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articolo tratto da "l'Unità" del 1 marzo 2002


 

 

 








 
uomini liberi

 

 

 

di Furio Colombo

Non sarà un regime, ma perché rischiare, deve avere pensato il direttore generale, che pure è sempre quello di prima, Claudio Cappon.

La Rai, lo stesso ente che ha trasmesso in diretta varie feste di Berlusconi e le piazze con lo sventolio di bandiere americane, adesso ha dei dubbi sul «pluralismo». Il direttore dice di no orientandosi sulle parole del senatore di An Michele Bonatesta: «La tv pubblica non è “l’Unità” e non trasmette manifestazioni di parte come quella del 2 marzo».

Anche Bruno Vespa si sente finalmente libero dalla pesante finzione di apparire indipendente. Ricordate le lettere offese a questo giornale ogni volta che dubitavamo della sua imparzialità?

La sera del 27 febbraio (o meglio la notte fra il 27 febbraio e il 28 in un impeccabile programma fiume dedicato al ministro Castelli, che rifiuta la grazia a Sofri ma la chiede lui stesso in diretta per un suo amico leghista) Bruno Vespa manda in onda un testo dell’ex presidente Cossiga sul Palavobis e i presunti pericoli dei “cattivi maestri”. Lo illustra con sequenze di terrorismo, armi, cadaveri, le immagini torbide degli anni di piombo. Come dire: adesso, quando vedete un girotondo, sapete con chi avete a che fare. Alla Camera intanto il deputato di Forza Italia e avvocato, Michele Saponara, apre il suo discorso, destinato purtroppo a restare nella storia di questo Paese, con le parole: «Noi voteremo questa legge senza vergogna». Le sue parole sono come una didascalia esplicativa per una scena altrimenti difficile da comprendere e su cui da domani si interrogherà l’Europa e il mondo. Centinaia di uomini liberi, solo perché entrati per una ragione o per l’altra in una coalizione politica, decidono tutti insieme, in poche ore, di votare la legge che cancella il più clamoroso conflitto di interessi che sia mai apparso nella vita politica di un Paese democratico.

Mentre l’onorevole avvocato Saponara votava «senza vergogna», mentre il deputato di Alleanza nazionale Anedda affermava senza imbarazzo che il conflitto di interesse è a sinistra perché la sinistra ha governato «abusivamente», mentre l’onorevole Chiara Moroni ripeteva con foga: «Noi siamo uomini, uomini liberi», la rivista americana “Forbes” ha confermato che Silvio Berlusconi è uno degli uomini più ricchi del mondo, tra Bill Gates e il sultano del Brunei.
Poiché Bill Gates non governa, e non potrebbe governare, a causa dei suoi miliardi, è fatale d’ora in poi accostare il primo ministro italiano, avvolto nel suo immenso e sfacciato conflitto di interessi, al sultano del Burnei.

I suoi parlamentari da oggi hanno spinto la reputazione italiana accanto a certe colorite figure che troneggiano alla periferia del mondo.
Non solo hanno votato, ma molti di loro - per farlo - hanno dovuto mentire, hanno invocato il comunismo e la vendetta dei comunisti. Hanno persino detto di credere che dovunque, nelle democrazie, tutti i capi di governo sono liberi d’avere immense ricchezze e di farsele fruttare governando.

Torna e ritorna la tormentosa domanda: perché lo hanno fatto? Spesso si parla male dei Parlamenti. Ma un evento del genere non era accaduto mai, in Occidente, dal 1945.
   

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