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di Luana Benini
Pienone delle grandi occasioni. E in serata
il clima diventa rovente, quando il ministro Frattini prende la
parola, fuori programma, prima dellinizio delle votazioni
sugli emendamenti.
«Pinocchio, Pinocchio», «buffone, buffone».
E stato in silenzio per tutto il pomeriggio, Frattini, mentre
Tonino Soda attaccava sul «riso aristotelico e sullindignazione»
suscitati da una legge che «nega lesistenza del conflitto
di interessi».
Mentre Fabio Mussi ironizzava sulla «soluzione artistica»
di una norma che «abolisce il conflitto e mantiene linteresse».
E faceva a pezzi lauthority preposta dal Polo a vigilare sugli
atti conflitto: «Può solo dire birichino
e vedere leffetto che fa».
Un pomeriggio intero sul filo dellironia e del sarcasmo. Perchè,
è vero, i numeri sono impietosi. Come ricorda Fassino,
il centro destra conta su 95 voti in più e può andare
avanti per conto suo. Ma questo non impedisce di combattere, di
far capire al paese che si sta facendo «una legge falsa»,
una «beffa».
E ieri il centrosinistra è andato allattacco. Con Piero
Fassino che con tono sobrio snocciolava tre citazioni azzeccate:
quella dellattuale ministro Castelli che nellottobre
del 98 sparava a zero sul conflitto di interessi, quella di
Giorgio La Malfa, ora alleato del Polo, che solo nel 94 tuonava
«o si vende o ci si dimette», e una delle tante di Umberto
Bossi quando le sparava grosse sulle possibilità di soluzione
del conflitto di Berlusconi.
Frattini sui banchi del governo, al gran completo (Tremonti, Maroni,
Gasparri, Tremaglia...) a presidiare il disegno di legge cucito
su misura per il premier, ha progressivamente abbandonato laria
distratta e ciarliera con i vicini (tanto che Paolo Cento se nera
lamentato rivolgendosi al presidente Casini: «Faccia tacere
i suoi colleghi») e si è gettato nellagone per
difendere lefficacia della sua legge: «Voi pensate che
dopo una denuncia in aula dellantitrust, di una autorità
indipendente, potrei rimanere al mio posto?». «Sì,
sì, siii...», è la risposta unanime. «Sbagliate....».
«Vergogna, vergogna» grida il centro sinistra. La maggioranza
si alza in piedi ad applaudire. Frattini continua: «Volete
colpire direttamente la persona del presidente del Consiglio».
Ma viene continuamente interrotto. Le polveri sono incendiate e
da una parte allaltra dellemiciclo volano epiteti del
tipo «servi, maggiordomi, camerieri...».
Il Polo per loccasione conia una nuova accusa: «Zaccaria»,
il nome del presidente uscente della Rai usato come una offesa.
«Lei - punta il dito Soda - non sembra un ministro della Repubblica
ma assomiglia di più allalchimista che si aggira nei
fumi delle caverne per tentare di trasformare il piombo in oro.
Non ci riuscirà mai: perché la storia, la cultura
e il diritto dicono come è che si risolve davvero il conflitto
di interessi...».
Si chiude così una giornata di tensione accresciuta dagli
strascichi polemici sulla bomba esplosa nella notte al Viminale.
LUlivo ha tentato in tutti i modi di rallentare e di bloccare
il testo con due pregiudiziali di costituzionalità e con
la richiesta di sospensiva e del ritorno in commissione. Tutte e
tre sostenute da Rifondazione comunista. E tutte e tre bocciate.
Piero Fassino ha accusato la maggioranza di aver «rifiutato
pregiudizialmente il confronto con lopposizione» di
essere ricorsa «alla propaganda» attribuendo allUlivo
intenti «espropriativi»: la legge in esame è
«una truffa», una «farsa», certifica e legittima
la «posizione scandalosamente dominante» del premier
nel settore dellinformazione». E rivolto ai banchi del
governo: «Voi questa posizione dominante la volete aggravare
con una strategia di occupazione della Rai, attraverso «programmi
di lottizzazione concordati nelle stanze di palazzo Chigi».
«Ci opporremo con fermezza: è una battaglia in nome
della libertà, della legalità e della democrazia».
Interventi a raffica. Castagnetti: «Signori del governo
state maneggiando materiali legislativi molto delicati per la democrazia».
Pecoraro Scanio: «E un condono sul conflitto
di interessi, è la quarta legge di condono che fate».
Il ds Marone: «Oggi dai giornali abbiamo appreso che
Berlusconi non dovrà più fare il presidente del Milan,
questo è il grande risultato di questa legge...».
Alla fine, il voto unanime a un emendamento del governo che cancella
lapplicazione delle norme ai Presidenti delle Province e ai
sindaci. Frattini laveva preannunciato, del resto, colpito
dalle motivazioni contrarie dellopposizione in commissione.
Ma non sposta i termini dello scontro.
Fuori, davanti a Montecitorio, la piazza è stata ancora una
volta piuttosto fredda. Pochi davanti al maxischermo collocato per
seguire i lavori. Ma oggi si continua. Sono 300 gli emendamenti
presentati dallopposizione. Lultimo, firmato dal relatore
di minoranza dellUlivo Claudio Bressa è significativo
e provocatorio: chiede di ribattezzare il titolo della legge «norme
in materia di salvaguardia dei conflitti di interessi». Il
centrosinistra si appresta a usare tutti gli strumenti per rallentare,
per andare oltre la data fissata per il voto finale di giovedì
che dovrebbe avere la diretta televisiva. Ha preso corpo lidea
di abbandonare laula al momento del voto finale. Ma non è
escluso neppure che labbandono possa avvenire stasera al momento
del voto sullarticolo due della legge che contiene la norma
cardine, ribattezzata «salvaproprietà». Il centrosinistra
abbandonerebbe laula per poi rientrare. Si stanno predisponendo
anche tanti ordini del giorno quanti sono i parlamentari del centro
sinistra. Ieri è tramontata lidea dellintervento
unico di Rutelli al momento delle dichiarazioni finali. E
stato il Pdci a dare subito lo stop. Ogni leader di partito, allo
stato, dovrebbe prendere la parola.
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