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Di stonato c'è soltanto il nome, decisamente comune e perfettamente
lombardo: Silvio Berlusconi. Perché la vita di quest'uomo -
forse il più potente nell'Italia dei primi anni Novanta - somiglia
a quella dei personaggi di certi leggendari film americani, piuttosto
che a quella di un rispettabile self made-man milanese o brianzolo.
Sì fosse chiamato Henrv Cock o James Burn tutto sarebbe più
plausibile, ma chiamarsi Berlusconi no; è forse per questo
che è l'imprenditore italiano più "soprannominato"
(roba da far invidia al più celebre Gianni Agnelli, semplicemente
detto "l'Avvocato"). Eppure, dei personaggi anni Quaranta
magistralmente tratteggiati dalla cinematografia americana (ad esempio,
in Quarto Potere di Orson Welles), i quali divengono celebri, ricchi
e potenti superando ogni genere di difficoltà, Berlusconi ha
i precisi connotati: cinismo, fantasia, spregiudicatezza volontà,
sete di potere, intraprendenza, ambiguità, tenacia, segretezze
e una robusta dose di indispensabile fortuna. Nei primi anni Settanta,
Berlusconi era un perfetto sconosciuto; oggi, vanta una notorietà
di dimensione europea.
Silvio Berlusconi nasce il 29 settembre
1936 in una modesta abitazione al n° 60 di via Volturno (una
zona periferica di Milano che solo anni dopo conoscerà un'intensa
edificazione). Suo padre, Luigi, è un funzionario della Banca
Rasini; sua madre, Rosa Bossi, è casalinga - una tipica famiglia
della Milano piccolo-borghese, come tutte le altre alle prese con
gli impellenti problemi della guerra. (I coniugi Berlusconi avranno
in seguito altri due figli: Antonietta, nata nel 1943, e Paolo,
nel 1949.)
Dopo la licenza elementare, il dodicenne Silvio viene affidato ai
padri salesiani; lascerà l'istituto religioso ormai diciannovenne,
dopo avere conseguito il diploma di maturità classica. (Con
uno scarto di alcuni anni, anche Paolo, suo fratello minore, percorrera
le medesime orme nello stesso internato.) L'edificio dei salesiani,
in via Copernico 9, a Milano, è un vecchio convitto ristrutturato,
costruito nel 1897; ha fama di internato serio, retto da insegnanti
religiosi e laici notoriamente inflessibili. Le famiglie della piccola
borghesia milanese che non possono consentirsi i collegi svizzeri
vi fanno ricorso poiché vi si studia sodo, c'è molta
disciplina, e i giovani vengono iniziati alle buone maniere.
Giulio Colombo, cx allievo dei salesiani, compagno di scuola di
Silvio Berlusconi, è oggi titolare di un'industria meccanica
a Novate Milanese: "Ai miei tempi", ricorda, "i salesiani
accettavano soltanto allievi interni. Si tornava a casa a Pasqua,
Natale, Capodanno, e naturalmente per le vacanze. La giornata era
divisa così: la sveglia alle 7, colazione, messa e poi lezioni;
nel pomeriggio, rosario e ancora lezioni. Alle 9 tutti a letto.
Dormivamo in grandi camerate spoglie e austere, con dentro 50 e
perfino 100 letti. Ai quattro angoli di questi enormi stanzoni c'erano
le brandine dei sorveglianti: non si spogliavano mai, e a turno
facevano il giro tra i letti. Silvio dormiva accanto a me. Una volta
mi disse: "Sai che ci stanno a fare i sorveglianti? Controllano
che sotto le lenzuola non ci siano movimenti sospetti"; io
non avevo afferrato, e lui proseguì ammiccando malizioso:
"Ma sì che hai capito... E peccato, no?"... Lo
chiamavamo Mandrake, e non ricordo perché: tutti avevamo
dei soprannomi. Nelle ore di ricreazione scendevamo in palestra
a giocare a calcio o a pallavolo. Silvio era in squadra con me.
