interventi
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28
marzo 2002
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Due sono i comitati che si battono sul fronte energetico tra Veneto ed Emilia-Romagna. Il primo in Romagna è sorto a seguito della prossima riconversione della Centrale Enel di Polesine Camerini sita nel Comune di Porte Tolle (funzionate ad olio pesante), il secondo, quello veneto, contro la realizzazione di un terminal gasiero a Porto Levante. Le cose sono collegate temporalmente. Questo mette ancor più in luce un paradosso. Enel non ha intenzione di utilizzare metano per la sua centrale, pur nella disponibilità futura che rappresenterà il terminal per le navi metaniere. Navi ne arriveranno, fin dal Venezuela, ma per portare all'Enel questo nuovo combustibile dal nome particolare: orimulsion.
"L'ENEL a Porto Tolle nel 1994 ha avviato un progetto di risanamento ambientale delle quattro sezioni da 660 megawatt che prevede, nel rispetto dei limiti di emissione imposti dal decreto ministeriale 12 luglio 1990, il miglioramento dell'efficienza di captazione e di affidabilità dei precipitati elettrostatici in contenimento degli ossidi di azoto in camera di combustione e l'utilizzo di olio combustibile Stz a minore contenuto di nichel, vanadio e di asfalteni. Oggi risulta di fatto ambientalizzata - nota del 17 gennaio 2000 al Ministero dell'industria - solo una delle quattro sezioni (sezione 4), e sono ancora in corso i lavori di adeguamento ambientale della sezione 1, fermo restante il limite temporale del 31 dicembre 2002 per l'ambientalizzazione di tutte le sezioni.
In una situazione, quindi, di grave ritardo rispetto all'adeguamento e risanamento previsto fin dal 1990. l'ENEL, a questo punto, ha pensato di aggiornare il progetto di ambientalizzazione della centrale, mutandone radicalmente il senso, ed invece di procedere verso combustibili meno inquinanti, ha richiesto la conversione degli impianti per l'utilizzo di un nuovo combustibile, l'orimulsion, motivando questa scelta con la necessità connessa al diverso contesto in cui l'ENEL stesso si muove, come soggetto che avvia il processo di privatizzazione e che si confronta con un mercato di un certo tipo. (Zanella - interpellanza n. 2-00245)"
Orimulsion sta per "emulsione dell'Orinoco". Informazioni più precise si ritrovano sul sito della Bitor Italia che lo commercializza in Italia.
"Sviluppato da Petròleos de Venezuela S.A. (PDVSA), l'Orimulsion® è costituito da una emulsione di bitume naturale (70%) in acqua dolce (30%), ottenuta tramite miscelazione meccanica e stabilizzata mediante l'aggiunta di composti ad azione tensioattiva (0.15%).
Il bitume naturale, un idrocarburo semi-solido caratterizzato da elevata viscosità a temperatura ambiente, proviene dalle vaste riserve del bacino del fiume Orinoco situate nell'est del Venezuela. Il processo di emulsione in acqua ha lo scopo di rendere agevole la movimentazione del bitume naturale, dando luogo a un fluido di viscosità molto minore e conferendo allo stesso tempo al prodotto le sue ottime caratteristiche di combustione. Inizialmente prodotto nella formulazione cosiddetta "100", da ottobre 1998 l'Orimulsion® viene fornito nella versione denominata "400". La nuova qualità di combustibile, sviluppata con l'obiettivo di migliorarne ulteriormente le caratteristiche ambientali e rispondere alle crescenti esigenze di produttività degli utilizzatori di tutto il mondo, è caratterizzata dall'impiego di un tensioattivo più "environmentally friendly" e da una ridotta viscosità."
Si tratta evidentemente non di un derivato petrolifero da processi di raffinazione, ma di un idrocarburo semi-solido che si ritrova allo stato naturale in queste aree del Venezuela. Al fatto che per la sua produzione non siano richiesti trattamenti particolari come i processi termici è dovuto il basso contenuto di IPA, idrocarburi policiclici aromatici, rispetto ad altri derivati petroliferi utilizzati come combustibile.
