TORRONE   

Dolce natalizio per antica tradizione, delizia del palato, grande tentazione per adulti e piccini.
La sua storia comincia nella notte dei tempi e oggi il torrone ha raggiunto un livello di vera eccellenza, sia che venga preparato da un artigiano, sia che a prepararlo ci pensi l'industria: 
Ma per gustarlo...

 Ecco la sua storia:

I componenti tradizionali del suo impasto sono quattro: frutta secca (mandorle, oppure nocciole, noci o pistacchi), miele, albume d'uovo montato a neve, vaniglia. E il segreto della sua riuscita risiede semplicemente in una lunga e paziente cottura. Eppure pochi dolci possono vantare il numero infinito che annovera il torrone. Varianti stimolate dall'inossidabile successo che ha sempre accompagnato questa invenzione gastronomica probabilmente fin dalla notte dei tempi. Tra i suoi progenitori infatti c'è il "nucatum" (da nux-nucis, cioè noce), la cui ricetta a base di miele, noci e uova si trova nel "De  re coquinaria" (l'arte culinaria) firmato da Apicio nel 1° secolo dopo Cristo.
A rivendicare fin dal nome l'eredità di quell'antico dolce latino sono i francesi, che il torrone lo chiamano nougat (la cui derivazione etimologica da nucatum è evidente), mentre gli italiani hanno preferito accreditare nel loro vocabolario la voce spagnola turròn (dal verbo turran, cioè abbrustolire, tostare) per sottolineare che nocciole, mandorle o pistacchi, per poter essere miscelati a miele, albume e vaniglia, devono essere preventivamente passati in forno, proprio per la tostatura.
è singolare però che in tutti e tre i paesi latini questo dolce d'indubbia discendenza pagana sia strettamente legato alla festività più sentita della religione cattolica: in Spagna, dove i turròn di solito sono morbidi, l'unico a pasta dura, quello di Alicante, si mangia a Natale; in Francia dove è stato un tempo la specialità di Marsiglia e oggi lo è di Montèlimar, il nougat fa parte dei tredici dessert natalizi della tradizione provenzale; e in Italia dove il torrone è secondo solo al panettone come dolce per le feste di fine anno, le sue vendite si concentrano al 90% nella seconda metà di dicembre.
Ma come si prepara il torrone?
La ricetta suggerita dalla Grande enciclopedia della gastronomia per farselo in casa dà un'idea abbastanza precisa sia del rapporto tra gli ingredienti sia del procedimento da seguire. Con una avvertenza, però: si tratta di una ricetta ammodernata, nella quale una parte del miele è sostituita dallo zucchero e per la quale sono stati abbreviati i tempi di cottura. Tradizionalmente infatti miele e albumi venivano scaldati insieme a 80 85 gradi o impastati continuamente, in modo da far montare il bianco d'uovo nella caldaia. L'operazione durava da 10 a 20 ore dopo che si aggiungevano all'impasto vaniglia e mandorle leggermente tostate.
Qual è la ricetta migliore, quale il procedimento più valido?
Una sola cosa è sicura: la qualità del torrone è direttamente proporzionale alla qualità delle materie prime impiegate e al rispetto dei tempi di lavorazione.Il miele può essere infatti sostituito in tutto o in parte con sciroppo di glucosio o di zucchero invertito e al posto degli albumi d'uovo si possono utilizzare altri leganti,  come l'albumina, la gelatina o addirittura il latte, ma ne vanno di mezzo gli aromi e la leggerezza del prodotto finale. E le 10-12 ore di cottura si possono anche abbreviare riducendole a 3 o 4 ore, ma il torrone non è poi così croccante e si appiccica ai denti o alle dita.
Le diverse varianti si possono ottenere in due modi. Il più ovvio è quello di cambiare la frutta secca incorporata nell'impasto: al posto delle mandorle, cioè, usare nocciole, noci o pistacchi. Ma si può cambiare la consistenza della pasta: è sufficiente aumentare la quantità di albume per farla diventare man mano più morbida.
Incrociando queste due possibilità, le versioni si moltiplicano. A  godere del maggior favore in Italia sono tuttavia i torroni duri e croccanti: appartengono a questa tipologia i due più classici, rinomati e diffusi quelli di Cremona e di Alba. Il cremonese incorpora le mandorle, mentre l'albese è preparato con le nocciole delle Langhe. Molto più rari sono quelli alla noce o al pistacchio.
Un'improbabile leggenda vuole anzi che il torrone a Cremona, dove sarebbe stato inventato per le nozze di Bianca Maria Visconti col capitano di ventura Francesco Sforza, che si celebrarono in Duomo con grande sfarzo nell'anno di grazia 1441.

LA RICETTA DEL TORRONE

In una casseruola a fondo semisferico di rame non stagnato o di acciaio inossidabile far cuocere a bagnomaria 500g di miele chiaro con aggiunta di un pizzico di vaniglina.
Scaldate fino alla bollitura, mescolando in continuazione con una piccola spatola di legno;quando si raggiunge il punto di cottura detto "alla pala forte" (riconoscibile perché prendendo un po' di miele con la punta della spatola e facendolo cadere in acqua fredda dovrà rompersi come il ghiaccio), unite delicatamente poco alla volta 5 albumi d'uovo montati a neve. Si riprende la cottura e sempre mescolando, si riporta il composto al precedente stato della "palla forte"; poi si spegne il fuoco. A parte, in un altro recipiente simile, fate cuocere 650g di zucchero semolato con 2dl d'acqua, non appena lo zucchero si trasforma in caramello chiaro, versatelo lentamente e a filo sulla massa di miele e albumi, amalgamando il tutto.
Incorporate infine, 750 g di mandorle mondate e asciugate brevemente nel forno appena caldo. Rovesciate il composto ancora caldo, entro 4 righelli di metallo dello spessore di 2-3cm circa, accomodandoli su un tavolo ben spolverato di zucchero a velo. Portate allo stesso spessore tutta la massa, pareggiandola entro i 4 righelli con un mattarello abbondantemente cosparso di zucchero a velo, bagnate la superficie con un succo di limone filtrato e ricopritelo con un foglio di ostia, premendolo leggermente.
Capovolgete il composto e ripetete l'operazione. Tagliate il torrone ancora tiepido con un coltello a sega, ricavandone delle strisce larghe 4 cm circa e lunghe 12-15 cm. 

BUON APPETITO!!!

 
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