TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

"Siete sordi e ciechi alle ingiustizie del mondo"

Di Carlo Gubitosa

 

 

I pacifisti rispondono a Galli Della Loggia. Lettera aperta all'editorialista del "Corriere della sera" che venerdi 25 Giugno aveva accusato i pacifisti di "indifferenza davanti ai massacri nel Kosovo" e di "tacere davanti agli orrori in corso".

Signor Della Loggia,

ho letto con attenzione il suo articolo intitolato "un silenzio di Tomba", in cui si commenta la presunta "indifferenza dei pacifisti". Le scrivo in qualità di segretario di una associazione che si chiama Peace Link, che da sette anni diffonde attraverso Internet informazioni sulla pace, sui diritti umani, sulla tutela ambientale, sull’obiezione di coscienza e sull’obiezione fiscale alle spese militari. Nessuno di noi è stipendiato, e il nostro lavoro di volontariato dell’informazione consiste nel diffondere e dare voce a tutte le denunce, i comunicati e gli appelli diffusi dalle associazioni, dalle organizzazioni Non Governative e dai gruppi pacifisti. Sul nostro sito, raggiungibile all’indirizzo www.Peacelink.it, hanno trovato ospitalità da diversi anni documenti della Campagna per una soluzione non violenta in Kosovo, che dal 1993 ha denunciato con fermezza e lucidità sia le torture e la pulizia etnica del regime serbo, sia gli interessi economici e commerciali dei paesi occidentali, Italia in testa, che hanno impedito ai mezzi di informazione di denunciare quelle torture fino a quando non è stato troppo tardi. L’articolo che lei ha scritto ci ha colpito particolarmente, dal momento che per 78 giorni, durante i bombardamenti, abbiamo aggiornato il nostro sito Internet anche 20 o 30 volte al giorno (altro che silenzio) e che ancora oggi continuiamo ad aggiornare, oltre alle pagine presenti su Internet, il nostro dossier sul Kosovo in cui viene documentato anche e soprattutto l’atteggiamento criminale di Milosevic. Quel sito e quel dossier, frutto di tutti i movimenti pacifisti che hanno contribuito con documenti, traduzioni, comunicati e appelli, non è stato segnalato praticamente da nessun quotidiano a diffusione nazionale: si è preferito segnalare i siti della CNN, del governo serbo, ma non il sito che raccoglieva tutti gli appelli del mondo pacifista italiano. Anche in ragione di questo affermiamo che il presunto silenzio del mondo pacifista, che lei critica nel suo articolo, è in realtà una grande sordità dei mezzi di informazione a tutte le denunce e i documenti che sfuggono alle logiche dei mass-media e dell’informazione "usa e getta". Questa sordità non ci ha fatto piacere, perché avremmo voluto dare più voce agli appelli di tutti coloro che hanno cercato di affermare che i bombardamenti non erano l’unica soluzione possibile, e che i diritti umani non possono essere affermati al di fuori del diritto internazionale. Mi riferisco a gruppi come i beati Costruttori di Pace, l’associazione Papa Giovanni XXIII, il Centro di ricerca per la pace di Viterbo, Pax Cristi, la Tavola della Pace, il Consorzio italiano di Solidarietà e tutti coloro che hanno detto no alla doppia guerra fatta a terra da Milosevic e in cielo dalla NATO. Da un’altra prospettiva, tuttavia, ci ha fatto piacere che i mezzi di informazione non ci abbiano citato perché è stata la conferma che le nostre scelte ci mettono al di fuori dei circuiti dell’informazione ufficiale, con cui vogliamo avere bene poco a che spartire, dal momento che una grande parte della responsabilità per la tragedia del Kosovo ricade anche sull’azione dei mezzi di informazione. L’informazione delle grandi testate giornalistiche e dei grandi gruppi editoriali, l’informazione altezzosa e prezzolata che adesso si siede in cattedra per giudicare il nostro operato è colpevole tre volte per tutto quello che è successo alle vittime albanesi e serbe di questa guerra. La prima volta per l’omertà che ha gettato un velo di silenzio sul Kosovo fino al 24 marzo di quest’anno, quando almeno dal 1993 i pacifisti "silenziosi" che lei attacca hanno cercato di dar voce al dramma di quella popolazione. Questa omertà criminale dei mass media è stata dettata sicuramente dagli interessi economici che ci hanno resi buoni amici e partner commerciali del regime serbo fino a quando la NATO non ha fatto cadere dalle nuvole i nostri governanti, che da un giorno all’altro si sono accorti di quello che in Kosovo si denunciava già da anni e che, poverini, non hanno nemmeno avuto il tempo per fare deliberare al parlamento l’azione militare, decisa in fretta e in furia dal governo. Questa omertà ha raggiunto il suo apogeo l’8 dicembre 1998, quando una delegazione di centinaia di pacifisti si è recata a Pristina per attirare l’attenzione dei mass-media (e degli opinionisti come lei) sul dramma del Kosovo in occasione del 50mo anniversario della dichiarazione dei diritti dell’uomo. In quella occasione questo anniversario non è stato celebrato da nessuno dei giornalisti che pochi mesi dopo si sono autoproclamati paladini dei diritti umani in Kosovo. Nessun organo di informazione ha commentato questa iniziativa. A quel tempo a Pristina era ancora molto attiva l’ "Ambasciata di Pace" istituita anche e soprattutto grazie al contributo del professor Alberto L’Abate, ordinario dell’università di Firenze. Quanti giornalisti e opinionisti hanno pubblicizzato e sostenuto le attività italiane di diplomazia e interposizione in Kosovo prima dell’escalation militare?.