In Italia si è iniziato a parlare di Orimulsion a partire dal 1999. Il 22 febbraio di quell'anno è infatti giunta a Porto Torres la nave cisterna "Beryl" con un carico di 80 mila tonnellate destinato ad alimentare i due gruppi di generazione attualmente in esercizio presso la centrale Enel di Fiume Santo, sita nel comune di Sassari. La notizia di questo interesse per il nuovo combustibile era circolata mesi addietro sollevando la preoccupazione ed opposizione da parte delle amministrazioni di Sassari e Porto Torres, nonché delle popolazioni del nord-ovest della Sardegna, a causa del timore di ulteriori conseguenze negative in una zona già fortemente inquinata nella quale era stata rilevata una incidenza delle malattie neoplastiche e polmonari più alta della media regionale.
Dalla risposta dell'allora sottosegretario all'industria, Umberto Carpi, ad una interrogazione riguardante appunto Utilizzo del combustibile orimulsion nella centrale ENEL di Fiumesanto - Sassari, si poteva conoscere la cronistoria dell'introduzione di orimulsion nel nostro paese. Per la prima volta questo combustibile viene infatti nominato in occasione della firma definitiva dell'accordo, che coinvolgeva diversi ministeri e amministrazioni locali relativo alla riattivazione della centrale di Brindisi-sud. In quell'occasione, il Ministero dell'ambiente condizionò la propria firma dell'accordo, e quindi l'avvio della centrale di Brindisi sud, all'uso, in luogo di 500 mila tonnellate di carbone, di 500 mila tonnellate di orimulsion. L'accordo è del 25 luglio 1996 (ove tra l'altro è previsto che nella centrale di Brindisi sud sia utilizzato un quantitativo massimo di carbone pari a 2 milioni di tonnellate annue e, per quanto riguarda gli altri combustibili necessari alla produzione di 15 miliardi di chilovattora, anche olio combustibile ed emulsioni in acqua di bitumi naturali-orimulsion).
Ma il termine orimulsion compare ben prima. E' citato in quel ormai noto Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2 ottobre 1995, che ha suscitato tutto quello scalpore a proposito dell'assimilazione a combustibile del pet-coke, con il sequestro finale del petrolchimico di Gela. All'articolo 1, comma 3, il decreto annovera tra i combustibili liquidi, utilizzabili in impianti termoelettrici con potenza termica superiore a 50 megawatt, anche le emulsioni in acqua di bitumi naturali con contenuto di acqua non superiore al 35 per cento in peso, aventi un contenuto di zolfo non superiore al 3 per cento in peso ed un contenuto di vanadio e nichel, come somma, non superiore a 450 parti per milione.
Come sostiene Carpi: "Tale combustibile è stato ricompreso nel citato provvedimento a seguito dell'istruttoria tecnica articolata in varie audizioni, nonché nell'acquisizione di specifica documentazione, tra cui le analisi comparative per le diverse tipologie di combustibile."
Il problema è che la decisione di ricomprendere il combustibile tra quelli utilizzabili da impianti di più di 50 MW di potenza è stata presa acriticamente, tenendo conto solo dei dati forniti dal produttore, senza ulteriori studi né ambientali né tossicologici. Era anche vero, per essere precisi, che fino al 1995 l'utilizzo di combustibili alternativi in Italia non era normato, lasciando così libero un mercato che invece andava prima verificato. Viene inoltre confermata nella sede parlamentare come una prova di combustione con orimulsion fosse stata già tentata nella centrale Enel del Sulcis (Portoscuso) nel periodo dal 28 giugno al 7 luglio del 1993, informandone, tra l'altro, la regione Sardegna e le altre amministrazioni interessate.
A rendere perplessi e preoccupati gli abitanti di Sassari sono le voci che circolano sui pericoli nell'uso del nuovo prodotto e un certo alone di segretezza (industriale) che ha circondato la sua composizione. Quello che succede poi l'anno dopo è fonte di ulteriori allarmi. A Porto Torres, nel mese di febbraio 2000, un incidente interno alla centrale provoca una fuoriuscita di orimulsion. Secondo i responsabili di fabbrica, il tutto è stato risolto in breve tempo all'interno dello stesso impianto. Dopo qualche giorno nel litorale del nord della Sardegna vengono scoperti grandi quantità di "catrame sconosciuto". Immediatamente parte l'accusa nei confronti della centrale, analisi chimiche vengono effettuate da tutti i soggetti coinvolti l'Enel, la Bitor Italia e lo stesso Ministero dell'Ambiente. La Bitor si precipita a smentire: "Le nostre analisi chimiche sono inequivocabili. Tutti i valori del materiale carbonifero trovato sulla spiaggia non corrispondono all’orimulsion e nemmeno il suo aspetto. Nell’eventuale sversamento dell’emulsione si sarebbe notata una leggera pellicola sopra l’arenile". Il fatto non troverà spiegazioni.
