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Gli interessi italiani, gli interessi
europei e gli interessi di Berlusconi. Massimo D'Alema, presidente
dei diesse, fa il punto sul dibattito il giorno dopo le comunicazioni
del premier alla Camera.
D'Alema critica con durezza il discorso tenuto dal presidente del
Consiglio: con le sue parole - sostiene "si è incrinata
quell'unità del paese nella scelta europeista che ha rappresentato
per tanti anni un punto di coesione al di sopra delle divisioni
politiche". Nel dettaglio: è "una totale invenzione
la contrapposizione tra interessi nazionali e unità europe".
Invenzione che serve a mascherare il vero obiettivo di Berlusconi:
la difesa del proprio interesse. Dopo aver definito «clamoroso»
il fatto che il premier abbia definito la vicenda delle dimissioni
del ministro degli Esteri una «febbriciattola mediatica»
attacca: «Ieri abbiamo assistito ad un atteggiamento di disprezzo
verso il Paese e il Parlamento da parte di un uomo che si pretende
al di sopra del giudizio politico e del giudizio dei giudici che
ha una idea di sè incompatibile con le regole di una democrazia
moderna dove tutti sono sottoposti al giudizio di tutti".
E allora?
"Allora diciamo le cose come stanno: Berlusconi è preoccupato
per uno spazio giuridico europeo che possa mettere in discussione
il diritto all'impunità ai potenti del nostro paese. Ma,
in questo caso, non è l'interesse nazionale ad essere minacciato
ma l'interesse personale di Berlusconi".
Qualcuno fra gli ascoltatori - D'Alema stava dicendo queste cose
ai microfoni di Radio Anch'io - ha fatto notare al presidente dei
diesse che allora, queste sue affermazioni, significavano anche
un'adesione alla denuncia fatta da Borrelli. D'Alema ha risposto
innanzitutto sul metodo scelto dal procuratore generale. "Non
ho apprezzato i toni del suo discorso in occasione all'apertura
dell'anno giudiziario e penso che questa sua reazione alle aggressioni
fornisca purtroppo argomentazioni a Berlusconi". Il presidente
Ds ha definito anche "più interessanti" le posizioni
di D'Ambrosio.
Perché? "Perchè resto convinto che la magistratura
debba avere sempre un tono diverso nel dialogo tra le istituzioni".
Detto questo però - ha proseguito D'Alema - non "possiamo
scambiare le responsabilità dell'aggredito con quelle dell'aggressore.
La magistratura è stata aggredita dal governo, si vogliono
impedire i processi e poi questa idea che l'aver avuto i voti dei
cittadini ponga al di sopra della legge è un idea incompatibile
con una grande democrazia. In questo campo
sono necessarie riforme che soprattutto puntino a processi più
rapidi".
Ed ancora: "Non sono giustizialista ma Tangentopoli non fu
un complotto, e tuttavia vi furono eccessi che io criticai fin da
allora. Detto questo credo che in un paese civile nessuno possa
porsi al di sopra della legge". Berlusconi, insomma, "non
è indagato in quanto uomo politico. Nel caso dello Sme si
tratterebbe della corruzione di magistrati, reato particolarmente
odioso. Quindi non si tratta di un processo politico: cosa c'entra
la politica in tutto questo?". E se il processo riuscisse ad
andare avanti e il premier fosse condannato? "In Italia c'è
una legge che dice che un amministratore pubblico condannato per
reato di corruzione non può svolgere il suo mandato".
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