Il
castello Carrù
dall'alto
Panorama
Monumento
al Bue Grasso |
Carrù si trova in provincia di Cuneo, al
margine della pianura piemontese verso le colline delle Langhe, sullo
sponda sinistra del fiume Tanaro.
Il territorio comunale ha una superficie
di Kmq 20,01, ad un'altitudine media di m. 364
Dista km 16 da Mondovì, Km 30 da Cuneo,
Km 32 da Alba e dispone dell'uscita sull'Autostrada A6 Torino-Savona.
CENNI STORICI
L'origine ed il nome del paese non sono documentati, ma anticamente il
territorio fu abitato da una popolazione celtica, i Liguri Bagienni,
dalla cui lingua si potrebbe risalire al significato di "fortezza
avanzata".
La lapide più antica fu rinvenuta presso la chiesa di San Pietro in
Grado e si riferisce probabilmente alla vittoria dei Romani sui Liguri
Stazielli della tribù Camilla (anno di Roma 630), riportando
l'iscrizione "Marco Fulvio sciolse volentieri e meritatamente il
suo voto agli Dei Mani".
Una piccola necropoli fu scoperta nel 1870 in località Abatina dagli
operai che costruirono la ferrovia Bra-Savona (alcuni riperti si trovano
presso il Museo d'Antichità di Torino).
Furono ancora ritrovate una pietra miliare raffigurante la lupa romana
ed un frammento di lapide in arenaria.
In tempi medioevali Carrù fu un villaggio dipendente dalla contea di
Bredulo, che nel 901 passò sotto la signoria dei Vescovi d'Asti e
dall'anno mille ebbero diritto feudale i signori di Manzano.
Questi, nel 1250, cedettero Carrù al Comune di Mondovì che, a sua
volta, lo rivendette a Pietro Bressano, riservandosi il diritto di
sovranità.
I Bressano, stringendo alleanze e sottomettendosi nel 1258 agli Angiò e
nel 1318 ai principi d'Acaia, mantennero il possesso di Carrù fino al
1370, anno dal quale appartenne al marchese di Monferrato.
Nel 1372, il duca Amedeo di Savoia concesse il feudo ai marchesi di Veva
e dal 14187 al conte Ludovico Costa, luogotenente di Ludovico principe
d'Acaia.
Tra il millecinquecento ed il milleseicento, Carrù subì assedi,
stragi, saccheggi e distruzioni da parte di truppe spagnole e francesi,
oltre a carestie e pestilenze.
Nel 1704, a seguito della guerra di successione spagnola, le truppe
piemontesi tennero prigionieri nel castello duecento soldati francesi e
spagnoli.
Nel 1706 ben trecentoventi carrucesi parteciparono alla difesa di
Torino, assediata dall'esercito francese.
Tra gli anni 1726-27-28, la comunità dovette rifornire numerose volte
le truppe austriache di passaggio, affrontando ingenti spese.
La sera del 23 aprile 1796 l'esercito francese si accampò sul piano
della Preosa, dopo aver sconfitto le truppe austro-piemontesi nelle
battaglie di Dego, Montenotte, Cosseria, Millesimo, San Michele e al
Bricchetto di Mondovì. Il generale Napoleone Bonaparte trascorse la
notte nella casa dell'avvocato Pietro Antonio Massimino, imponendo tasse
alla comunità per una somma complessiva di lire 60.539. L'indomani
partì per Cherasco, ove avvenne il noto armistizio con il Re di
Sardegna.
Nel 1799, dopo violenze e razzie dei francesi, arrivarono le truppe
austro-russe, accampandosi ed imponendo le forniture di varie derrate.
Dopo la vittoria di Marengo (14 giugno 1800), i francesi rientrarono a
Carrù, devastando la campagna ed imponendo nuove tasse, rimanendovi
fino al 1815, allorquando seguì il periodo della Restaurazione.
Durante la guerra di Liberazione, dal 1943 al 1945, sacrificarono la
vita 17 partigiani carrucesi, tra cui le medaglie d'oro Giuseppe Perotti,
Felice Cenacchio e Giacomino Curreno.
La fiera del bue grasso
La Fiera ha origini antiche, poiché si hanno notizie che fin dal 1473
si tenevano in Carrù di mercati di bestiame con frequenza
bisettimanale.
Il duca Vittorio Amedeo I, con un decreto in data 15 ottobre 1635,
concesse alla comunità carrucese di tenere una fiera annuale, da farsi
ricadere dopo la festa di San Carlo (4 novembre), per la durata di tre
giorni.
La prima fiera del bue grasso si svolse il 15 dicembre 1910 e fu
istituita per volontà dell'Amministrazione Comunale e del Comizio
Agrario di Mondovì per porre rimedio alla grave carenza di animali da
macello ed al conseguente aumento dei pressi della carne ed ora è
diventata un tradizionale appuntamento commerciale e folcloristico notevolmente ampliato, nonché
l'esposizione di macchine ed attrezzature agricole.
Nei ristoranti, fin dal primo mattino, è possibile degustare i piatti
tipici locali, quali il bollito con le salse e la minestra di trippe.
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