Oggi i suoi detrattori portano altri elementi negativi contro l'utilizzo dell'emulsione. "Un progetto di ricerca (Externe) della Commissione Europea ha evidenziato come l'Orimulsion, per il suo alto contenuto di solfuri, sia comparabile ai combustibili pesanti e contenga, tra l'altro, concentrazioni di metalli pesanti quali il vanadio, il nickel e il mercurio (circa il doppio del petrolio) molto pericolosi per la salute umana." Se in effetti si va a considerare il testo del DPCM del 1995, firmato dall’allora Presidente del Consiglio Dini, mentre per l’olio combustibile e il petrolio greggio è fissato un contenuto massimo di nichel e vanadio non superiore come somma a 230 ppm, per l’orimulsion è tollerato un contenuto dei due metalli in misura doppia, cioè fino al limite di 450 parti per milione.
Il problema non è solo l'utilizzo in sé del bitume venezuelano, ma è anche la decisione di sfruttarlo in un territorio così delicato e protetto come il Delta del Po. Non a caso la legge regionale istitutiva del Parco regionale Veneto del Delta del Po, 8 settembre 1997 n. 36, faceva espresso riferimento all'utilizzo di combustibili puliti prevedendo all'articolo 30 che: "le centrali vengano alimentate a gas, metano ed altre fonti alternative di pari o minore impatto ambientale rispetto a quelle attuali". E sapere che recentemente sia l'Inghilterra che la Florida hanno rifiutato analoghi progetti di riconversione di centrali a base di utilizzo di orimulsion certamente rafforza la convinzione.
Altri rischi deriverebbero dal trasporto attraverso le petroliere in quanto, in caso di dispersione in mare, "gli effetti sulla fauna non si conoscono e un suo recupero sarebbe reso estremamente difficile dal fatto che l’orimulsion non sta a galla ma si presenta, una volta in acqua, a circa 70-80 cm dal pelo dell’acqua sino a depositarsi nei bassi fondali. "
Un ulteriore motivo di preoccupazione riguarderebbe lo smaltimento delle scorie di combustione. A questo proposito vi sarebbero "discordanze circa le informazioni sugli impianti di smaltimento delle ceneri e dei residui di combustione, notizie ripetute dicono che il contratto stipulato per il trasferimento delle ceneri in Inghilterra sia stato rescisso per il contenuto radioattivo di queste ultime, si dice che, inoltre, in parte le ceneri vengano disperse in mare e il resto trova stoccaggio, in attesa, nelle ex miniere di Canaglia (CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA Ordine del giorno n. 4 del 10 marzo 2000)."
Contro l'allarme generato da queste voci, che, in quanto voci, non avrebbero dignità di menzione se non fosse per comprendere quale tipo di clima si è creato nei confronti della riconversione della centrale ad orimulsion, possono essere raccolte informazioni utili nel sito della Bitor Italia. Se è pur vero che la posizione della Bitor non possa che essere interessata non si deve per lo meno sottovalutare come i dati raccolti siano frutto di studi condotti da laboratori di ricerca italiani o internazionali, la cui veridicità è facile verificare con altre analisi. Riportiamo solo una delle tabelle presenti nel sito, rimandando alla lettura del resto delle pagine della Bitor per soddisfare eventuali altre esigenze informative.
