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articolo tratto da l'Espresso del 7 marzo 2002


 

 

 








 
La rivincita del trio Olaf

 

 

 

di Francesco Bonazzi e Franco Giustolisi

Il ministro Castelli ha bloccato l'ingresso dei magistrati nell'organismo europeo anticorruzione. Ed è polemica


Sembrava la solita gaffe internazionale del ministro Roberto Castelli, già prim'attore della battaglia sulle rogatorie. Invece il caso Olaf rischia di diventare un boomerang per tutto il governo. Perché i tre magistrati che il guardasigilli non vuole mandare a Bruxelles per occuparsi di lotta alla corruzione rischiano di andarci ugualmente per altra via. Con ben diversa disposizione d'animo rispetto a un governo che a settembre s'è rimangiato il via libera dato in estate.

Il direttore dell'Olaf, Franz Bruenner, ha intenzione di «avvalersi comunque delle capacità» di Alberto Perduca, Nicola Piacente e Mario Vaudano. In una lettera spedita a Castelli il 12 febbraio (vedi scheda), rivendica la piena correttezza dei concorsi vinti dalle tre toghe italiane, chiarisce che comunque non sono i governi a decidere chi lavora con lui e non fa il minimo cenno alla possibilità che l'Italia sostituisca il terzetto vincitore con tre poliziotti. Come non bastasse, designa Perduca alla direzione delle investigazioni e operazioni Olaf.

A puntellare la storia raccontata in autunno da Castelli sulla spedizione a Bruxelles di tre poliziotti, non si presta neanche il sindacato dei funzionari Anfp. In una lettera spedita il 20 febbraio a Silvio Berlusconi, Claudio Scajola e allo stesso Castelli, il segretario nazionale Giovanni Aliquò accusa: «Non si vede in che modo il governo possa pensare di allettare i funzionari di Polizia con dei posti all'estero che appartengono ad altri, regolari vincitori del concorso». La lettera arriva due giorni dopo l'audizione dei tre magistrati alla Commissione Incarichi (III) del Csm. Il contenuto delle loro deposizioni è secretato, ma secondo quanto risulta a "L'Espresso" è un durissimo atto d'accusa contro il ministero di Grazia e Giustizia. Castelli avrebbe esercitato poteri non suoi, ma di competenza dell'organo di autogoverno della magistratura. E il precedente di un Csm che si facesse mettere i piedi sulla testa dal ministro sarebbe devastante. Ora, i sei componenti della Commissione III devono decidere che cosa proporre al Plenum del Csm in programma il 4 marzo. I tre vincitori italiani del concorso Ue hanno chiesto che venga sollevato un conflitto di poteri Csm-governo di fronte alla Corte Costituzionale. Il Csm appare spaccato a metà. Ma nella testa di chi dubita che la vicenda Olaf valga una guerra del genere, si fa strada un'ideuzza pilatesca. Se davvero avessero ragione i tre giudici, perché non spostare la responsabilità di una loro mancata tutela dal Csm alla Consulta?

In ogni caso, Castelli ha in qualche modo già ammesso di averla fatta grossa. La missiva spedita al Csm il 22 dicembre per fermare il Trio Olaf si conclude così: «Chiedo a codesto Consiglio di riassegnare i predetti magistrati alle sedi giudiziarie che saranno da loro richieste». Una raccomandazione quantomeno inusuale.

07.03.2002

   

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