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(da la repubblica del 6 marzo 2002)




 
D'Alema-Berlusconi: scontro sul Medio Oriente

 

 

 

Il presidente dei Ds chiede al premier di venire in Parlamento
a riferire sulla crisi e a prendere un'iniziativa a livello europeo

La risposta del Cavaliere: "Una richiesta ridicola
Si leggano l'Unità per capire in che situazione siamo"

ROMA - Cosa fa l'Italia mentre il terrorismo in Medio Oriente subisce un crescendo sempre più preoccupante? E' quanto Massimo D'Alema chiede al governo, sollecitandolo a un'azione più decisa e invitando il premier, Silvio Berlusconi, a riferire in Parlamento. Il suo invito, però, viene respinto con decisione, per usare un eufemismo, da Berlusconi che lo definisce "Ridicolo".

"Ancora questa mattina - ha detto D'Alema intervenendo alla Camera - aerei ed elicotteri dell'aviazione israeliana hanno bombardato Gaza e altre città palestinesi. Sembra davvero che la tragica catena di attentati e di rappresaglie stia sfociando in un conflitto, in una vera e propria guerra. Noi sappiamo - ha insistito D'Alema - che ci sono molte responsabilita, non abbiamo mai nascosto la nostre preoccupazione per la sicurezza di Israele e abbiamo più volte condannato il terrorismo".

"Io credo - ha soggiunto D'Alema - che il presidente del Consiglio debba venire al più presto a discuterne in Parlamento. Non è più tempo per gli appelli. Io credo che l'Italia debba prendere una iniziativa molto forte, innanzitutto con i nostri partner europei, perchè la Ue eserciti un'azione energica nei confronti del governo di Israele. C'è una sola via d'uscita: il ritiro delle truppe israeliane dai territori occupati contro le risoluzioni dell'Onu, con una forza di interposizione che garantisca la sicurezza di Israele e anche la richiesta ai Paesi arabi di un riconoscimento di Israele, sulla strada indicata dalla proposta saudita". L'ex segretario dei Ds ha proposto una conferenza internazionale di pace e ha manifestato "apprezzamento per le posizioni espresse dal presidente del Consiglio su questo tema".

La risposta di Berlusconi è stata raggelante: "E' una richiesta ridicola". Il premier ha risposto così a una domanda di un giornalista sul tema, a margine di una conferenza stampa a Palazzo Chigi. "Si leggano l"Unità - ha aggiunto - Lo vedono tutti in che situazione siamo". Sandro Bondi, responsabile dei dipartimenti di Forza Italia, ha censurato D'Alema per aver attribuito, dice, una maggiore responsabilità a Israele nell'escalation del conflitto con i palestinesi: "E' un errore affermare che una delle parti in causa avrebbe maggiori responsabilità perché così si indebolisce e non si rafforza il ruolo di mediazione dell'Italia e dell'Europa".

Subito si è aperta la plemica. Secondo Piero Fassino, segretario dei Ds, "è sconcertante che il presidente del Consiglio interpreti la parola 'riferire' come se qualcuno lo volesse mettere sotto accusa perchè un kamikaze si fa esplodere a Gerusalemme". In Berlusconi c'è dunque "una dose di ignoranza istituzionale" poiché "in Parlamento si viene perchè qui si forma la volontà politica del Paese". Per Luciano Violante, presidente dei deputati ds, Berlusconi è "inadeguato a rappresentare il Paese".

Lo stesso D'ALema ha replicato: "E' una delle sue consuete gaffe", una replica "maleducata, rozza e precipitosa", forse dovuta al fatto che "non ha capito di che si tratta". D'Alema ha spiegato di avere chiesto "un dibattito urgente perché mi sembra che la situazione stia precipitando in modo tragico". La Camera ha detto sì con una larghissima adesione alla sua proposta di una iniziativa del governo italiano per una soluzione di pace. "Mi ha fatto piacere che la mia richiesta sia stata accolta in modo unanime", ha commentato D'Alema.

E mentre il vicepremier, Gianfranco Fini, ha sottolineato che "l'escalation non è solo colpa di Israele", il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, ha invitato D'Alema ad avere più senso dell'umorismo e ha spiegato che il premier non va a riferire alla Camera perché non vi sono nell'azione del governo quegli "elementi di novità" che giustificherebbero un dibattito parlamentare. Ma il Cavaliere, assicura il suo portavoce, "nutre un rispetto profondo, quasi sacrale per il Parlamento".

(6 marzo 2002, La Repubblica)

   

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