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di Bernard Comment (Le Monde)
LItalia è l'ospite d'onore del
prossimo Salone del Libro di Parigi. Da nove mesi a questa parte,
il governo di Silvio Berlusconi moltiplica i segnali di una pericolosa
deriva antidemocratica e di un ostentato disprezzo della cultura.
Ebbene, va detto e precisato ai nostri amici scrittori italiani
inseriti nella lista ufficiale dei 61 autori invitati, che la loro
presenza sarà coperta solo per il 50% dall'Italia, in particolare
dal sottosegretariato ai Beni culturali di Vittorio Sgarbi e dal
ministero degli Affari esteri di Silvio Berlusconi. Di fronte a
questa realtà, alcuni autori hanno immediatamente scelto
la strada del rifiuto o hanno preferito venire a loro spese.
Catherine Tasca (ministro della Cultura del governo Jospin, n.d.t.)
ha dichiarato che non desiderava venirsi a trovare accanto a Berlusconi
nel corso dell'inaugurazione. Quest'ultimo ha reagito sdegnosamente,
facendo sapere di non essere a conoscenza dell'esistenza della Signora
Tasca. Una persona che, come lui, non ha mai potuto dare vere e
proprie spiegazioni sull'origine della sua fortuna è necessariamente
un po' in difficoltà con la memoria: gli sarà quindi
senza dubbio sfuggito di aver ufficialmente incontrato Catherine
Tasca all'epoca del lancio di «La Cinq».
Il Signor Berlusconi ha quindi una memoria
debole. Noi invece abbiamo buona memoria. Ricordiamo che è
stato condannato per falsa testimonianza a proposito della sua iscrizione
alla Loggia P2 (reato prescritto da un'amnistia del 1989); che è
stato condannato in prima istanza a due anni e nove mesi di reclusione
per tangenti alla Guardia di Finanza, prima di beneficiare in una
prescrizione in appello; che fu condannato a due anni e quattro
mesi di prigione per finanziamento illegale di partito politico,
prima di beneficiare di una prescrizione in appello e poi in cassazione;
che fu condannato a un anno e quattro mesi di prigione per falso
in bilancio prima di beneficiare di una prescrizione del reato in
appello.
Egli è ancora coinvolto in diversi processi
attualmente in fase di appello o ancora in corso in Italia, ed è
accusato di frode fiscale in Spagna. Aggiungerei che il Signor Berlusconi
non ha mai intentato causa agli autori del libro «L'odore
dei soldi», Elio Veltri e Marco Travaglio: un documento con
affermazioni schiaccianti, in cui il fantasma della mafia è
onnipresente
Berlusconi ha fatto sapere che non sarà
presente all'inaugurazione del Salone del libro, in quanto occupato
altrove. Allora, si volta pagina? No, dato che il suo sostituto
sarà Vittorio Sgarbi. Anche qui ricordiamo che Vittorio Sgarbi,
autore di alcune clamorose dichiarazioni durante questi ultimi mesi
(tra cui «l'arte escremenziale» a proposito di un centro
di arte contemporanea
), fu condannato nel 1996 a sei mesi
e dieci giorni di reclusione per truffa aggravata e produzione di
documenti falsi. Del resto, egli ha accumulato tante condanne per
diffamazione, in particolare contro magistrati (ha dato dell'assassino
al giudice Di Pietro e al pool Mani Pulite di Milano), che deve
la sua attuale libertà unicamente all'immunità parlamentare
di cui gode. Il Signor Eyrolles, lo zelante Presidente del Sindacato
nazionale dell'editoria (SNE) esprimerà anche a lui il «suo
spirito di amicizia e di complicità»?
Per quanto riguarda l'idea secondo cui non
bisogna confondere i libri e la politica, si tratta di una vera
e propria idiozia che la storia ha spesso smentito. Il potere simbolico
in gioco nell'editoria allontana immediatamente qualsiasi forma
di innocenza. Non vi è quindi il rischio che alcuni degli
autori invitati diventino veri e propri alibi? Durante la conferenza
di presentazione, Sgarbi non si è fatto sfuggire l'occasione
per parlare di «lista di sinistra» come prova di apertura
di spirito.
L'Italia sta dando lo spettacolo di un deterioramento
della democrazia ad opera dell'affarismo. In nove mesi di esercizio
del potere il governo Berlusconi ha posto come priorità la
difesa della situazione del suo "padrone" in un conflitto
di interessi che è andato via via aggravandosi. Già
proprietario delle tre principali reti televisive private, Berlusconi,
da perfetto Tartufo, ha annunciato la sua intenzione di privatizzare
due delle tre reti pubbliche della Rai, ma a condizione che i loro
conti siano risanati, cosa alla quale lui stesso fa ostruzione.