La seconda colpa che pesa sulla coscienza dei mezzi di informazione è stata la propaganda guerrafondaia che ha strumentalizzato l’immagine di donne e bambini sofferenti per creare nell’opinione pubblica l’indignazione e il consenso necessari per legittimare questa guerra. Quei bambini subiranno per decine di anni gli effetti mortali dei nostri bombardamenti radioattivi e delle nubi tossiche scatenate con la distruzione delle industrie petrolchimiche, ma questo nessun giornale ha voluto dirlo. Così come nessun giornale ha voluto dire che il nostro governo non considera quei profughi come dei rifugiati politici, che hanno diritto all’asilo secondo l’articolo 10 della costituzione, ma come degli immigrati, a cui è stato dato un permesso di soggiorno temporaneo fino al 31 dicembre, con decreto del presidente del consiglio dei ministri datato 12/05/1999. Se lei Signor Della Loggia, è veramente sincero nel suo interesse per le vittime di questa guerra, quelle vittime che per fuggire da Milosevic hanno dovuto rifugiarsi in Italia, farebbe meglio a distogliere la sua attenzione dai movimenti pacifisti di cui ha dimostrato di conoscere ben poco, per chiedersi come festeggeranno il capodanno del 2000 i profughi accolti dal nostro paese. La terza colpevolezza dei mass-media è stata l’aver assuefatto alla guerra l’opinione pubblica, aver normalizzato e legittimato 78 giorni di violazione del diritto internazionale. Il "lieto fine" del rassicurante arrivo della forza di pace in Kosovo è solo la facciata che giornali e televisione hanno dato a quello che è stato solo l’inizio di una grande crisi che coinvolgerà tutti. E’ da criminali far finta che tutto sia andato a buon fine quando abbiamo scatenato una emergenza ambientale di cui pagheremo le conseguenze per decenni, quando abbiamo ricoperto i Balcani di bombe a grappolo equiparate alle mine antiuomo (che sono state le prime a causare vittime all’interno dalla forza di pace), quando l’odio e la violenza che dividevano i serbi dagli albanesi sono stati esasperati anziché risolti dal conflitto, quando un esercito finanziato dalla mafia e dai proventi della droga viene riconosciuto come la forza di polizia ufficiale a cui verrà consegnato il Kosovo.

Poiché lei sembra essere molto interessato alle denunce che dal mondo pacifista si levano in difesa dei diritti umani, mi permetto di segnalare per uno dei suoi prossimi articoli anche la situazione delle carceri statunitensi, più volte denunciata dai rapporti annuali di Amnesty International. In queste carceri ogni anno trovano la morte migliaia di detenuti, e moltissimi altri subiscono torture o violenze molto simili a quelle che hanno suscitato il suo sdegno. Spero solamente che non ci sia bisogno di organizzare un bombardamento massiccio sugli Stati Uniti per abolire la pena di morte e per ripristinare i diritti umani delle migliaia di persone che ogni anno in carcere vengono condannate a morire e subiscono maltrattamenti degni delle camere di tortura scoperte negli uffici della polizia serba. Spero anche che lei si unisca al grido che i movimenti pacifisti hanno levato e continuano a levare ININTERROTTAMENTE in difesa dei diritti umani di TUTTI gli abitanti del pianeta, appoggiando le iniziative per l’abolizione della pena di morte negli Stati Uniti, per l’autodeterminazione delle popolazioni del Chiapas, per l’abolizione della schiavitù in Sudan (dove c’è un governo appoggiato dalla civilissima Francia), per i diritti del popolo Kurdo (la cui unica colpa è quella di lottare in un paese che è il terzo acquirente di armi dagli USA, amico della NATO e non della Russia), per la cessazione dell’embargo in Iraq, che ha causato la morte di centinaia di migliaia di bambini per fame, per la denuncia delle malefatte che permettono alle multinazionali italiane ed europee di prosperare calpestando i diritti umani dei lavoratori, compromettendo l’equilibrio ecologico e consumando in maniera irresponsabile risorse non rinnovabili.

Il nostro non è un grido ipocrita. Il nostro non è un grido di parte. Il nostro non è un grido opportunista. Il grido degli operatori di pace e degli amanti della giustizia è un grido costante e ininterrotto, ma anche un grido soffocato, è un grido censurato anche e soprattutto dall’attività di opinionisti come lei, signor Della Loggia, che oggi si sdegna per le camere di tortura e domani tornerà tranquillamente a descrivere il teatrino della politica di palazzo dalle colonne dei giornali che la ospitano. Signor Della Loggia, le ho elencato tutta una serie di ingiustizie che io e tutte le persone di buona volontà che lottano per la pace conosciamo e denunciamo da anni. Se lei non interverrà facendo quanto è in suo potere per difendere i sudanesi, i detenuti americani, i chiapanechi, i kurdi, i bambini iracheni e tutti gli altri popoli oppressi, allo stesso modo in cui condanna le camere di tortura dei serbi e attacca l’azione dei pacifisti, sarà lei ad essere ipocrita, sarà lei ad utilizzare opportunisticamente le sofferenze altrui, sarà lei ad utilizzare in maniera subdola e strumentale il potere che le concede la stampa solamente per screditare una categoria di persone che è scomoda per le coscienze, anziché operare questo potere per rendere il mondo migliore, cosa che hanno cercato di fare tutte le persone che già dal 1993 denunciavano le torture che lei ha scoperto solo a fine millennio, solo perché gliele ha fatte vedere la televisione. Se cambierà le sue fonti di informazione potrà scoprire che spegnendo la televisione e leggendo i bollettini delle associazioni e dei gruppi pacifisti che lei critica, già oggi si possono leggere e si denunciano le cose per cui lei tra dieci anni sarà pronto a scendere nuovamente in guerra. Faccia quanto è in suo potere per prevenire le guerre del 2009.

Carlo Gubitosa

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