TABELLA 2: Concentrazioni di Idrocarburi Policiclici Aromatici e Sostanze Organiche Volatili nell'Orimulsion® e in un Olio Combustibile Denso (mg/kg)
Composto |
Orimulsion (1) |
Orimulsion (2) |
Olio comb.denso (3-4) |
Benzo(a)antracene |
3.5 |
3.2 |
1160 |
Benzo(a)pirene |
0.8 |
1.2 |
826 |
Benzo(b)fluorantene |
n.d. |
0.9 |
n.d. |
Benzo(j)fluorantene |
n.d. |
n.d. |
n.d. |
Benzo(k)fluorantene |
1.2 (k+j+b) |
n.r. |
71.3 |
Dibenzo(a,h)antracene |
n.r. |
n.r. |
153 |
Antracene |
n.r. |
n.r. |
1270 |
Naftalene |
1.2 |
1.5 |
9960 |
Pirene |
9.6 |
10.2 |
3050 |
Fenantrene |
14.3 |
70 |
7060 |
Crisene |
13.5 |
11.4 |
1830 |
Benzene |
0.2 |
n.d. |
25 |
Toluene |
1.4 |
n.d. |
175 |
Xilene |
5.9 |
n.d. |
450 |
Etil-benzene |
4.3 |
n.d. |
75 |
Somma composti R45 |
4.9 |
n.d. |
³1409 |
n.r. : non rilevato/n.d.: non determinato (1) Fonte: Università
di Urbino. |
Tornando al prologo dobbiamo tuttavia dire che, quando la vicenda ha ricevuto gli onori della cronaca, quando i parlamentari si sono mossi per ricevere le necessarie informazioni sui pericoli corsi dai sassaresi, il sottosegretario Carpi aveva fornito una risposta più che esauriente:
"Per quanto riguarda le esperienze maturate in campo internazionale, in primo luogo, l'orimulsion viene attualmente utilizzato a pieno regime in Danimarca, Lituania, Giappone, Cina e Canada; in secondo luogo, l'orimulsion viene utilizzato anche nella centrale inglese di Ince, attualmente chiusa e dismessa per motivi economici legati alla situazione specifica e comunque indipendenti dal tipo di combustibile utilizzato. Con un rapidissimo inciso, devo dire che il mio appassionamento personale per l'uso di orimulsion è, sia ben chiaro, uguale a zero. I protocolli di navigazione e le procedure di attracco delle navi trasportanti orimulsion sono del tutto simili a quelli relativi agli altri prodotti petroliferi: in particolare, è previsto l'uso esclusivo di navi a doppio scafo. Circa la convenienza economica, l'orimulsion, pur presentando necessità logistiche del tutto analoghe a quelle dell'olio combustibile, ha un prezzo, a parità di contenuto energetico, notevolmente inferiore, assicurando peraltro un'effettiva diversificazione per quanto concerne gli approvvigionamenti dei combustibili medesimi (problema serio per il nostro paese)."
Ma la cosa più interessante è che Carpi allega alla sua relazione
l'estratto di una indagine eseguita dal Gestore Elettrico nella centrale di
Brindisi il quale ha condotto per circa un anno una fase di esercizio utilizzando
l'emulsione.
"Al termine del predetto periodo, protrattosi in modo non continuativo dal 10 febbraio 1998 al 31 gennaio 1999 (nel corso del quale sono state utilizzate oltre 800 mila tonnellate di prodotto approvvigionate mediante tredici navi), sono state maturate esperienze sugli aspetti ambientali riportate in un apposito rapporto inoltrato solo al Ministero dell'ambiente lo scorso 10 febbraio. ….Infine, risulta che il Ministero dell'ambiente si avvia a predisporre un tavolo tecnico (in realtà è in ritardo) per la determinazione di una procedura di verifica in ordine all'utilizzo dell'orimulsion, al fine di pervenire, entro il mese di aprile, ad una valutazione dell'impatto territoriale derivante dall'uso di detto combustibile. Dal Ministero dell'ambiente mi è giunta una precisazione sull'iniziativa assunta, nel senso che ho ora ricordato; vi sarà un'ulteriore sperimentazione relativa all'orimulsion."
Riguardo a quello che farà il Ministero dell'Ambiente è noto quanto segue:
"Per svolgere la verifica il Ministero dell'ambiente si sta valendo del CNR e di un gruppo tecnico per la valutazione comparata delle emissioni della centrale termoelettrica; il 21 maggio scorso fu effettuata una prima ricognizione sugli impianti di Brindisi, per concordare le modalità di esecuzione della sperimentazione e l'inizio dei campionamenti. Alla luce di quanto emerso dalla relazione preliminare, le emissioni di biossido di zolfo e di ossidi di azoto risulterebbero per il carbone pari al 60 per cento del valore per l'Orimulsion, che pertanto non supera i limiti imposti dall'autorizzazione ministeriale; invece, in termini di flusso di massa il monossido di carbonio risulta per l'Orimulsion essere superiore al 30 per cento del valore riscontrato per il carbone. Il decreto autorizzativo del 10 maggio 1990 non prevede però un limite al monossido di carbonio, che, in effetti, non viene considerato un inquinante significativo; per quanto attiene le sostanze organiche volatili, i valori riscontrati sono molto bassi (Valerio Calzolaio, risposta a interrogazione 29 settembre 1999).
