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(da l'Unità del febbraio 2002)




 
Svizzera, una frustata al nostro governo

 

 

 

di Elio Veltri, l'Unità - febbraio 2002

Il governo svizzero, com'era prevedibile e annunciato, non ha firmato l'accordo sulle rogatorie e sulla cooperazione giudiziaria più in generale. Dopo le proteste di tutta la stampa internazionale e di alcuni governi, non direttamente interessati, la bocciatura dell'Unione europea, nella sua duplice veste di commissione e parlamento, ora arriva quella del governo direttamente interessato all'accordo. Si tratta di uno schiaffo, anzi di una frustata, al governo italiano, che non lascia adito a dubbi. Ma forse era proprio quello che volevano il capo del governo e i suoi sodali, i quali quando sentono parlare di rogatorie sudano freddo.

La decisione del governo svizzero, d'altronde, era annunciata da tempo. Appena approvata la legge dal Parlamento, la giovane ministra della giustizia, Ruth Metzier, aveva chiesto spiegazioni e aveva lasciato intendere, visibilmente irritata, che il suo governo avrebbe potuto bocciare il testo, perché era diverso da quello a suo tempo concordato, dopo trattative durate due anni. Successivamente, l'incontro tra i tecnici dei due governi, presentato dal nostro ministro della giustizia come una passeggiata nella quale tutto era filato liscio, lasciava presagire poco di buono, perché i tecnici svizzeri che hanno partecipato all'incontro, hanno gelato il nostro ministro della giustizia e i suoi tecnici che avevano dato tutto per risolto. Anche i direttore generale del ministero della giustizia della confederazione aveva risposto alla lettera dei magistrati della procura di Milano affermando che in 20 anni di onorato servizio non gli era mai capitato che gli fosse chiesto se i documenti erano autentici e si era indignato perché il nostro governo aveva diffidato dei comportamenti del governo svizzero.

Per la Svizzera d'altronde, l'accordo segnava una svolta, attesa da tempo da tutti i governi democratici i cui componenti sono persone per bene. Per la prima volta nella storia della Confederazione, l'accordo prevedeva la possibilità di fare luce sui depositi di denaro di ogni tipo proveniente da tutte le parti del mondo.
Con l'approvazione della legge sulle rogatorie, la volontà politica del governo svizzero e la spinta alla cooperazione internazionale, che si è determinata dopo i fatti dell'11 Settembre, sono state vanificate. Cosi, mentre in tutto il mondo, i governi hanno cercato di apprestare strumenti idonei per prosciugare i depositi di denaro sporco del terrorismo e della criminalità organizzata, il governo italiano è andato nella direzione opposta.

E tenuto conto che il governo svizzero aveva anticipato comportamenti che faticosamente si vanno affermando nella comunità internazionale, la delusione non può che essere stata ancora più cocente. Alla decisione di non firmare, infine, ha certo concorso l'approvazione del disegno di legge del governo sulla cooperazione giudiziaria europea, approvato il 25 gennaio 2002, ancora bloccato e indisponibile presso l'archivio della Camera, del quale però si conoscono i contenuti e che i giornalisti hanno battezzato rogatorie bis.

Chi si era illuso che la campagna di stampa internazionale e le rimostranze di molti governi inducessero Berlusconi a rivedere le posizioni per rendere più agevole la cooperazione europea, è rimasto deluso.
La proposta del governo, infatti, è una fotocopia della legge già approvata e costituirà un bastone negli ingranaggi della cooperazione giudiziaria europea per reati quali terrorismo, associazione mafiosa, contrabbando internazionale, pedofilia ecc. Il nostro presidente del consiglio rischia di diventare una sorta di vigilato speciale e anche se fa le corna e si toglie le scarpe nei vertici internazionali per familiarizzare, raccoglie solo figuracce. Le agenzie del 27 Novembre 2001 battevano questo commento :" Il presidente Berlusconi ha ottenuto per l'imputato Berlusconi che siano escluse le rogatorie su cui poggia il processo Berlusconi in base alla legge del governo Berlusconi".Per fortuna le convenzioni internazionali e la divisione dei poteri, finché esiste, finora hanno evitato il peggio. L'intervento del Presidente della Corte Costituzionale, il quale ha ribadito che la magistratura ha il dovere di interpretare le leggi, è un altro schiaffo al governo e dovrebbe indurre i suoi componenti più ragionevoli e non coinvolti in affari giudiziari, a riflettere seriamente nell'interesse del paese. In caso contrario, la bocciatura svizzera e la prossima legge sulla cooperazione europea, nonostante gli sforzi del capo del governo, il quale vuole fare il ministro degli esteri anche per tentare di tranquillizzare i partner europei, faranno il giro del mondo con ulteriore grave danno per l'immagine dell'Italia.

Al punto in cui si è giunti è urgente che l'Ulivo e le Associazioni si incontrino per nominare un comitato largamente rappresentativo e far partire davvero la macchina del referendum abrogativo.

 

   

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