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dall'Espresso, 2 maggio 2002




 
un presidente che rema contro il paese

 

 

 


Perché persino Chirac ha detto: «Votate per la destra perché noi non faremo come Berlusconi»? C'è un solo modo per spiegare questo paradosso

di Umberto Eco

La storia è nota. Sin da prima delle elezioni alcuni giornali esteri hanno paventato, per varie ragioni, una vittoria di Berlusconi. Qualcuno si è lamentato di queste ingerenze straniere, come se l'Italia fosse trattata da repubblica delle banane, dimenticando che i giornali italiani sovente pronunciano giudizi sulla politica di altri paesi e criticano (legittimamente) un candidato alle elezioni in Francia o Stati Uniti,e si soffermano magari causticamente su scandali che accadono in paesi amici.

Non si vede perché noi italiani possiamo fare quello che poi non permetteremmo agli altri di fare.

Finite le elezioni, giornali in varie lingue hanno stigmatizzato varie iniziative del nostro presidente del consiglio, dalle imprudenti affermazioni sulla superiorità occidentale alle diverse leggi che inducevano questi barbari (che parlano lingue strane e ignote) a sospettare che il nuovo governo perseguisse interessi privati in atti di ufficio.

Anche in questi casi le reazioni sono state estremamente irritate, e la linea seguita da Berlusconi e da alcuni suoi portavoce è stata più o meno la seguente: questi giornali sono di sinistra, influenzati da uomini della sinistra italiana che li inducono a scrivere articoli diffamatori contro il nostro paese.

Si è così profilata l'immagine, pervicacemente divulgata, di D'Alema o Fassino o Rutelli che alzano il telefono, chiamano i direttori di giornali magari conservatori in Spagna, Francia e Gran Bretagna, e li invitano a scrivere articoli contro l'onorevole Berlusconi. Quelli scattano sull'attenti, dicono signorsì, intingono la penna nel veleno, e via, addosso al demonizzando (e demonizzato).

Questo "racconto" rivela una nozione abbastanza mafiosa della stampa internazionale, e solo oggi ci accorgiamo quanto rispondesse all'idea che Berlusconi ha dei rapporti con i media - dico oggi, quando abbiamo visto che il capo del governo ha chiaramente ordinato al consiglio di amministrazione e al direttore generale della Rai di licenziare giornalisti renitenti, diciamo, ad adularlo.

Ma cerchiamo di essere indulgenti. Forse il complotto denunciato da Berlusconi esisteva ed esiste ancora, ogni corrispondente straniero in Italia è in qualche modo succube della sinistra e attraverso costoro si spingono le loro testate alla demonizzazione.

Si era avanzata addirittura l'idea che se Rutelli, Fassino e D'Alema hanno questo potere sui quotidiani di tutto il mondo, indipendentemente dalla loro posizione politica, allora per sostenere il prestigio internazionale dell'Italia bisognerebbe ridare loro, immediatamente, il governo. Ma si trattava di battute grottesche, almeno quanto era grottesca la spiegazione che Berlusconi dava di questa inspiegabile tendenza straniera a giudicare i suoi atti (che egli ritiene evidentemente insindacabili). Ora è successo di peggio. Qualunque sia la forma in cui certi giudizi sono stati formulati, è emerso chiaramente che Jospin e Chirac, nel corso della loro campagna elettorale, hanno scelto Berlusconi e la situazione italiana come termine negativo di confronto. Vale a dire che, per cercar voti, hanno promesso che non intendono fare quello che fa Berlusconi. Come a dire: «Badate, sono una persona per bene, non farò nel mio paese quello che Berlusconi sta facendo in Italia».

Il procedimento non è inedito. Molti politici hanno condotto le campagne elettorali dicendo che non avrebbero fatto come l'Unione Sovietica, o come Haider, che loro non erano nazisti, o stalinisti, che non avevano ambizioni autoritarie, che non volevano che il loro paese si riducesse al rango di quelli governati da Amin Dada, Duvalier, Saddam Hussein e via dicendo.

Ora che Jospin, socialista, ex trozskista e per giunta protestante scelga Berlusconi come esempio negativo è ovvio, Jospin fa parte (dal punto di vista del Polo) di una internazionale comunista. Ma questa volta a unirsi a questo gioco è stato anche Chirac, forse il rappresentante più tipico (dopo la Thatcher) della destra europea. Chirac dice ai suoi «votate a destra perché noi non faremo come Berlusconi».

A questo punto l'idea che D'Alema, Rutelli e Fassino abbiano alzato la cornetta e suggerito a Chirac di fare il loro gioco non è più sostenibile. Un'idea del genere non verrebbe né a Luttazzi, né al Gabibbo né a quelli Bagaglino. Come si usa oggi dire, non esiste.

Da cui un dubbio, che spero colga anche molti sostenitori del Polo. Non sarà che il nostro presidente fa proprio e sempre tutte le cose che un presidente del Consiglio, di qualsiasi colore, non dovrebbe fare?

Ciascuno di noi, nel proprio ambito, industriale, commerciante o scrittore che sia, fa sempre del proprio meglio perché l'Italia faccia bella figura all'estero. Perché proprio il presidente del Consiglio rema contro?


   

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