Riguardo ai contenuti dell'indagine ambientale svolta a Brindisi questo è l'estratto:
Ambiente di lavoro. In ottemperanza alla normativa vigente, è stata redatta la valutazione dei rischi relativi all'impiego di orimulsion sulla prima sezione della centrale termoelettrica di Brindisi sud.
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Ambiente esterno Emissioni atmosferiche. Le emissioni gassose dell'unità ad orimulsion, così come quelle delle altre unità, sono monitorate tramite il sistema di misura delle emissioni (SME); tale sistema prevede la rilevazione e la registrazione in continuo delle concentrazioni di SO2, NOx, CO, polveri ed O2 nei fumi al camino. Il sistema è attivo dal dicembre 1996. Si riporta di seguito la media dei dati rilevati durante l'intero periodo di funzionamento ad orimulsion: Media di concentrazione misurata nel periodo febbraio 1998-gennaio1999 |
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Composto |
(mg/Nm3) |
SO2 |
292 |
NOx |
143 |
Polveri |
26 |
CO |
105 |
In sintesi, dalle analisi dei dati raccolti, si riscontra un ampio rispetto dei limiti attualmente vigenti; in particolare valgono le seguenti conclusioni:
Un'analoga campagna di prova era stata eseguita sullo stesso impianto con funzionamento ad olio combustibile STZ nel periodo 24 luglio-3 agosto 1997. È, pertanto, possibile effettuare un confronto dettagliato delle emissioni tra le due condizioni di esercizio (olio combustibile ed orimulsion) che può essere riassunto nella conclusione che per tutti i parametri utilizzati, eccetto per i composti BTEX, le emissioni, durante il funzionamento ad orimulsion, sono risultate inferiori a quelle relative al funzionamento ad olio combustibile STZ, a loro volta già decisamente al di sotto dei limiti di legge. Il confronto diretto non è significativo per i composti BTEX poiché solo per uno di essi (toluene), il valore rilevato è stato superiore al limite di rilevabilità strumentale. Acqua di scarico. Non risultano differenze significative né qualitative, né quantitative, sulle acque di scarico provenienti dall'impianto funzionante ad orimulsion, rispetto al funzionamento con olio combustibile. Nell'autorizzazione agli sversamenti in mare delle acque di scarico, ai sensi della legge n. 133 del 1992, è stato previsto uno studio delle acque antistanti la centrale di Brindisi sud. Tale studio è stato eseguito dall'Istituto di biologia marina della provincia di Bari. Da esso non si rilevano influenze sull'ambiente marino derivante dall'utilizzo degli impianti di desolforazione dei fumi e dell'orimulsion. Territorio. Per desolforare i fumi dell'unità 1 di Brindisi sud, di potenza pari a 660 MW, sono state utilizzate 18 t/h di farina di calcare con elevate caratteristiche di purezza. Questo quantitativo è di circa il 30 per cento superiore a quello richiesto, a parità di potenza, per l'olio combustibile ATZ e comporta un aumento nel consumo annuo di prodotto di circa trentamila tonnellate. La produzione di gesso dell'unità 1 di Brindisi sud, funzionante ad orimulsion, a pieno carico è di circa 35 t/h, contro le 25 t/h dell'olio combustibile ATZ. La produzione del gesso non determina invece alcuna ricaduta diretta sul territorio, in quanto, come noto, tutto il prodotto, in virtù della sua elevata purezza, è attualmente avviato al recupero. Le ceneri leggere di combustione vengono captate dai precipitatori elettrostatici (depolverizzatori) e sono classificate, sulla base di apposita perizia chimica, come rifiuto speciale non pericoloso (cod. CER 100199). Esse sono raccolte granulate prima della loro cessione completa al fornitore dell'orimulsion, che le trasferisce negli Stati Uniti per recuperare materiali pregiati quali vanadio e nichel. Il recupero avviene, nel rispetto di tutte le normative previste per trasporti transfrontalieri di rifiuti non pericolosi. |
Come si può leggere le conclusioni sono alquanto tranquillizzanti.Tutti questi timori sarebbero dunque infondati. Semmai si può discutere sulla sistematica incapacità delle amministrazioni e dei ministeri dei rendere trasparenti i dati, quando naturalmente questi ci siano.
