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articolo tratto da "la Repubblica " del 27 febbraio 2002


 

 

 








 
Sì all'articolo "salva Berlusconi", quasi rissa alla Camera

 

 

 


Approvato l'articolo 2 della legge sul conflitto di interessi:
prevede la non incompatibilità fra proprietà e cariche di governo

Al mattino parla Violante, si scatena la bagarre
Domani votazione finale, l'Ulivo non sarà in aula


ROMA - "Vergogna, vergogna", con queste urla i deputati del centrosinistra e di Rifondazione comunista hanno accolto l'approvazione dell'articolo 2 del disegno di legge sul conflitto di interessi, quello detto "salva Berlusconi" visto che prevede che la "mera proprietà di un'impresa" non costituisce titolo di impedimento alle cariche di governo. L'opposizione ha urlato tutta la sua indignazione e Casini ha dovuto sospendere la seduta.

E questo è stato solo l'ultimo atto di un confronto infuocato che si è svolto nell'aula di Montecitorio, già in mattinata, dopo l'intervento del capogruppo dei Ds Luciano Violante si era sfiorata la rissa mentre tutti gli intervenuti, a partire da Massimo D'Alema avevano usato toni durissimi. Un confronto scontro che terminerà domani quando la Camera finirà di votare la legge. Ma domani l'Ulivo non sarà in aula.

L'intervento più atteso, quello di Massimo D'Alema, è stato seguito in silenzio dall'aula. Il segretario Ds ha additato alla maggioranza "l'errore di cui non vedete le conseguenze" e ammonito sui rischi di una legge che impedisce il conflitto a tutti meno che al capo del governo e sul pericolo di "lacerare profondamente la coscienza civile del Paese. Questa - ha proseguito - è una legge sbagliata, che avvelena il clima politico e crea un danno profondo, lacera la coscienza civile del Paese. E quando si compiono operazioni di questo tipo si deve sapere che poi ricucire è opera assai complessa. In nessun Paese democratico del mondo la logica della alternanza politica si traduce nell'appropriazione delle regole che determinano la politica istituzionale. Questo significa dare alla dialettica politica caratteristiche di scontro".

D'Alema ha parlato anche a chi lo critica da sinistra: "Siamo stati messi sotto accusa per aver ostinatamente ricercato una intesa con la parte avversa - ha detto - Noi, all'indomani della vittoria alle elezioni, non abbiamo voluto dire che avevamo vinto e che quindi disponevamo delle regole. Resto convinto che chi vince, governa, ma le regole della democrazia devono restare comuni. Questo è un principio che non si può piegare ad alcuna convenienza". La chiusa del discorso di D'Alema è stata applaudita da tutto l'Ulivo.

In mattinata la discussione aveva raggiunto subito toni molto accesi. "L'articolo 2 è il cuore malato di questa legge", ha attaccato Franco Monaco della Margherita. "Avete solo vinto una campagna elettorale, non vi siete comprati l'Italia", ha ricordato il diessino Carlo Leoni. Secondo Elettra Deiana (Prc) l'articolo 2 è "una regressione neo-assolutista del sistema politico".

Mentre Sandro Bondi di Forza Italia aveva cercato di riaprire il dialogo offrendo un "passo avanti" della maggioranza in cambio di uno "sforzo serio" della opposizione per "comprendere le nostre ragioni". Ma poi Bondi ha accusato la minoranza di "ironie, sberleffi, critiche politiche pesantissime al governo e alla maggioranza". Il battibecco che ne è seguito, con le voci di "Pinocchio" dai banchi dell'opposizione e i "cretino" di risposta ha inasprito ulteriormente il clima. E con l'intervento di Violante è scoppiata la bagarre.

"Parlate di ingiurie? - ha detto Violante a conclusione del suo intervento - I giornali sono pieni di ingiurie del presidente del Consiglio e del ministro delle Riforme nei confronti di questa parte politica. Non vi potete permettere. Ma sapete chi siamo noi? Siamo una forza politica che ha difeso la democrazia contro la violenza. Vergognatevi". Tutti i parlamentari dell'opposizione sono allora balzati in piedi scandendo "servi-servi" e battendo le mani. Alfredo Biondi, presidente di turno, ha replicato: "Offendere i colleghi è una vergogna. Qui non siamo servi di nessuno, siamo servi solo del popolo italiano. E' questa visione padronale che non si addice alla sinistra. E ora facciamo silenzio".

Davanti alle urla di alcune parlamentari, Biondi ha commentato: "Ci sono pasionarie che fanno ridere". La battuta ha suscitato l'ira del deputato diessino Pietro Folena che si è scagliato verso il banco della presidenza ma è stato trattenuto dai commessi. Il clima è diventato incandescente e Gloria Buffo (Ds) è uscita dall'aula, mentre alcune deputate del centrosinistra scendevano nell'emiciclo.

Il duro scontro in aula tra maggioranza e opposizione si è concluso, dopo una serie reiterata di accuse e contro accuse che hanno chiamato in causa anche l'operato del vicepresidente, Alfredo Biondi, con le scuse chieste in aula dal vicepresidente: "Se ho offeso qualcuno chiedo scusa, non ritengo offensivo l'aggettivo 'pasionarie', quindi chiedo scusa. Può darsi che ci sia stato un eccesso colposo di difesa, non volontario". A questo punto è intervenuto il capogruppo dei Ds, Luciano Violante, che ha chiesto a Biondi di sospendere brevemente la seduta. Dopo la sospensione concordata, la seduta è ripresa con l'intervento, fra gli altri di D'Alema.

Poi, dopo un po' di tranquillità l'approvazione dell'articolo 2 ha ridato fuoco alle polveri e la seduta è stata nuovamente sospesa. RIpresi i lavori la Camera ha approvato gli articoli fino al 5 ma sempre in un clima molto teso ben riassunto da una frase-appello di Casini ai colleghi: "Abbiamo una certa previsione dei lavori e vi chiedo di facilitare la presidenza perché la situazione è oggettivamente difficile. Se diamo spazio alla goliardia rimaniamo per chi sa quanti giorni qui". Dopo l'approvazione del'articolo 5 la seduta è stata rimandata a domani per lo scontro finale.

(27 febbraio 2002)

   

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