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di
Giorgio Bocca
IL PAZIENTE, direbbe un medico,
è in stato agitatorio e confusionale. Oggi Berlusconi se
l'è presa con tutti amici, nemici e fantasmi e soprattutto
con la verità. "Se dovevi andare al Comune di Milano,
ha detto, era un calvario e spesso dovevi andarci con l'assegno
in bocca. Data che questa era la prassi nelle amministrazioni comunali
ho smesso quasi subito di lavorare a Milano".
Fantastico! A Milano Berlusconi ha costruito Milano due e poi Milano
tre e anche Milanello e l'amministrazione comunale era diretta dal
suo grande amico Craxi e diretta dai sindaci socialisti Tognoli
e Pillitteri. Il suo matrimonio fu celebrato a Palazzo Marino, testimone
Craxi proprio negli anni in cui il leader socialista riaccendeva
le sue televisioni e faceva con lui le grandi manovre sulla Sme.
E lui se ne andava sdegnato
da Milano per non andare in municipio con l'assegno in bocca. Una
immagine da intenditore, perfetta.
E poi: "Siamo sotto un regime però è contro di
me. Sono io ad essere sotto la cappa di un regime". Incredibile,
per anni i suoi cortigiani hanno riso di noi oppositori quando paventavamo
il regime in formazione, ne indicavamo gli anticipi e le reti. Adesso
il regime c'è, però è contro di lui. Un regime
che mette sotto una cappa uno che ha il più forte partito
italiano, l'intera televisione, una azienda che sotto il suo governo
è arrivata a un patrimonio di quindicimila miliardi, la più
importante casa editrice, numerosi giornali e anche una polizia
a cui gridare identificatelo di un oppositore. E avendo visto nella
sala in cui si trovava un consigliere di amministrazione della Rai
ha gridato: "Siete voi che avete mandato le ispezioni. Il problema
è che tutto viene ricondotto in testa a me. Sono io quello
che vuole mandare in galera i giornalisti che non rettificano, pazienza
chiederò scusa con una raccomandata".
Nelle intemerate del nostro
il ragioniere dà una mano all'uomo fatale. Una raccomandata
contro il nuovo regime, contro la cappa che lo soffoca? Al capo
del nostro governo i nervi devono essere saltati: il mondo è
troppo complicato anche per lui, neppure lui può mettersi
contro l'Europa mentre sta per assumere la direzione per il semestre
di presidenza, neppure lui può difendere a spada tratta un
amico condannato per corruzione di un giudice e stupirsi se un grande
giornale inglese, l'Economist, dice che non sembra il più
indicato per dirigere l'Unione Europea, neppure lui può partecipare
all'occupazione dell'Iraq mentre è fallita l'esportazione
della democrazia e la guerra per la libertà sia in Iraq che
in Afghanistan.
Sì il mondo è
maledettamente complicato, e i nervi di un signore milanese che
si trova in questa burrasca possono anche saltare. Ma noi che conosciamo
le sue risorse stentiamo a crederlo, noi pensiamo che queste sue
aggressioni al mondo intero, fuori da ogni credibilità, abbiano
un altro obiettivo: saggiare la resistenza degli oppositori, vedere
se si spaventano, se cedono, se si può arrivare, spallata
dopo spallata, a un ingrandimento del reame. Non c'è una
preparazione militare della dittatura, Silvio non ha come il Mussolini
alla vigilia della marcia su Roma ottantamila squadristi e l'appoggio
dell'esercito. Ma risponde alla difficoltà menando in tutte
le direzioni. Se non c'è una reazione, se non c'è
sdegno per lui è una vittoria.
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