Il Calendario Giuliano

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Perché

Caio Giulio Cesare, al ritorno della campagna d’Egitto [durante la quale oltre a conquistare molte terre, imparò molto dagli astronomi orientali], riformò il Calendario e, per rimettere in fase la data con il ciclo solare (equinozio, solstizio …), decretò di aggiungere all’anno 708 a.u.c. [il 46 a.c. per noi], 90 giorni: 23 a febbraio e 67 fra novembre e dicembre.

Introdusse l’inserimento di un anno “bisestile” ogni quattro anni per pareggiare la discordanza tra anno solare ed anno legale.

Cesare Augusto corresse un errore di interpretazione del ciclo di quattro anni (che era stato interpretato di tre anni per ben 36 anni, dal 708 a.u.c. al 744 a.u.c.), e stabilì che fossero considerati comuni tutti gli anni compresi dal 745 al 756 a.u.c. per recuperare gli undici giorni in più introdotti con quell’errore.

Il conteggio degli anni a.u.c. proseguì anche dopo la fine dell’Impero romano nei primi decenni del Medioevo, finché il matematico e teologo Dionìgi il Piccolo, nel 1285 a.u.c. [532 d.c. per noi], avendo dedotto che Cristo era nato il 25 dicembre dell’anno 753 dalla fondazione di Roma pose le basi per l’introduzione della Nuova Era.

(Con un errore, tra l’altro, di cinque o sei anni di ritardo rispetto alla più accreditata data della nascita di Cristo).

è anche colpa dello zero...  

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