scrivici
mailing list
guestbook
links
aiutaci
info
ringraziamenti
 
torna indietro
 

articolo tratto da Repubblica dell'11 aprile 2001


 

 

 








 
Quelle domande scomode rivolte a Silvio Berlusconi

 

 

 

di Ezio Mauro

Mi auguro che molti italiani abbiano potuto seguire l'altra sera in televisione Silvio Berlusconi nel salotto di Bruno Vespa a "Porta a Porta". Il leader di Forza Italia si è detto certo di vincere le elezioni, ha dichiarato falsi i sondaggi che danno in risalita il centrosinistra, ha bocciato Rutelli come uno "che non ha fatto nulla", ha annunciato che costruirà ponti e scaverà trafori, e come clou ha rivelato il nome misterioso di un ministro telematico. Poi, ha attaccato "Repubblica". Le cose che il nostro giornale ha scritto su All Iberian e sulla galassia off-shore della Fininvest, secondo Berlusconi, "sono assolute falsità". Non solo: poiché i cittadini italiani sono "avveduti", tutte le volte che si scrivono queste cose "il consenso elettorale per la nostra parte politica aumenta e in particolare aumenta l'apprezzamento per Silvio Berlusconi". Sarà per questo che il Cavaliere, pur agitandosi molto nell'affrontare l'argomento, sorrideva.

Poiché nessuno di noi era in trasmissione e dunque non abbiamo potuto replicare in diretta all'indisturbato Berlusconi, e poiché nessuno dei presenti ha sentito il dovere di ricordargli che il compito del giornalismo in un Paese civile è quello di pubblicare le carte che l'opinione pubblica deve conoscere e formulare le domande che l'opinione pubblica vorrebbe rivolgere al Potere, vorrei provare a discutere pacatamente di tutto questo. Spiegando al Cavaliere perché ha sbagliato indirizzo, e perché questa inchiesta di D'Avanzo, Bonini e Fedrizzi (che firmano anche l'inchiesta sullo scandalo Telekom Serbia, molto scomoda per il governo dell'Ulivo) non si può liquidare sostenendo che "è soltanto un mezzo per gettare fango sul competitor durante le campagne elettorali".

Proviamo a mettere in ordine i fatti, lasciando da parte il fango. Venerdì 6 aprile il "Corriere della Sera" annuncia in prima pagina che riparte il caso All Iberian, cioè l'indagine giudiziaria sui presunti conti esteri della Fininvest. All'interno, il giornale scrive che sono in corso "accertamenti su 40 miliardi", spiega che secondo gli inquirenti "la somma è stata ritirata in contanti nella primavera del '94" e rivela che "sono 64 le società estere al centro dell'inchiesta": società che secondo la procura di Milano "appartenevano al Fininvest group B very discreet, cioè al presunto comparto estero riservato della Fininvest". Fin qui il 'Corriere', che dà la notizia ma non cita documenti. Il giorno dopo, ecco il documento. I giornalisti di 'Repubblica' entrano in possesso delle 800 pagine della relazione di consulenza della società internazionale di revisione che è stata chiamata dalla Procura di Milano a svolgere una perizia su sette anni di bilanci di quella galassia societaria che semplificando tutti chiamano All Iberian. Dunque, attenzione. Non si tratta di una requisitoria, o di un'ipotesi di accusa formulata da qualche magistrato. E' un'analisi tecnico-contabile condotta in due anni e mezzo di lavoro dalla Kpmg, un 'perito' che in realtà è un gigante dell'accounting, un gruppo con 130 anni di vita, operativo in 155 Paesi, con un fatturato di 27 mila miliardi di lire e 100 mila professionisti al lavoro. La perizia fa parte dell'inchiesta penale di Milano per un sospetto falso in bilancio del gruppo Fininvest per 1550 miliardi. Ma è un documento tecnico che al di là delle possibili ricadute giudiziarie ha un suo interesse oggettivo, perché per la prima volta fa luce sul presunto comparto segreto della Fininvest. Lasciamo stare le ipotesi penali, che fanno parte della vicenda giudiziaria, sono tutte da dimostrare e devono passare al vaglio di un giudizio. Ma i segreti della Fininvest, se esistono e se sono documentati da una società internazionale che per mestiere analizza i bilanci, sono evidentemente e immediatamente rilevanti per la figura politica di Silvio Berlusconi, che concorre alla guida del Paese e che come ogni candidato deve rispondere a una domanda di trasparenza.

