TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

A chi serve il transgenico?

Di Flavio Ciucani

 

 

In quest’ultimo periodo si è molto parlato di cibi transgenici e tutti avrete sicuramente sentito parlare della sorprendente protesta di Seattle che ha addirittura messo in crisi un importante incontro internazionale. Ma cosa significa cibi transgenici? Che importanza hanno? Sono nocivi oppure no? Credo che la gente non sia del tutto informata su questo argomento, forse perché non lo ha capito, forse perché non si è soffermata a ragionarci su più di tanto. Vorrei sottolineare alcune cose puntando, in particolar modo, non al problema morale, che altri sono molto più adatti di me ad affrontare, ma ai risvolti sociali, politici e storici che ne conseguono. Per essere corretti dobbiamo attenerci alle dichiarazioni, e non alle illazioni o supposizioni che ruotano intorno al tema del transgenico.
La scienza del secolo che è appena terminato ci ha regalato una tale tecnologia che sembra aver messo in ombra la scienza stessa: le grandi conquiste scientifiche sembrano perdersi dietro il grande progresso tecnologico a tal punto che qualche scienziato, come per esempio il nostro Zichichi, si affretta a distinguere la scienza dalla tecnologia, come se fossero due cose nettamente separate, come se la seconda non fosse frutto della prima ma, magari, di valenti ed industriosi artigiani! Ma lasciamo anche questo argomento ad approfondimenti maggiori. Fatto si è che la straordinaria tecnologia è riuscita a penetrare il meccanismo della natura, a carpire la struttura dell’impianto genetico di una singola cellula vivente (vegetale o animale) e a manipolarla cambiando, togliendo ed aggiungendo i geni. Ma che significa tutto ciò? A che pro? Per ottenere quali risultati?
I fautori del transgenico.
Le affermazioni di coloro che sono a favore del transgenico sono molto attraenti e sicuramente puntano alla risoluzione di grandi problemi che affliggono l’umanità. Riassumiamo. La bioingegneria (così si chiama tutta quella tecnica accennata sopra) è una vera scienza (! ) e pertanto come tale deve essere usata a favore dell’umanità; quindi la sua bontà dipende dall’uso. Anzi, qualcuno asserisce che sarà possibile in futuro, aggiungendo ai vegetali geni umani che prevengono certe malattie, sconfiggere le malattie stesse e quindi salvaguardare la salute. Inoltre, attraverso una corretta manipolazione è possibile rendere le coltivazioni inattaccabili da insetti e malattie parassitarie ottenendo così non solo una produzione sicura, ma anche abbondante. C’è chi assicura inoltre che sarà possibile, in breve tempo, la coltivazione di terreni aridi o desertici: basta cambiare qualche gene responsabile dell’assorbimento idrico! Naturalmente la bioingegneria è da usare anche nella “produzione” di carne. Ciò significa: “correggere” la protezione cromosomica degli animali da malattie, infezioni o altri fattori che possano causare morie tra il bestiame; “costruire” prototipi di animali sempre più sani e robusti dalla carne di qualità migliore dell’attuale; “accelerare” le reazioni tra i vari geni della crescita per avere animali “da macellare” più velocemente e quindi una maggiore quantità di cibo. La fame nel mondo sarà presto un ricordo, secondo i transgenisti, anche perché oramai gli scienziati agiscono alla luce del sole, con trasparenza (è terminata l’epoca dei Frankestein !) e sotto il controllo dei governi e degli organismi internazionali che, pubblicando di volta in volte le grandi innovazioni, rendono le scoperte transgeniche di dominio pubblico, senza monopoli né frontiere.

