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Il presidente dei Ds chiede al premier di venire
in Parlamento
a riferire sulla crisi e a prendere un'iniziativa a livello europeo
La risposta del Cavaliere: "Una
richiesta ridicola
Si leggano l'Unità per capire in che situazione siamo"
ROMA - Cosa fa l'Italia mentre il terrorismo in Medio Oriente
subisce un crescendo sempre più preoccupante? E' quanto Massimo
D'Alema chiede al governo, sollecitandolo a un'azione più
decisa e invitando il premier, Silvio Berlusconi, a riferire in
Parlamento. Il suo invito, però, viene respinto con decisione,
per usare un eufemismo, da Berlusconi che lo definisce "Ridicolo".
"Ancora questa mattina - ha detto
D'Alema intervenendo alla Camera - aerei ed elicotteri dell'aviazione
israeliana hanno bombardato Gaza e altre città palestinesi.
Sembra davvero che la tragica catena di attentati e di rappresaglie
stia sfociando in un conflitto, in una vera e propria guerra. Noi
sappiamo - ha insistito D'Alema - che ci sono molte responsabilita,
non abbiamo mai nascosto la nostre preoccupazione per la sicurezza
di Israele e abbiamo più volte condannato il terrorismo".
"Io credo - ha soggiunto D'Alema
- che il presidente del Consiglio debba venire al più presto
a discuterne in Parlamento. Non è più tempo per gli
appelli. Io credo che l'Italia debba prendere una iniziativa molto
forte, innanzitutto con i nostri partner europei, perchè
la Ue eserciti un'azione energica nei confronti del governo di Israele.
C'è una sola via d'uscita: il ritiro delle truppe israeliane
dai territori occupati contro le risoluzioni dell'Onu, con una forza
di interposizione che garantisca la sicurezza di Israele e anche
la richiesta ai Paesi arabi di un riconoscimento di Israele, sulla
strada indicata dalla proposta saudita". L'ex segretario dei
Ds ha proposto una conferenza internazionale di pace e ha manifestato
"apprezzamento per le posizioni espresse dal presidente del
Consiglio su questo tema".
La risposta di Berlusconi è stata
raggelante: "E' una richiesta ridicola". Il premier ha
risposto così a una domanda di un giornalista sul tema, a
margine di una conferenza stampa a Palazzo Chigi. "Si leggano
l"Unità - ha aggiunto - Lo vedono tutti in che situazione
siamo". Sandro Bondi, responsabile dei dipartimenti di Forza
Italia, ha censurato D'Alema per aver attribuito, dice, una maggiore
responsabilità a Israele nell'escalation del conflitto con
i palestinesi: "E' un errore affermare che una delle parti
in causa avrebbe maggiori responsabilità perché così
si indebolisce e non si rafforza il ruolo di mediazione dell'Italia
e dell'Europa".
Subito si è aperta la plemica.
Secondo Piero Fassino, segretario dei Ds, "è sconcertante
che il presidente del Consiglio interpreti la parola 'riferire'
come se qualcuno lo volesse mettere sotto accusa perchè un
kamikaze si fa esplodere a Gerusalemme". In Berlusconi c'è
dunque "una dose di ignoranza istituzionale" poiché
"in Parlamento si viene perchè qui si forma la volontà
politica del Paese". Per Luciano Violante, presidente dei deputati
ds, Berlusconi è "inadeguato a rappresentare il Paese".
Lo stesso D'ALema ha replicato: "E'
una delle sue consuete gaffe", una replica "maleducata,
rozza e precipitosa", forse dovuta al fatto che "non ha
capito di che si tratta". D'Alema ha spiegato di avere chiesto
"un dibattito urgente perché mi sembra che la situazione
stia precipitando in modo tragico". La Camera ha detto sì
con una larghissima adesione alla sua proposta di una iniziativa
del governo italiano per una soluzione di pace. "Mi ha fatto
piacere che la mia richiesta sia stata accolta in modo unanime",
ha commentato D'Alema.
E mentre il vicepremier, Gianfranco Fini,
ha sottolineato che "l'escalation non è solo colpa di
Israele", il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, ha invitato
D'Alema ad avere più senso dell'umorismo e ha spiegato che
il premier non va a riferire alla Camera perché non vi sono
nell'azione del governo quegli "elementi di novità"
che giustificherebbero un dibattito parlamentare. Ma il Cavaliere,
assicura il suo portavoce, "nutre un rispetto profondo, quasi
sacrale per il Parlamento".
(6 marzo 2002, La
Repubblica)
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