Perché persino Chirac ha detto: «Votate per la destra
perché noi non faremo come Berlusconi»? C'è
un solo modo per spiegare questo paradosso
di Umberto Eco
La storia è nota. Sin da
prima delle elezioni alcuni giornali esteri hanno paventato, per
varie ragioni, una vittoria di Berlusconi. Qualcuno si è
lamentato di queste ingerenze straniere, come se l'Italia fosse
trattata da repubblica delle banane, dimenticando che i giornali
italiani sovente pronunciano giudizi sulla politica di altri paesi
e criticano (legittimamente) un candidato alle elezioni in Francia
o Stati Uniti,e si soffermano magari causticamente su scandali che
accadono in paesi amici.
Non si vede perché noi italiani possiamo
fare quello che poi non permetteremmo agli altri di fare.
Finite le elezioni, giornali in varie lingue
hanno stigmatizzato varie iniziative del nostro presidente del consiglio,
dalle imprudenti affermazioni sulla superiorità occidentale
alle diverse leggi che inducevano questi barbari (che parlano lingue
strane e ignote) a sospettare che il nuovo governo perseguisse interessi
privati in atti di ufficio.
Anche in questi casi le reazioni sono state
estremamente irritate, e la linea seguita da Berlusconi e da alcuni
suoi portavoce è stata più o meno la seguente: questi
giornali sono di sinistra, influenzati da uomini della sinistra
italiana che li inducono a scrivere articoli diffamatori contro
il nostro paese.
Si è così profilata l'immagine,
pervicacemente divulgata, di D'Alema o Fassino o Rutelli che alzano
il telefono, chiamano i direttori di giornali magari conservatori
in Spagna, Francia e Gran Bretagna, e li invitano a scrivere articoli
contro l'onorevole Berlusconi. Quelli scattano sull'attenti, dicono
signorsì, intingono la penna nel veleno, e via, addosso al
demonizzando (e demonizzato).
Questo "racconto" rivela una nozione
abbastanza mafiosa della stampa internazionale, e solo oggi ci accorgiamo
quanto rispondesse all'idea che Berlusconi ha dei rapporti con i
media - dico oggi, quando abbiamo visto che il capo del governo
ha chiaramente ordinato al consiglio di amministrazione e al direttore
generale della Rai di licenziare giornalisti renitenti, diciamo,
ad adularlo.
Ma cerchiamo di essere indulgenti. Forse il
complotto denunciato da Berlusconi esisteva ed esiste ancora, ogni
corrispondente straniero in Italia è in qualche modo succube
della sinistra e attraverso costoro si spingono le loro testate
alla demonizzazione.
Si era avanzata addirittura l'idea che se Rutelli,
Fassino e D'Alema hanno questo potere sui quotidiani di tutto il
mondo, indipendentemente dalla loro posizione politica, allora per
sostenere il prestigio internazionale dell'Italia bisognerebbe ridare
loro, immediatamente, il governo. Ma si trattava di battute grottesche,
almeno quanto era grottesca la spiegazione che Berlusconi dava di
questa inspiegabile tendenza straniera a giudicare i suoi atti (che
egli ritiene evidentemente insindacabili). Ora è successo
di peggio. Qualunque sia la forma in cui certi giudizi sono stati
formulati, è emerso chiaramente che Jospin e Chirac, nel
corso della loro campagna elettorale, hanno scelto Berlusconi e
la situazione italiana come termine negativo di confronto. Vale
a dire che, per cercar voti, hanno promesso che non intendono fare
quello che fa Berlusconi. Come a dire: «Badate, sono una persona
per bene, non farò nel mio paese quello che Berlusconi sta
facendo in Italia».
Il procedimento non è inedito. Molti
politici hanno condotto le campagne elettorali dicendo che non avrebbero
fatto come l'Unione Sovietica, o come Haider, che loro non erano
nazisti, o stalinisti, che non avevano ambizioni autoritarie, che
non volevano che il loro paese si riducesse al rango di quelli governati
da Amin Dada, Duvalier, Saddam Hussein e via dicendo.
Ora che Jospin, socialista, ex trozskista e
per giunta protestante scelga Berlusconi come esempio negativo è
ovvio, Jospin fa parte (dal punto di vista del Polo) di una internazionale
comunista. Ma questa volta a unirsi a questo gioco è stato
anche Chirac, forse il rappresentante più tipico (dopo la
Thatcher) della destra europea. Chirac dice ai suoi «votate
a destra perché noi non faremo come Berlusconi».
A questo punto l'idea che D'Alema, Rutelli
e Fassino abbiano alzato la cornetta e suggerito a Chirac di fare
il loro gioco non è più sostenibile. Un'idea del genere
non verrebbe né a Luttazzi, né al Gabibbo né
a quelli Bagaglino. Come si usa oggi dire, non esiste.
Da cui un dubbio, che spero colga anche molti
sostenitori del Polo. Non sarà che il nostro presidente fa
proprio e sempre tutte le cose che un presidente del Consiglio,
di qualsiasi colore, non dovrebbe fare?
Ciascuno di noi, nel proprio ambito, industriale,
commerciante o scrittore che sia, fa sempre del proprio meglio perché
l'Italia faccia bella figura all'estero. Perché proprio il
presidente del Consiglio rema contro?
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