interventi
24 settembre 2002

Non è infrequente leggere di conseguenze al territorio determinate da eventi meteorici di inusitata intensità, come è ormai purtroppo quotidiana la litanìa dolente sui mali del nostro paese prodotti da decenni di incuria e aggressione selvaggia. Sebbene nessuno possa sostenere di non conoscere lo stato di grave dissesto nel quale versa tante parte del suolo italiano, quando le tragedia accadono c'è sempre la rincorsa alla ricerca dei perché, quasi a giustificare la sorpresa. Gli errori tuttavia continuano ad essere commessi e solo per un motivo, la volontà di dimenticare. Il fastidio di dover riconsiderare iniziative, di bloccare imprese, di modificare progetti alla luce di una insostenibilità ambientale che è concreta, non più solo teorica, porta spesso a rinchiudere nel cassetto le carte, i testi, le raccomandazioni che dovrebbero guidare l'agire pubblico nel governo delle città.

Al lungo elenco di notizie ed esortazioni a fare qualcosa si aggiunge anche la seguente, una interpellanza sul dissesto della città di Napoli che è purtroppo un manifesto di come le cose non dovrebbero mai essere. Anche questa interrogazione, come molte altre, serve a capire.

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute

Per sapere - premesso che:

- ancora una volta la città di Napoli sale agli onori della cronaca per il primo acquazzone di fine estate;
- le notizie di cronaca informano che il primo bilancio dei danni provocati dal nubifragio della notte tra il 14 e il 15 settembre registra 300 famiglie sfollate, 25 edifici dissestati, 50 voragini aperte, 30 muri di contenimento danneggiati;
- come da copione, Napoli ancora una volta risulta travolta dal fango;
- i danni ammontano a qualche centinaio di miliardi di lire;
- il sindaco di Napoli, onorevole Rosa Russo Jervolino, ha dichiarato, così come in passato il sindaco Bassolino, lo stato di calamità;
- ci è dato leggere, niente meno, della richiesta dei geologi napoletani che sollecitano la mappatura del sottosuolo napoletano;
- tutto quanto è cosa già vista al punto che gli eventi atmosferici verificatisi in Napoli nel 1996 a causa dei quali fu sconvolta tanta parte del tessuto urbano, determinarono da parte della Commissione ambiente e territorio del Senato l'istituzione di una commissione di indagine conoscitiva sulle condizioni geostatiche del sottosuolo napoletano nella seduta del 18 dicembre 1996;
- il documento XVII, n. 2 approvato dalla 13 Commissione del Senato nella seduta del 20 marzo 1997 fu illustrato dai senatori Carcarino (maggioranza) e Maggi (minoranza);
- la parte rilevante della relazione comunicata alla presidenza del Senato il 26 marzo 1997 recita: "la particolarità di Napoli nasce dalla concomitanza di diversi fattori: ...massiccia diffusione dell'abusivismo edilizio tanto che appena il 50 per cento dei vari interventi edificatori sul territorio è realizzato con le regolari autorizzazioni delle pubbliche amministrazioni essendo il rimanente 50 per cento frutto di attività abusive che quindi sfuggono al controllo e al censimento ai fini di una corretta pianificazione territoriale.
- Una particolare sottolineatura meritano le condizioni della rete dei sottoservizi soprattutto fognari ed acquedottistici ma anche di gas, elettrici, telefonici e di cablaggi che spesso interferiscono in misura considerevole con le caratteristiche dei suoli attraversati.
- Come ampiamente illustrato nella documentazione tecnica acquisita, i sottoservizi fognari ed idrici oltre a presentare un diffuso stato di vetustà soffrono di una carenza di manutenzione ultradecennale. Sono quindi una realtà le frequenti lesioni della rete idrica e soprattutto di quella fognaria. La prima registra perdite fra il 25 e il 30 per cento, la seconda, per quanto riguarda il centro della città, risale al 1915 e sopporta un carico per successivi allacci di almeno quattro volte quello di progetto, il tutto, come detto, in assenza da decenni di manutenzione.
Ed è proprio la rete fognaria che costituisce il primo e più serio pericolo in quanto in essa confluiscono, prive di una propria rete di raccolta, le acque piovane, trasformando la normale condotta a pelo libero in condotta a pressione. In questo caso, diventano sovraccaricati gli stessi depuratori che quindi non sono più in grado di funzionare e scaricano liquami in mare o sul suolo con ulteriori conseguenze negative sull'ambiente...";
ed in altra parte continua come segue: "in sintesi, è accreditabile come opinione consolidata che l'instabilità del territorio napoletano è dovuta all'intreccio tra il precario stato della rete fognaria, l'insufficienza e gli squilibri della rete dei sottoservizi, l'esistenza nel sottosuolo di una rete di cavità e cunicoli in parte non ancora monitorate, l'instabilità dei versanti, l'infiltrazione di acque superficiali.
