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articolo tratto da la Repubblica del 10 maggio 2003

 
il teorema del cavaliere per allargare il reame

 

 

 

di Giorgio Bocca

IL PAZIENTE, direbbe un medico, è in stato agitatorio e confusionale. Oggi Berlusconi se l'è presa con tutti amici, nemici e fantasmi e soprattutto con la verità. "Se dovevi andare al Comune di Milano, ha detto, era un calvario e spesso dovevi andarci con l'assegno in bocca. Data che questa era la prassi nelle amministrazioni comunali ho smesso quasi subito di lavorare a Milano".
Fantastico! A Milano Berlusconi ha costruito Milano due e poi Milano tre e anche Milanello e l'amministrazione comunale era diretta dal suo grande amico Craxi e diretta dai sindaci socialisti Tognoli e Pillitteri. Il suo matrimonio fu celebrato a Palazzo Marino, testimone Craxi proprio negli anni in cui il leader socialista riaccendeva le sue televisioni e faceva con lui le grandi manovre sulla Sme.

E lui se ne andava sdegnato da Milano per non andare in municipio con l'assegno in bocca. Una immagine da intenditore, perfetta.

E poi: "Siamo sotto un regime però è contro di me. Sono io ad essere sotto la cappa di un regime". Incredibile, per anni i suoi cortigiani hanno riso di noi oppositori quando paventavamo il regime in formazione, ne indicavamo gli anticipi e le reti. Adesso il regime c'è, però è contro di lui. Un regime che mette sotto una cappa uno che ha il più forte partito italiano, l'intera televisione, una azienda che sotto il suo governo è arrivata a un patrimonio di quindicimila miliardi, la più importante casa editrice, numerosi giornali e anche una polizia a cui gridare identificatelo di un oppositore. E avendo visto nella sala in cui si trovava un consigliere di amministrazione della Rai ha gridato: "Siete voi che avete mandato le ispezioni. Il problema è che tutto viene ricondotto in testa a me. Sono io quello che vuole mandare in galera i giornalisti che non rettificano, pazienza chiederò scusa con una raccomandata".

Nelle intemerate del nostro il ragioniere dà una mano all'uomo fatale. Una raccomandata contro il nuovo regime, contro la cappa che lo soffoca? Al capo del nostro governo i nervi devono essere saltati: il mondo è troppo complicato anche per lui, neppure lui può mettersi contro l'Europa mentre sta per assumere la direzione per il semestre di presidenza, neppure lui può difendere a spada tratta un amico condannato per corruzione di un giudice e stupirsi se un grande giornale inglese, l'Economist, dice che non sembra il più indicato per dirigere l'Unione Europea, neppure lui può partecipare all'occupazione dell'Iraq mentre è fallita l'esportazione della democrazia e la guerra per la libertà sia in Iraq che in Afghanistan.

Sì il mondo è maledettamente complicato, e i nervi di un signore milanese che si trova in questa burrasca possono anche saltare. Ma noi che conosciamo le sue risorse stentiamo a crederlo, noi pensiamo che queste sue aggressioni al mondo intero, fuori da ogni credibilità, abbiano un altro obiettivo: saggiare la resistenza degli oppositori, vedere se si spaventano, se cedono, se si può arrivare, spallata dopo spallata, a un ingrandimento del reame. Non c'è una preparazione militare della dittatura, Silvio non ha come il Mussolini alla vigilia della marcia su Roma ottantamila squadristi e l'appoggio dell'esercito. Ma risponde alla difficoltà menando in tutte le direzioni. Se non c'è una reazione, se non c'è sdegno per lui è una vittoria.

   
   

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