Per finire un breve inciso sulla valutazione della qualità ambientale di un combustibile. Se non dovremo ricorrere di nuovo al nucleare e fintanto non troveremo altre fonti di energia alternative in grado di soddisfare le esigenze del paese, è inevitabile bruciare combustibili fossili. In ogni processo di combustione si originano sostanze inquinanti, il combustibile migliore è quello che, a parità di condizioni di esercizio, ne produce meno. Tenendo in considerazione i relativi fattori di emissione il carbone e' il piu' inquinante in assoluto da tutti i punti di vista: si originano anidride solforosa, ossidi di azoto e particolato. L'olio combustibile, invece, e' migliore ma di poco, mentre il metano e' primo per caratteristiche ecologiche.
La scelta del combustibile non è tuttavia solo un fatto di mero rispetto ambientale, ma deve tener conto anche dell'aspetto economico. Oggi, secondo Enel, per rimanere competitivi sul mercato libero dell'energia, è più conveniente utilizzare bitume venezuelano facendolo arrivare via mare, che bruciare metano subito disponibile in loco. Se pensiamo che con la legge Lunardi il CIPE ha recentemente approvato un progetto, con l'avallo del Ministero dell'industria, che prevede lo sfruttamento di 15 giacimenti in alto Adriatico attraverso la creazione di 19 piattaforme, per un totale di 83 pozzi, la costruzione di una grande piattaforma offshore per il trattamento di 6 miliardi di metri cubi di gas metano l'anno e la realizzazione di 130 chilometri di gasdotto che dal mare dovrebbe arrivare, fino a Manerbio in Emilia, la scelta di importare orimulsion è quantomeno cotradditoria.
Ma senza attendere il via alle estrazioni c'è già un VIA che è stato emesso, quello per la costruzione dell'isola artificiale a 17 km dalla costa dove verrà installato il terminal per le navi metaniere che trasportano il gas in forma liquida a meno 162 gradi. Il metano, il cui volume è così ridotto di 600 volte, verrà poi sciolto e immesso in una conduttura sotterranea larga un'ottantina di centimetri che sbuca a Cavarzere, dove sarà costruita una cabina di una trentina di metri quadrati che serve alle misurazioni, e da lì ritorna sottoterra per immettersi nella grande rete di distribuzione lunga migliaia di chilometri che corre sotto l'Italia.
Alla luce di tutto ciò la riconversione ad orimulsion potrà essere anche ambientalmente sostenibile, e questo ci si augura che venga dimostrato nel corso dell'inchiesta pubblica sulla procedura di VIA aperta dall'Enel, ma difficilmente potrà essere considerata opportuna.
Si chiude con una notizia ANSA di lunedì 25 Febbraio 2002:
"Enel, minori costi per il carburante
Non solo finanza nell'incontro con gli analisti. Franco Tatò ha illustrato le linee guida delle quattro divisioni del gruppo energetico. Forti investimenti nelle reti che dovranno portare maggiore efficienza, misurata dal tempo di attesa per l'interruzione del servizio che scenderà del 50% nel 2006. Nella distribuzione di acqua e gas l'obiettivo è la seconda posizione in entrambi i settori nel medio termine. Salirà del 60% la produzione di energia da fonti rinnovabili mentre centrali per 4.500 Mwatt diventeranno a ciclo combinato ed impianti per 5.200 Mwatt saranno trasformati a carbone e orimulsion. L'obiettivo è l'avvicinamento alla best pratice Europea a fine piano, per un'efficienza termica cresciuta del 9% ed un calo dei costi per il carburante del 30%. L'energia distribuita passerà da 35 milioni a 40 milioni di tonnellate di olio equivalente. In questo momento Enel sale dello 0,16% a 6,32 euro."