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Altra
intervista di Berlusconi: "Non mi dimetto anche se condannato
e vendo due reti Rai" |
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La politica con le interviste. L'altro giorno
su Le Figaro, l'attacco ai giudici e alla Rai. Oggi un'altra lunga
intervista, stavolta d un settimanale, Le Point, sempre francese.
I temi? Neanche a dirlo: giustizia e televisioni. Tutto già
sentito, tutto già letto. Con l'aggiunta che il premier, parlando
del processo Sme-Ariosto, dice che una condanna non è possibile
"perchè le accuse si basano sul nulla... e anche se fossi
condannato non darei le dimissioni".
Il tutto annegato in una lunga serie di frasi fatte. Come quelle sull'Europa:
"Gli italiani hanno una vera religione dell'Europa. Perciò
non riesco a capire come si possa pensare che l'Italia e il presidente
del Consiglio siano freddi o addirittura contro l'Europa. Sono favorevole
all'allargamento dell'Unione europea o più esattamente a ciò
che chiamerei la riunificazione dell'Europa".
Ma è solo un intervallo. A Berlusconi preme soprattutto parlare
delle tv. Ed infatti sono queste le risposte su cui si dilunga di
più: "Le mie ricette per la Rai? Una delle tre reti deve
restare pubblica e non deve avere una gestione di parte. Le altre
due saranno privatizzate quando si sarà rimesso ordine nei
loro bilanci, ora è impossibile metterle sul mercato. Sarebbe
una svendita". Vendere ma a chi? Lui - "e gli italiani",
aggiunge - non si opporrebbero all'acquisto da parte di Rupert Murdoch.
Comnunque, aggiunge, la vendita sarà effettuata applicando
"le leggi europee sulle gare d'appalto".
Poi, dice la sua su Mediaset e sul conflitto di interessi. Berlusconi
sostiene di non aver venduto Mediaset perchè i suoi figli non
hanno voluto e spiega. "Da quando ho abbandonato la direzione
del gruppo non ho telefonato una sola volta ai dirigenti, per evitare
ogni conflitto di interesse. E quando c'è stato un rischio
di ambiguità ho sempre agito contro gli interessi del mio gruppo
in modo che le cose fossero chiare. Ho dovuto così rinunciare
alla tv a pagamento, a giornali, ho dovuto vendere una catena di grandi
magazzini. La Fininvest non è uno strumento di propaganda".
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tratto da "l'Unità"
del 31 gennaio 2002 |
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