Ymir
- Il gigante nato dalla terra
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Come già detto, il "Ginnungagap" si trovava tra la desolata ragione delle nebbie e del gelo del "Niflheim" e tra il calore e il fuoco del "Muspellheim". Erano proprio caldo e freddo a dominare l'atmosfera primordiale, incontandosi, questa due forze diedero luogo a un benefico tepore consentendo la formazione di fecondissime gocce di gelo fuso. Da queste minuscole particelle di un caos in fermento nacque Ymir, un gigante che fu progenitore delle forze del male, "i Giganti del Gelo". Ymir era considerato padre e madre dei giganti, era enorme, tanto grande che disteso ricopriva tutta la terra. Nelle smisurate cavità del suo corpo, celava un fuoco potentissimo che faceva si che il suo corpo avesse una temperatura altissima, da qui deriva un suo appellativo: "Aurgelmir", "colui che fa bollire il fango". Ma anche i gigante di fango e di terra aveva i suoi momenti di stanchezza durante i quali giaceva spossato sulla stessa materia che lo aveva generato. In uno di questi momenti di riposo, il gigante diede alla luce le sue prime creature mostruose: mentre dormiva cominciò a sudare e da alcune gocce di sudore depositate nell'incavo della mano sinistra nacque la prima coppia di esseri giganteschi. Analogamente, dal secreto maleodorante dei piedi di Ymir nacque un gigante a sei teste, "Thrudhgelmir", "il gigante che rumoreggia con forza", padre di "Belgermir", il colosso che salverà dall'estinzione i suoi simili. La sudorazione delle ascelle del gigante non conosceva soste ed ogni goccia portava in sé il germe della vita di un gigante, cosicché, tra miasmi e fetide esalazioni, nacque una moltitudine di esseri giganteschi dalle orrende sembianze, signori della malvagità. Dalla spuma creata dalla fusione del ghiaccio era nata anche "Adhumula", la "nutrice", un'enorme vacca alle cui poppe Ymir trovava refrigerio e nutrimento. Ovviamente si trattava di poppe di dimensioni adeguate alle esigenze di un simile lattante: poppe capaci di dare origine a ben quattro fiumi di latte. La portentosa produzione lattea di Adhumula risulta ancora più eccezionale se si pensa che la bestia si nutriva soltanto leccando le cime delle inaestose montagne di ghiaccio poste sullo sfondo del gelido orizzonte. Da questi ghiacci perenni la vacca estraeva una sostanza salata ricchissima, a quanto sembra, di elementi nutritivi e fecondanti. Con le sue leccate, infatti, un giorno modellò i capelli di un essere dalle fattezze umane, il giorno dopo, seguendo gli oscuri dettami del suo istinto materno, scolpì con la punta della lingua un volto; il terzo giorno infine completò la sua opera e si vide un uomo: "Buri", il "generante". Non si era mai visto nulla di simile: nella sua maestosità, Buri era bellissimo e forte. Ma da soli, ed in un mondo come quello, non si poteva stare e un giorno, avvalendosi della doppiezza sessuale del suo corpo, Buri fece nascere un figlio un figlio, a sua immagine e somiglianza: "Bor", il "generato". Bor, però, non volle seguire le orme del padre e si uni a "Bestla", la figlia del gigante "Bölthorn", "spina del male". Ebbero tre figli destinati a rivoluzionare l'ordine delle cose: "Odino", "Vili" e "Vé", esseri dotati di intelligenza oltre che di forza. I figli di Bor, avidi di potere, ingaggiarono una furiosa lotta con Ymir. Contro la loro astuzia il gigante nato dalla terra non potè far molto e alla fine soccombette, colpito violentemente alla testa. Il sangue schizzò fuori a fiotti copiosi, provocando un vero e proprio diluvio rutilante, inondando e travolgendo ogni cosa. La marea rossa condannò ad una morte atroce tutti i giganti, tranne Belgermir che insieme alla moglie riuscí a salvarsi aggrappandosi ad un tronco cavo. La carcassa di Ymir precipitò nell'abisso degli abissi (Ginnungagap), macabra testi- monianza della vittoria dei tre fratelli. Tra i resti in putrefazione si agitavano delle larve, germi inconsapevoli di nuove vite. Odino ed i suoi fratelli infusero loro l'intelligenza e la coscienza e da quell'informe brulichio nacquero i primi gnomi, esseri di statura minuscola, progenitori dei nani e degli Elfi. Poco dopo, i tre fratelli presero il cranio di Ymir e ne fecero la volta celeste. A sostenere l'enorme cupola litica posero quattro nani: "Austri", "Vestri", "Nordhi" e "Sudhri". I loro nomi indicano i quattro punti cardinali. Alcuni frammenti incandescenti che giungevano come ineteoriti da Muspellheim furono precipitati nei meandri oscuri del grande abisso e da allora, come fari, proiettano la loro luce sulla terra: sono gli astri, il sole e la luna. Lo scempio dei mastodontico cadavere non finì qui: lo scheletro fu utilizzato per plasmare le catene montuose che attraversano la crosta terrestre. Il sangue fornì il liquido necessario per riempire le cavità della terra, dando luogo a laghi e mari. I capelli, nodosi e spinosi, servirono per creare quelle foreste così fitte che la luce del giorno a stento riesce a penetrare. E con un gesto di inusitata violenza, il cervello fu spappolato e ridotto in frammenti che furono scagliati contro la volta litica: sono le nuvole. La terra, sferica e cinta dall'anello acqueo dell'oceano, il mare più profondo ed azzurro di tutti, fu sollevata, così come è, dagli abissi marini. Alle sue estremità i tre fratelli crearono il territorio destinato ai giganti, lo Jötunheim. Al centro della terra, per difenderli dalla furia devastatrice dei colossi, essi, utilizzando le folte ed irte sopracciglia di Ymir, eressero una muraglia grandissima che delimitava il territorio assegnato agli uomini, il "Midhgard", il "regno di rnezzo". Ora non rimaneva che creare gli uomini. I tre figli di Bor, mentre pas- seggiavano su una spiaggia, raccolsero due tronchi trasportati dalla corrente: li tagliarono, modellandoli fino a farne delle forme umane. Odino infuse loro l'anima e la vita; "Vili" "l'intelligenza" e "Vé" i "sensi". In un'altra versione del mito i protagonisti della creazione dei primi uomini sono invece "Odino", "Hoenir" e "Lodhurr". Ma in questa versione gli dèi non trovano dei tronchi, ma dei corpi senza vita. Comunque, quale che sia la versione ufficiale, i primi esseri umani ricevettero dei vestiti e dei nomi: l'uomo fu chiamato "Askr", "frassino" mentre la donna si chiamò "Embla", "olmo o vite". Askr e la sua compagna andarono ad abitare nel Midhgard e da loro si originò la razza umana.
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