La realtà è molto diversa.
“C’era una volta il DDT...” dice il volantino di un’associazione contraria al transgenico. Chi non ricorda, perché ha visto foto, filmati, oppure perché lo ha vissuto direttamente, i soldati americani che irroravano abbondantemente di DDT bimbi, donne e uomini vessati dai pidocchi? Nelle case ognuno aveva la propria “pompetta” irroratrice contro le zanzare eppure, dopo circa trent’anni, si scopre che il DDT è cancerogeno e viene proibito. Certamente questo non è un caso isolato, basti ricordare i fatti di cronaca riguardanti certi medicinali somministrati alle gestanti o il famoso, “innocuo”, sonnifero di produzione giapponese... Tutti ritirati dal mercato dopo anni di utilizzo e dopo aver procurato ingenti danni alla salute dei pazienti e, in alcuni casi, aver portato al decesso! Ma, ci si chiederà, non esistono garanzie della non nocività dei cibi transgenici? No! Assolutamente no! Non è un caso che le compagnie assicuratrici degli Stati Uniti non abbiano accettato di coprire con polizze superiori ad un anno le industrie produttrici di cibi transgenici. Inoltre già l’allarme è stato lanciato, con prove inconfutabili, dal prof. Bourguet, dell’Istituto Nazionale di Ricerche Agronome di Parigi: il mais manipolato geneticamente al fine di non essere attaccato da un parassita, non solo aveva una forza limitata contro il parassita in questione ma il suo polline uccideva altri insetti e farfalle (la monarca ad esempio) che nulla c’entrano con il mais! Quindi esistono effetti collaterali, non previsti, che colpiscono gli animali e già questo dovrebbe bastare a dare il senso della poca affidabilità della ricerca effettuata prima di produrre il mais. Ma il bello sta che, nonostante le prove fornite dall’Istituto Agronomo francese, al quale si sono accodati altri valenti centri di ricerca, la produttrice del mais contestato, la Monsanto, non ha affatto smesso di produrre questo alimento ritenuto nocivo. Allora il discorso sulla salute dove va a finire?

Soluzioni per non risolvere
Naturalmente è estremamente evidente che l’interesse economico dei singoli o delle multinazionali è il vero motivo della produzione di cibi transgenici. Perché, ci si chiederà, non è una cosa buona eliminare il male e perfezionare ciò ch’è bene? Certamente, è nella natura stessa dell’animo umano, anzi... dovrebbe essere. Ma in questo momento gli interessi di mercato sono troppo importanti per pensare a quelli del genere umano. E le biotecnologie sono oggi la più alta espressione di questi interessi dettati dai gruppi economici dominanti, determinati ad essere sempre più competitivi e a guadagnare di più. Non si spiegherebbe perché, per esempio, l’80% delle specie vegetali, autorizzate alla coltivazione dalle sedi competenti del governo degli Stati Uniti, siano state geneticamente manipolate per resistere agli erbicidi, dando così il via libera all’uso spropositato di detti veleni chimici prodotti molto spesso, guarda caso, dalle stesse ditte che hanno il brevetto delle coltivazioni. Ancora una volta, la terra e la natura stessa vengono usate come si fa con una fabbrica, dove quello che conta è la produttività. Altro che lotta per la vita! Diventa inoltre estremamente pericolosa la stessa idea che si sta tentando di “far passare”: la fame e la morte per fame dipenderebbero da un semplice fattore tecnico. La malnutrizione dipende da volontà economiche e politiche e non dal fatto che il pianeta è diventato troppo piccolo: non stanno forse aumentando i poveri anche nei paesi ricchi, dove c’è la più alta concentrazione di eccedenza alimentare? E non è forse vero che sono proprio le stesse nazioni ricche che, per non perdere questo primato di abbondanza, spingono altri popoli a deforestare, a desertificare, ad incentivare la distruzione degli equilibri naturali della terra per continuare a produrre il surplus per i ricchi? Non è forse vero che dove maggiore è il morso della fame tanto più i ricchi occidentali vendono armi?
A questo punto non è più lecito domandarsi se a qualcuno potrebbe servire il cibo transgenico. Sembra proprio che in questo momento le biotecniche facciano più proseliti di quanti ne meriterebbero, proprio come un falso profeta.

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