita al Csm il 22
dicembre per fermare il Trio Olaf si conclude così: «Chiedo
a codesto Consiglio di riassegnare i predetti magistrati alle sedi
giudiziarie che saranno da loro richieste». Una raccomandazione
quantomeno inusuale.
07.03.2002
|