|
Approvato l'articolo 2 della legge sul conflitto
di interessi:
prevede la non incompatibilità fra proprietà e cariche
di governo
Al mattino parla Violante, si scatena la bagarre
Domani votazione finale, l'Ulivo non sarà in aula
ROMA - "Vergogna, vergogna", con queste urla i deputati
del centrosinistra e di Rifondazione comunista hanno accolto l'approvazione
dell'articolo 2 del disegno di legge sul conflitto di interessi, quello
detto "salva Berlusconi" visto che prevede che la "mera
proprietà di un'impresa" non costituisce titolo di impedimento
alle cariche di governo. L'opposizione ha urlato tutta la sua indignazione
e Casini ha dovuto sospendere la seduta.
E questo è stato solo l'ultimo atto
di un confronto infuocato che si è svolto nell'aula di Montecitorio,
già in mattinata, dopo l'intervento del capogruppo dei Ds
Luciano Violante si era sfiorata la rissa mentre tutti gli intervenuti,
a partire da Massimo D'Alema avevano usato toni durissimi. Un confronto
scontro che terminerà domani quando la Camera finirà
di votare la legge. Ma domani l'Ulivo non sarà in aula.
L'intervento più atteso, quello di Massimo
D'Alema, è stato seguito in silenzio dall'aula. Il segretario
Ds ha additato alla maggioranza "l'errore di cui non vedete
le conseguenze" e ammonito sui rischi di una legge che impedisce
il conflitto a tutti meno che al capo del governo e sul pericolo
di "lacerare profondamente la coscienza civile del Paese. Questa
- ha proseguito - è una legge sbagliata, che avvelena il
clima politico e crea un danno profondo, lacera la coscienza civile
del Paese. E quando si compiono operazioni di questo tipo si deve
sapere che poi ricucire è opera assai complessa. In nessun
Paese democratico del mondo la logica della alternanza politica
si traduce nell'appropriazione delle regole che determinano la politica
istituzionale. Questo significa dare alla dialettica politica caratteristiche
di scontro".
D'Alema ha parlato anche a chi lo critica da
sinistra: "Siamo stati messi sotto accusa per aver ostinatamente
ricercato una intesa con la parte avversa - ha detto - Noi, all'indomani
della vittoria alle elezioni, non abbiamo voluto dire che avevamo
vinto e che quindi disponevamo delle regole. Resto convinto che
chi vince, governa, ma le regole della democrazia devono restare
comuni. Questo è un principio che non si può piegare
ad alcuna convenienza". La chiusa del discorso di D'Alema è
stata applaudita da tutto l'Ulivo.
In mattinata la discussione aveva raggiunto
subito toni molto accesi. "L'articolo 2 è il cuore malato
di questa legge", ha attaccato Franco Monaco della Margherita.
"Avete solo vinto una campagna elettorale, non vi siete comprati
l'Italia", ha ricordato il diessino Carlo Leoni. Secondo Elettra
Deiana (Prc) l'articolo 2 è "una regressione neo-assolutista
del sistema politico".
Mentre Sandro Bondi di Forza Italia aveva cercato
di riaprire il dialogo offrendo un "passo avanti" della
maggioranza in cambio di uno "sforzo serio" della opposizione
per "comprendere le nostre ragioni". Ma poi Bondi ha accusato
la minoranza di "ironie, sberleffi, critiche politiche pesantissime
al governo e alla maggioranza". Il battibecco che ne è
seguito, con le voci di "Pinocchio" dai banchi dell'opposizione
e i "cretino" di risposta ha inasprito ulteriormente il
clima. E con l'intervento di Violante è scoppiata la bagarre.
"Parlate di ingiurie? - ha detto Violante
a conclusione del suo intervento - I giornali sono pieni di ingiurie
del presidente del Consiglio e del ministro delle Riforme nei confronti
di questa parte politica. Non vi potete permettere. Ma sapete chi
siamo noi? Siamo una forza politica che ha difeso la democrazia
contro la violenza. Vergognatevi". Tutti i parlamentari dell'opposizione
sono allora balzati in piedi scandendo "servi-servi" e
battendo le mani. Alfredo Biondi, presidente di turno, ha replicato:
"Offendere i colleghi è una vergogna. Qui non siamo
servi di nessuno, siamo servi solo del popolo italiano. E' questa
visione padronale che non si addice alla sinistra. E ora facciamo
silenzio".
Davanti alle urla di alcune parlamentari, Biondi
ha commentato: "Ci sono pasionarie che fanno ridere".
La battuta ha suscitato l'ira del deputato diessino Pietro Folena
che si è scagliato verso il banco della presidenza ma è
stato trattenuto dai commessi. Il clima è diventato incandescente
e Gloria Buffo (Ds) è uscita dall'aula, mentre alcune deputate
del centrosinistra scendevano nell'emiciclo.
Il duro scontro in aula tra maggioranza e opposizione
si è concluso, dopo una serie reiterata di accuse e contro
accuse che hanno chiamato in causa anche l'operato del vicepresidente,
Alfredo Biondi, con le scuse chieste in aula dal vicepresidente:
"Se ho offeso qualcuno chiedo scusa, non ritengo offensivo
l'aggettivo 'pasionarie', quindi chiedo scusa. Può darsi
che ci sia stato un eccesso colposo di difesa, non volontario".
A questo punto è intervenuto il capogruppo dei Ds, Luciano
Violante, che ha chiesto a Biondi di sospendere brevemente la seduta.
Dopo la sospensione concordata, la seduta è ripresa con l'intervento,
fra gli altri di D'Alema.
Poi, dopo un po' di tranquillità l'approvazione
dell'articolo 2 ha ridato fuoco alle polveri e la seduta è
stata nuovamente sospesa. RIpresi i lavori la Camera ha approvato
gli articoli fino al 5 ma sempre in un clima molto teso ben riassunto
da una frase-appello di Casini ai colleghi: "Abbiamo una certa
previsione dei lavori e vi chiedo di facilitare la presidenza perché
la situazione è oggettivamente difficile. Se diamo spazio
alla goliardia rimaniamo per chi sa quanti giorni qui". Dopo
l'approvazione del'articolo 5 la seduta è stata rimandata
a domani per lo scontro finale.
(27 febbraio 2002)
|