L'obiettivo è chiaro: mantenere la Rai in uno stato di concorrenza
controllata, per non dire indebolita, sul mercato pubblicitario.
Tra le leggi che Berlusconi ha fatto adottare
di gran carriera alcune gli consentiranno di sfuggire alla giustizia:
si tratta della depenalizzazione del falso in bilancio (il reato
non è più punibile con la prigione, e il periodo di
prescrizione è stato ridotto a sua misura
). E le cose
sono ancora più chiare con la legge sulle rogatorie: autentica
di ogni pezzo di carta con un timbro, esigenza di documentazione
originale (cosa impossibile quando si ha a che fare con delle contabilità
su supporto informatico), rigida conformazione al codice di procedura
italiano, in assenza della quale tutto il fascicolo può essere
invalidato, e tutto ciò con effetto retroattivo: si tratta
di pseudo-difese pignole del diritto del cittadino, che offrono
di fatto la possibilità tecnica di annullare dei fascicoli
compromettenti per lo stesso Berlusconi. Come non ricordare l'Ubu
Re di Alfred Jarry (scrittore francese 1873-1907, n.d.t.) e la sua
battuta: «Sbrigatevi, più veloci, voglio fare delle
leggi adesso. Voglio prima di tutto riformare la giustizia, poi
ci occuperemo delle finanze».
E parliamone delle finanze: detassazione dell'eredità
delle grandi fortune (beneficio stimato per la famiglia Berlusconi:
diverse centinaia di milioni di Euro); autorizzazione al rientro
dei capitali esportati illegalmente senza doverne giustificare la
provenienza, con la ridicola tassazione del 2,5%, avendo in cambio
la garanzia di non avere alcun controllo fiscale su questi capitali
per cinque anni. Nel momento in cui gli sforzi internazionali si
concentrano sulle reti finanziarie del terrorismo, c'è di
che rimanere senza parole.
E aggiungiamo poi: la drastica riduzione della
protezione per i giudici anti-mafia di Palermo ma anche di Milano,
per alcuni giudici al centro dei processi contro Berlusconi e alcuni
suoi stretti collaboratori; una dichiarazione clamorosa del Ministro
delle infrastrutture Pietro Lunardi "i clan mafiosi esisteranno
sempre, dovremo convivere con questa realtà". E soprattutto
un lavorìo quotidiano, attraverso la stampa o la televisione,
tendente a delegittimare il mondo della giustizia e della cultura,
sia con attacchi diretti, che con una teoria ossessiva del complotto,
oppure con un esplicito disprezzo e la non considerazione di qualsiasi
forma di competenza (vedi ad esempio la sostituzione del Direttore
della Scuola nazionale del Cinema, Lino Micciché con Francesco
Alberoni, autore di libri di successo sulla sociologia dell'amore
).
Questo regime di bugie, di deformazione e di
disinformazione, di aggiustamenti a fini privati rappresenta una
vera e propria minaccia per l'Europa. Sembra che non si tratti di
vero e proprio fascismo. Non importa: non è certamente democrazia.
La separazione dei poteri viene ogni giorno messa in discussione,
l'informazione è ampiamente confiscata, la storia viene sottoposta
a revisione. Vengono intitolate strade e targhe commemorative a
Mussolini, si moltiplicano le manifestazioni in onore della Repubblica
di Salò. L'incubo è diventato realtà.
Numerosi sono gli italiani che si aspettano
un aiuto dall'Europa, e in particolare dalla Francia, dai suoi scrittori,
dai suoi intellettuali. Il Salone del Libro è una buona occasione
per manifestare questo aiuto. Ci si aspetta che gli editori diano
prova di chiarezza: in fin dei conti, perché non invitano
i loro autori a spese della loro casa editrice? Ci si aspetta anche
una reazione da parte dei politici. Perché l'"esternazione"
di Catherine Tasca non è più solo un segno di coraggio,
ma un appello al risveglio di un'Europa che sembra sprofondare nello
spirito di Monaco
Il 28 novembre scorso, a Périgueux,
in occasione di un vertice franco-italiano, Jacques Chirac ha dichiarato:
"L'Italia è una grande democrazia, fonte di ispirazione
in Europa: l'Italia e la Francia hanno, con tutta evidenza, una
medesima visione degli affari". Non sembra che sia stata misurata
tutta l'ambiguità di una formulazione di quel genere.
Questo articolo di Bernard Comment, scrittore
e saggista francese, è uscito il 15 marzo in Francia su «Le
Monde».
Traduzione di Silvana Mazzoni
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