Il razzo parte,si alza e da laggiù

lo guardan tutti con la testa in su.

Sale più in alto nel cielo turchino,

ormai si vede solo un puntolino.

 Si avvicina al satellite lunare

ma lo colpisce, invece di atterrare.

La luna dal gran razzo perforata

dal buco fa cadere limonata

Il liquido che cade, senza fallo, - bagna i cinesi e ognuno divien giallo:

gialli senza rimedi i cinesini - e gialli, per gli schizzi, anche i vicini.

 

Pisa, 16 luglio, dalle fogne della città.

Carissimo Stefano,

consegno questo mio messaggio ad un topo da fogna, laureato in papirologia anastatica, che deve partecipare, a Cattolica ad un convegno sul tema : " Papi, pappe, pepe e papiri nelle sculture lignee degli indigeni di Saliceta Buzzalino". Ha promesso di consegnartela direttamente al suo arrivo.

Come ricorderai, nell'ultima mia, ti avevo accennato al fatto che avevamo lasciato le spallette d'Arno per seguire un individuo misterioso.

All'improvviso, in Borgo stretto egli si ferma, apre un tombino stradale , e si cala rapidamente in esso. Prima di sparire ai nostri sguardi ha il tempo di bisbigliare: " Se odiate come me i moscardoni, seguitemi !".

Immediatamente tutti lo imitiamo sprofondando nelle viscere della città. Avanziamo cautamente in una cupa galleria, illuminata da lampadari in cristallo di Boemia appesi senza ordine alle sudice volte.

Pareti umide, grossi pipistrelli che ci sfiorano, enormi vermi luminescenti che appaiono e scompaiono, misteriosi squittii , ai nostri piedi una vita brulicante e misteriosa: siamo nelle fogne di Pisa.

L'essere dal mantello nero avanza sicuro: scende scalette, risale ripidi pendii, svolta senza esitazione per gallerie che appaiono improvvisamente ai nostri occhi; poi, d'improvviso si ferma: siamo giunti in un enorme caverna. Da un lato, addossati alle pareti valigie e bauli con le etichette delle più note località turistiche, al centro un enorme tavolo pieno di carte, in un angolo un letto a baldacchino in fa maggiore, stile rococò: siamo giunti nell'abitazione dell'individuo intabarrato. Faccio appena in tempo a notare alle pareti librerie ingombre dei testi scientifici più avanzati come l'intera raccolta delle figurine Panini, le ultime annate di Novella 2000, numerosi numeri della Settimana enigmistica, quando, con un gesto melodrammatico la nostra guida, ferma al centro della stanza, spalanca il mantello.

Un grido a stento trattenuto sale dalle nostre gole: ci troviamo di fronte ad uno splendido esemplare di ippopotamo, senza orecchie né coda, completamente sdentato e con un enorme cerotto sul ventre.

I nostri occhi dovevano esprimere così apertamente stupore, meraviglia e curiosità che prima che avessimo il tempo di aprire bocca il nostro ospite iniziò a parlare.

La scena era talmente drammatica che la signora Isabella Saltello nei Campi ha voluto ricamarla a punto e virgola su un cuscino di raso purpureo ora conservato in una baracchina per la rivendita delle angurie di Bagnacavallo. Una foto del lavoro é riprodotta nella tavola allegata.

Ecco comunque il racconto:

"Per quasi cinque anni ed otto mesi - vissi felice dentro lo Zambesi

ma, stanco di poltrire e di sguazzare, - mi prese un dì la voglia di viaggiare.

Afferro i soldi, corro all'agenzia: - "Fate i programmi, voglio andare via,

girar il mondo, veder novità - che sono stanco di star sempre qua.

Basta star con le scimmie e gli elefanti - voglio viver giornate più eccitanti !"

Scelgo le mete, faccio il passaporto, - mi imbarco sulla nave e ad ogni porto

come un bravo turista allegro scendo - vedo tutto, fotografo, riprendo

con la mia cinepresa monumenti, - chiese, musei e i luoghi più salienti.

Vedo Roma, l'Olanda, Timbuctù, - poi mi accingo a partir per il Perù

e qui giunto, con uno sforzo grande, - mi arrampico su su, fino alle Ande

e là fra cime, picchi, aspri burroni -mi imbatto nei feroci moscardoni.

Qui feci ciò che non dovevo fare, - tranquillo li incomincio a sbeffeggiare:

"Venite, su venite animaletti - che non porto cinture né cinghietti;

io non vi temo, mostri originali - non ho bottoni o lacci agli stivali.

Con me voi vi dovete accontentare - di guardarmi, tacere e digiunare ! "

Allor purtroppo un moscardon lubrico - rabbioso mi ha mangiato l'ombelico

e il danno, che pareva limitato, - ben presto assai più grave è diventato.

Si son rotti gli interni legamenti - e son cadute coda, orecchie e denti

e in men che non si dica sono sordo, - senza coda e sdentato come un tordo.

Per non esser da tutti sbeffeggiato - nello Zambesi me ne son tornato,

i moscardoni inseguo e senza fretta - preparo una terribile vendetta.

Assieme ora gridiamo in tutti i toni - sia morte agli spietati Moscardoni !"

 

I miei compagni si uniscono al grido: ben presto la sala risuona di "A morte! A morte!"

Ora resta soltanto da passare all'azione: mi accosto all'ippopotamo e gli dico: " Bisogna decidere che fare!".

Lui mi guarda stupito e risponde " Se ci sono le vipere nel mare? Certo che no, ma che c'entra?" io allora di rincalzo: "Qui ci vuole un piano d'azione!" e lui "Certo, certo, facciamo colazione".

Uno sguardo d'orrore corre fra noi: il poveretto, privato delle orecchie è completamente sordo. Come comunicare con lui?

Su questo interrogativo ti lascia con un abbraccio il tuo umidiccio genitore.

 

CONTINUA