Identificato da
molti studiosi con la «Madre Terra Nerthus» di cui parla
Tacito, Njbrdhr è, nella posteriore elaborazione nordica, il
nume tutelare del mare e del vento, signore delle perturbazioni, dispensatore
delle fortune o degli affanni di marinai e pescatori. Il particolare
significato simbolico delle navi, che spesso nella mitologia nordica
appaiono come mezzi di trasporto per l'estremo viaggio nell'oltretomba,
può essere considerato un ulteriore rij7esso della particolare
ambivalenza morte-vita associata alle divinità nordiche della
fertilità, i Vani, di cui Njórdhr è il massimo
esponente.
Reggendo con mano
salda il timone, il marinaio scrutava l'orizzonte aspettando un segno,
una benevola folata di vento che interrompesse quella bonaccia crudele.
1 suoi pensieri erano tutti rivolti a Njdrdhr, il dio che poteva comprendere
le sue ansie, perché anch'egli era un pescatore. Anzi: viveva
a Noatun, «il recinto delle navi», una espressione che gli
antichi usavano per indicare l'immensa distesa oceanica o i porti. Costantemente
immerso nelle acque marine, il dio aveva la carnagione interamente coperta
di salsedine, tanto da sembrare bianco come la farina: solo il volto
era scuro, abbronzato e soleato da profonde rughe come quelle che segnano
i visi dei vecchi marinai. Njórdhr apparteneva alla grande famiglia
degli dèi Vani, i numi tutelari della fecondità e della
fertilità che vivevano a Vanaheim. Tuttavia, agli inizi dei tempi,
quando gli Asi conclusero il trattato di pace con i Vani, il signore
delle navi era andato a vivere ad Asgardh. Rispettando le consuetudini
dei Vani, Njórdhr aveva avuto
rapporti incestuosi con una sua sorella e dalla loro unione erano nati
Freyr e Freya, bellissime divinità preposte all'incremento delle
ricchezze umane. Per compiacere gli dèi, Njórdhr aveva
poi sposato Skadhi, la gigantessa figlia di Thiazi. Ma il loro matrimonio
non fu dei più felici: essi avevano caratteri e gusti completamente
opposti. Skadhi, ad esempio, era una creatura della brina, abituata
a sentire intorno a sé il gelido abbraccio delle montagne innevate,
a sentire i cupi richiami dei lupi affamati, a cacciare con il suo arco
delle splendide prede, a scivolare veloce come il vento con gli sci
sulle pendici impervie di altissimi monti. La «signora delle nevi»,
questo il suo appellativo, avrebbe voluto trascorrere ogni attimo della
sua esistenza a Thrymbeim, la «dimora del frastuono», nei
territori dove aveva regnato suo padre. Njdrdhr, invece, abituato "o
stridio dei gabbiani, al dolce ed immutabile suono della risacca, all'infrangersi
delle onde sulla riva, all'odore intenso e penetrante della salsedine,
non poteva certo sopportare la tetra atmosfera dei rigidi inverni in
montagna. Solo per non recidere il sacro legame sancito dal matrimonio
i due sposi erano pervenuti ad un compromesso: per nove giorni avrebbero
soggiornato a Thrymheim, mentre per altri nove la loro residenza sarebbe
stata Noatun. Ma non di rado i vecchi marinai, seduti a ranimendare
le reti sulla spiaggia, sentivano il lamento straziante di Njórdhr
che, costretto al forzato esilio a Thrymheim, esprimeva il suo invincibile
fastidio per monti, neve, sci ed ogni oggetto associato al paese natale
della consorte. Analogamente i cacciatori, durante le loro battute di
caccia in alta montagna, dicevano di aver sentito la «dea degli
sci» lamentarsi delle notti insonni passate a Noatun, durante
le quali, preda di incubi, smaniava di ritornare tra i suoi monti a
calpestare la neve fresca e soffice delle piste d'altura. Forse proprio
a causa di questa unione itinerante e dei continui spostamenti che comportava,
Njórdhr era cosi capriccioso ed imprevedibile nel concedere i
suoi favori: con un colpo di vento poteva mutare di colpo le sorti di
una battuta di pesca fenomenale. Secondo una estrema ambiguità
ben nota agli antichi, il dio apportatore di prosperità e di
ricchezza poteva, nello stesso tempo, distruggere le navi facendo morire
interi equipaggi. Del resto, dicevano, non era il «signore delle
navi»? Di quelle stesse navi sulle quali, in tempi remoti, i re
ed i nobili facevano innalzare le loro pire funebri, consegnando i loro
corpi alle fiamme prima del lungo viaggio nelle regioni oscure e misteriose
dell'aldiià. E tale ultimo tragitto era affidato proprio a Njdrdhr,
il quale tutelava l'imbarcazione-bara. Insomma, questi pensieri di morte
e di vita, di speranza e di angoscia albergavano nei cuori di ogni pescatore
quando, sotto il cielo stellato, pensava ai rischi connessi ad ogni
singola alzata di reti: in ogni caso bisognava ringraziare Njórdhr,
il signore delle navi.