Giocava con grinta ed era sempre pronto a far baruffa e a menar
le mani. Fra tutti, era quello che prendeva i richiami più
frequenti. La punizione peggiore era di venire esclusi dai film
che ci proiettavano la domenica. Chi era punito doveva restarsene
"in castigo", in camerata, a ripassare il latino. Mandrake
non sì perse mai uno spettacolo: con la scusa di aiutare
l'operatore ad avvolgere le pellicole, guardava dalla cabina di
proiezione... Ricordo che durante le preghiere si distraeva. Muoveva
le labbra a vuoto, senza parole, e pensava ad altro. Una tecnica
che conoscevamo tutti... Dopo di allora non ho più rivisto
Berlusconi. Direi che era un ragazzo di un'intelligenza inquieta,
uno che non indugiava sulle cose più del necessario e subito
passava a altri interessi. Faceva i compiti in un baleno, e poi
aiutava i vicini di banco, ma pretendeva in cambio caramelle, oggettini,
di preferenza 20 o 50 lire... Se il compito non prendeva almeno
la sufficienza, restituiva il compenso... Una volta lo trovai a
contare il suo "tesoro" di spiccioli dentro un portamonete
che gli avevo dato per avermi risolto un problema di matematica,
e lui lamentò che quello era un periodo di magra. Gli "affari"
migliori, disse, li aveva fatti con le recite in casa: per vederlo
nella parte di protagonista, genitori, parenti e amici ave-vano
dovuto pagare il biglietto di ingresso...".
Una pagella di Silvio Berlusconi in prima liceo registra un 9 in
matematica, 9 in filosofia, 7 in latino, 7 in italiano, e una media
dell'8 per le restanti materie, con 9 in condotta - niente male,
anche considerando la proverbiale severità degli insegnanti.
Il salesiano don Erminio Furlotti, docente di Storia dell'arte,
ricorda: "Con noi Silvio è stato otto anni, dalla prima
media alla maturità. Io l'ho avuto come allievo negli anni
del liceo, ma neppure in seguito ci siamo mai persi di vista: è
una nostra caratteristica mantenere i contatti con gli ex allievi.
Oltre che all'Opera salesiana, Silvio è rimasto molto legato
agli ex compagni di scuola, e almeno una volta l'anno, fino al 1986,
faceva con loro una grande cena. Con alcuni ha rapporti di lavoro
e di collaborazione, come con Guido Possa, ingegnere, al quale affida
progetti edilizi, e come il dottor Adalberto Spinelli, oggi psicologo
del gruppo Fininvest. La domenica mattina Berlusconi era solito
riunire nella sua villa di Arcore i più stretti collaboratori,
e li faceva psicanalizzare. Forse per aiutarli ad affinare il loro
ruolo di manager. Oggi non saprei dire se questa usanza vige ancora...
Silvio è stato il nostro primo studente esterno. Suo padre
aveva difficoltà a pagare la retta per lui e per suo fratello
Paolo (più indietro di alcune classi), così, per risparmiare,
la sera si riportava a casa il figlio maggiore. Quando gli permettemmo
questa facilitazione, Silvio era ormai arrivato all'ultimo anno...
In seguito tutti diventarono esterni: gli iscritti erano tanti,
non era più materialmente possibile tenerli in convitto...
Com'erano i Berlusconi da studenti? Non so niente di Paolo, l'ho
conosciuto tardi e mi pare viva all'ombra del fratello. Silvio era
un ragazzo sveglio sicuro di sé, con propensione a mettersi
in mostra. Infatti se c'era da scrivere un annuncio o presentare
uno spettacolo del doposcuola, questo ruolo toccava a lui... E se
la cavava bene, esprimendosi con proprietà e sicurezza. Non
mi pare avesse molta passione per lo sport: sì tirava anche
lui quattro calci, ma poi preferiva fare un po' di musica e canticchiare
con un complessino interno. Per lo studio era come tutti gli altri:
andava bene in lettere e filosofia, ed era scarso in greco e latino".
Luigi Berlusconi (deceduto il 28 febbraio '89 all'età di
81 anni) ha avuto modo dì smentire l'aneddotica che circonderà
il suo ormai famoso figlio Silvio: "Si tratta di fantasie.
I giornali ricamano, inventano. Io posso dire che Silvio è
stato sempre un ragazzo molto attivo: faceva una cosa e già
ne pensava un'altra. Da giovanottello. nel giro dei suoi amici le
iniziative le prendeva lui, diventava subito il capo della compagnia.