'Repubblica' si è limitata a far parlare le carte della Kpmg, ritenendole di indubbio interesse pubblico, visto anche il mistero che ha sempre circondato questa strana galassia di società senza volto, senza padrone, senza missione, che il 'Corriere' aveva attribuito al "group B very discreet della Fininvest". E' davvero così, c'è una sorta di Fininvest parallela segreta e nascosta? E perché queste società sono definite "very discreet"? A chi fanno capo, come operano, per conto di chi, per fare che cosa? Il vertice Fininvest illuminato dal sole lo sa? E lo sa il fondatore dell'impero? E infine, e sommessamente: sarà o no tutto questo rilevante per l'opinione pubblica italiana, soprattutto quando l'immagine imprenditorial-finanziaria della Fininvest e quella mediatico-politica di Berlusconi si fondono nella campagna elettorale? In realtà, la Kpmg risponde a molte di queste domande. Il gruppo B, spiega, è un'espressione utilizzata per differenziare le società del gruppo A da quelle "pur controllate nello stesso modo dalla Fininvest che non dovevano apparire come società del gruppo per essere tenute fuori dal bilancio consolidato". Very discreet, dunque, quelle società, "perché il collegamento con il gruppo Fininvest doveva rimanere segreto". Secondo Kpmg, le società off-shore (cioè "al largo", perché nascoste in Stati fiscalmente impenetrabili) sono 64, divise su tre livelli, distribuite tra Isole Vergini, Jersey, Bahamas, Guernsey e altre località del genere. Il fatto singolare, secondo il documento di perizia, è che tutte le società sono "prive di organizzazione propria e di dipendenti"; i loro organi amministrativi "sono formali"; la gestione "spetta ad altri e non a chi figura nei registri ufficiali delle società"; questa gestione - certifica la perizia - "è a cura di amministratori e personale del gruppo Fininvest". I beneficial owner sono "amministratori, dirigenti, consulenti o società del gruppo Fininvest". E il finanziamento "dipende quasi esclusivamente dalla Fininvest". E' un quadro sconcertante dal punto di vista della trasparenza, o da qualunque altro punto di vista lo si consideri. Dice in sostanza Kpmg: Fininvest si muove su due livelli societari, uno noto e uno nascosto; il livello nascosto deve rimanere segreto, ha organi dirigenti fittizi, fa capo a veri uomini Fininvest del primo livello. E tutto ciò, per fare che cosa? Il documento Kpmg è chiaro: "per alterare la rappresentazione della situazione economica, finanziaria e patrimoniale nel bilancio consolidato Fininvest", attraverso otto compiti specifici assegnati al comparto riservato: controllare "per interposta persona" quote di partecipazione in emittenti tv "che le normative non avrebbero permesso"; "alterare" la rappresentazione del bilancio Fininvest; detenere quote di società "senza informare la Consob e le società partecipate"; detenere quote di società non quotate "tramite interposta persona"; erogare finanziamenti "tramite terzi"; effettuare "pagamenti riservati" a terzi; "intermediare" tra società del gruppo Fininvest l'acquisizione di diritti televisivi; "ricevere fondi da terzi per il finanziamento di operazioni effettuate da Fininvest per conto di terzi". Tutto questo, operando principalmente nei settori della televisione, della grande distribuzione e dell'editoria. Fin qui il documento della Kpmg, a cui abbiamo lasciato la parola.

E' molto probabile che alcuni elementi rivelati dalla perizia dei consulenti internazionali configurino ipotesi di reato, come balza agli occhi leggendo le carte. Ma paradossalmente, non è questo il punto. Dentro l'eterna partita penale tra il Cavaliere e la giustizia, su cui non vogliamo soffermarci, per la prima volta è venuta in chiaro una immagine imprenditoriale, economica, finanziaria che chiede di essere esaminata, discussa e vagliata nel corso di questa campagna elettorale. Perché, come ha detto ieri Giuliano Amato, non è giusto agitare requisitorie senza il vaglio dei giudici e delle sentenze, ma è sacrosanto discutere la questione delle proprietà e degli interessi di chi si candida al governo, senza che questo significhi demonizzazione. Berlusconi ha sicuramente il diritto e a mio parere ha anche il dovere di spiegare il caso, rispondendo quanto prima alle domande di merito e di sostanza che nascono dal documento Kpmg, e che Giuseppe D'Avanzo gli ha rivolto dalle pagine di 'Repubblica' fin da sabato scorso. Nel silenzio del Cavaliere ha parlato la Fininvest, con comunicati notturni alla fine di giornate si suppone laboriose: ha annunciato querele, ma non ha chiarito. Si possono certo querelare le società che per mestiere analizzano i bilanci, se dicono cose scomode. Ma poi, bisogna trovare il modo di spiegare quelle cose, in qualche modo. Non è la Fininvest che può chiarire: anzi, questa volta Silvio Berlusconi dovrebbe distinguersi dalla sua azienda. Il Cavaliere sa che l'avventura politica lo espone al giudizio della trasparenza, davanti ai cittadini. Ci sono domande che non sono giudiziarie, tantomeno penali, neppure contabili: soltanto di buon senso. Perché questi segreti, e questi misteri? Sono veri? Perché questo traffico riservato e nascosto? Perché questo muoversi nell'ombra? Perché tutto ciò, nel 2001, a Milano, Europa? Il vero nucleo politico, ma prima ancora culturale, della questione, sta qui. Perché l'imprenditorialità, l'efficienza, l'homo faber, la costruzione dell'impero - in una parola 'i soldi' - sono il corpo mistico dell'ideologia berlusconiana. Garanzia di successo e promessa di sviluppo insieme, questo misto di populismo e modernismo, di ricchezza vigorosa e di intrapresa sbrigativa (i soldi, potremmo dire, come garanzia della politica) è il vero messaggio politico subliminale del leader della destra italiana. Bene, allora domandiamoci qual è l'immagine di imprenditorialità, di managerialità, di modernità che emerge dal rapporto Kpmg. O è tutto falso, un abbaglio, oppure è tutto preoccupante: tutto molto poco europeo, affatto trasparente, per nulla moderno. Un quadro da prima repubblica, una republichetta degli affari, e anche degli affari riservati. Persino il capitalismo italiano è un'altra cosa. Ecco perché è giusto chiedere a Berlusconi di spiegare pacatamente tutto questo, un mistero finanziario primitivo e scandaloso. Com'è scandaloso il silenzio che lo circonda.


  articolo tratto da "la repubblica" dell'11 aprile 2001

motore di ricerca italiano

 

 

 

informazioni scrivici! torna all'home page torna indietro