Protagonismo? Voglia di fare, direi, tanta buona volontà,
costanza... Se lo si punge nell'orgoglio, addio. Per le vacanze
scolastiche veniva a casa. Gli davo 500 lire alla settimana per
il cinema e le sue piccole spese. Una volta. durante la cena, gli
chiesi come avesse speso la "paghetta": mi guardò
sorpreso, poi disse che se volevo il rendiconto piuttosto rinunciava
alla mancia - insomma, se la prese come fosse un'indebita interferenza
e non volle più un soldo. Feci finta di niente e la settimana
dopo gli lasciai 500 lire sulla credenza: rimasero lì. Sua
madre gli ricordò che erano per lui, ma Silvio non ne volle
sapere. Un caratterino... Aveva 15 anni. In quest'episodio c'è
tutto mio figlio: il suo orgoglio, la sua indipendenza, la sua cocciutaggine".
Finito il liceo, Silvio Berlusconi
si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università
Statale di Milano. Guadagna qualche soldo facendosi pagare piccole
commissioni per la famiglia e vendendo aspirapolvere al vicinato.
Giunto al terzo anno di studi, trova lavoro in un'impresa di costruzioni,
e ne ricava quanto basta per essere economicamente indipendente.
Nei mesi estivi, si imbarca sulle navi da crociera della compagnia
Costa in qualità di intrattenitore (quello che oggi viene
chiamato "animatore di bordo"): durante le traversate
nel Mediterraneo racconta barzellette, con una paglietta in testa
recita sketch, e canta canzoni di Nat King Cole e Frank Sinatra...
Il versatile entertainer Berlusconi si esibisce anche in alcuni
locali della costa romagnola: presenta suona e racconta barzellette
(soprattutto al locale "Tortuga" di Miramare di Rimini).
Già a quei tempi, accanto a lui c'è Fedele Confalonieri,
amico e compagno di università, pianista durante le sue performance
canore. Poi le loro strade si dividono: Confalonieri trova un ingaggio
a Beirut, in Libano, assieme al batterista Alberto Cicatiello (uno
dei tuturi responsabili della sorveglianza interna Fininvest): sono
i primi anni Sessanta: Confalonieri, Cicatiello e gli altri del
complesso ("I Quattro Moschettieri") guadagnano quarantamila
lire pro capite a serata. Poi pianista e batterista fanno ritorno
in Italia: riunitisi a Berlusconi, i tre danno vita a un nuovo complesso,
col quale si esibiscono al Carminati. in piazza Duomo, e al Gardenia
di via Forze Armate. Alberto Cicatiello, stessa età di Silvio,
ricorda gli anni trascorsi alla batteria: "Eravamo un complesso
affiatato, che poi diventò un sestetto: Gianni Grilloni al
vibrafoiio, Riccardo Zinni alla chitarra, Giordano Bargiggia al
basso, e poi io, Confalonieri e Silvio. Confalonieri al piano era
bravissimo, capace di passare dai bran' da night ai classici della
canzone e al rock".
Nel 1961 Berluseoni consegue la laurea,
con una tesi sugli aspetti giuridici della pubblicità. La
scelta non è casuale: un'agenzia pubblicitaria di Milano,
la Manzoni, ha messo in palio due milioni di lire per la miglior
tesi sull'argomento - Silvio si assicura il premio.
Il giovane laureando discute la tesi Il contratto di pubblicità
per inserzioni col professor Remo Franceschelli, che lo congeda
con 110 e lode. Ricorda il cattedratico: "In seguito sono stato
suo avvocato, fino a quando non ci siamo trovati in disaccordo su
una certa operazione con Rete 10-Italia 1. Se penso a lui da studente,
non me lo ricordo proprio: mi si confonde tra i volti dei tanti
giovani che frequentavano le mie lezioni" .
"Dei miei studi conservo bei ricordi", preciserà
lo stesso Berlusconi "Gli anni da studente mi hanno fatto conoscere
molti amici. Le amicizie più durature si fanno a quell'età.
Prepararmi agli esami come a una sfida mi ha abituato a pensare
in grande. Per riuscire occorre non abbandonare mai la convinzione
che è possibile fare qualcosa di grande nella vita"
- un compendio di luoghi comuni, che diverranno tipici della ossessione
berlusconiana per "l'immagine rassicurante" da offrire
di se stesso. Certo è che il giovane neo-laureato è
impaziente di mettersi alla prova; evita la "chiamata di leva"
- non è dato sapere per quale ragione non sia stato arruolato
e abbia evitato il servizio militare (anche suo figlio Pier Silvio,
anni dopo, eviterà la naia").
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