- Il territorio di Napoli è perciò caratterizzato da diverse predisposizioni al dissesto di natura idrogeologica, alcune nettamente antropiche, altre legate esclusivamente alla dinamica naturale, altre legate alla evoluzione naturale dei versanti aggravata dalla presenza umana.
- Il peso antropico coinvolge essenzialmente le colline napoletane interessate da interventi edilizi, spesso parzialmente o totalmente abusivi, che hanno impermeabilizzato il suolo impedendo l'assorbimento di parte dell'acqua piovana che ruscellando irregolarmente a valle, a volte anche in maniera torrentizia, provoca fenomeni erosivi facilitati dalla natura del terreno costituito da pozzolana e da pomici suscettibili a simili fenomeni dinamici, o peggio ancora eventi franosi che quand'anche di modeste dimensioni risultano pericolosi perché rapidi ed improvvisi.
- Questi fenomeni si riscontrano in particolare sulla collina dei Camaldoli e sul versante settentrionale della collina di Posillipo.
- Il negativo intervento umano si registra anche lungo i versanti delle colline di Pianura, Soccavo, eccetera in quanto interessate da sbancamenti recenti e da più antiche cave a cielo aperto, che hanno creato molte rotture di pendenza con incremento vistoso dell'energia cinetica delle acque piovane di corrivazione capaci di una forte erosione superficiale con vistoso trasporto di materiale a valle.
- Sempre in riferimento alla situazione collinare non può non farsi menzione anche delle cause naturali che rendono instabili i versanti. Orbene è da tener presente che la instabilità potenziale viene definita come vocazione delle aree ad una maggiore o minore instabilità geomorfologica e viene valutata sommando, per ogni area, la litologia dei terreni, la pendenza dei versanti, la giacitura degli strati.
- A tal proposito le aree a naturale erosione sono localizzate sul versante meridionale della collina dei Camaldoli e nell'aera della conca di Agnano.
- Per quanto riguarda la stabilità legata alle cavità sotterranee scavate nel tufo giallo, essa interessa essenzialmente il centro storico e le zone collinari. Nel centro storico però il vero pericolo non è causato dalla presenza delle cavità, generalmente di dimensioni ridotte ed in buone condizioni statiche, ma dai pozzi di accesso chiusi in alto da tavole di legno e che tendono a collassare o per il marcire delle stesse o per le infiltrazioni d'acqua provenienti dai sottoservizi idrici (acqua e fogna) con produzione di grosse voragini che mettono in grave pericolo anche la stabilità degli edifici. Nelle zone collinari i problemi si presentano ancora più gravi in quanto le cavità di queste zone sono costituite da antiche cave di tufo sotterranee di grandi dimensioni.
Spesso l'escavazione è stata condotta in maniera selvaggia senza curarsi della staticità finale. Il pericolo in questa zona è ancora più concreto in quanto esistono numerose ed instabili cavità spesso sconosciute.
Cave sotterranee esistono anche nelle zone di Capodichino, qui si è in presenza di cave di pomice conosciute come "tane di lapillo". Queste strutture, presenti a quattro-cinque metri al di sotto del piano campagna, cedono facilmente essenzialmente per infiltrazioni di acqua e per vibrazioni, causando voragini e dissesto agli edifici.
Infine, la zona orientale è interessata da una falda molto superficiale mediamente intorno ai tre metri del piano campagna, che presenta innalzamenti locali provocando fenomeni di allagamento di alcune aree, in particolare nella zona del centro direzionale.
- Dato tale contesto, diviene ancor più significativa la circostanza che allo stato attuale:
emerge una carenza di interventi preventivi da parte degli organi tecnici e di attività di controllo e sorveglianza in occasione della esecuzione dei lavori pubblici;
- non si ha il quadro cronologico degli sprofondamenti, dei dissesti alle condutture e della ubicazione degli eventi nelle varie parti della città con diverse morfologie e pendenze;
- non è stato sino ad ora possibile, per mancanza di adeguata strumentazione, individuare le "logiche" secondo le quali sono avvenuti ed avvengono gli sprofondamenti;
- manca una mappatura delle fenomenologie interessanti il territorio negli ultimi trent'anni;
non sono stati attivati con la dovuta tempestività gli adempimenti regionali previsti dalla legge n. 183 del 1989 con riferimento all'attività pianificatoria delle Autorità di bacino...";
- la stessa relazione suggerisce in 17 punti alcune proposte normative e tecniche o di interventi da effettuarsi a diversi livelli istituzionali nell'area di tutto il comprensorio napoletano, dal momento che le cavità sono presenti anche nei comuni dell'area Flegrea e dell'area a nord e ad est di Napoli -:

quali iniziative siano state prese a livello nazionale e locale per rimediare al dissesto geostatico del soprassuolo e del sottosuolo napoletano;
se non si ravvisino, inoltre, gravi omissioni da parte degli enti competenti, stabilito che gli ultimi eventi atmosferici ripropongono le stesse deficienze, gli stessi limiti, la stessa incuria sottolineati già dalla commissione di indagine conoscitiva;
se non si ritenga opportuno promuovere un'inchiesta in relazione alla vicenda citata.
(4-00767)

Risposta.

- In riferimento ai quesiti posti dall'interrogante in merito al violento nubifragio abbattutosi su Napoli nella notte tra il 14 ed il 15 settembre 2001, ed agli ingenti danni da esso provocati, tali da determinare la dichiarazione dello stato di calamità da parte del sindaco di Napoli, si riferisce quanto segue.
- L'indagine conoscitiva sulle condizioni geostatiche del sottosuolo napoletano proposta dalla XIII Commissione permanente del Senato della Repubblica, così come ricorda l'onorevole interrogante nell'interrogazione in oggetto, individua le principali cause nella concomitanza di fattori diversi come l'esistenza di un reticolo di cavità e cunicoli in parte non ancora monitorati, i pozzi di accesso, l'instabilità dei versanti dovuta a fattori naturali (natura dei terreni giacitura degli strati e pendenza dei versanti) e antropici (interventi edilizi, sbancamenti, cave), l'infiltrazione di acque superficiali, l'abusivismo edilizio, le condizioni della rete dei sottoservizi interferenti con le caratteristiche dei suoli attraversati e carenti di manutenzione, con particolare riferimento alla rete fognaria e acquedottistica.
- Per quanto riguarda le specifiche problematiche connesse alle cavità sotterranee presenti nel sottosuolo della città, si ricorda che, a seguito di un evento estremo verificatosi nell'inverno 1996/97, con Ordinanza del Ministero dell'interno n. 2509/97 il Sindaco di Napoli è stato nominato Commissario straordinario per l'emergenza sottosuolo, con il compito di svolgere, attraverso il supporto di un Comitato tecnico, un'indagine sullo stato del sottosuolo, di esaminare i progetti esecutivi redatti allo scopo di eliminare le situazioni più urgenti di provvedimenti, e per i quali fosse possibile un rapido affidamento dei lavori, di formulare pareri per la progettazione di ulteriori interventi di emergenza per eliminare situazioni di pericolo per instabilità del sottosuolo e dei versanti, di caratterizzare lo stato di dissesto del sottosuolo e dei versanti nella città di Napoli e di individuare un quadro organico di interventi secondo criteri di priorità connessi al rischio.
- Dal rapporto di fase, redatto nel mese di aprile 2000, emerge un primo quadro conoscitivo dei dissesti e, nello specifico anche delle cavità sotterranee (numero, stensione, tipo, eccetera), nonché una stima delle risorse necessarie per procedere agli interventi di messa in sicurezza del territorio, valutate complessivamente in circa 5.600 miliardi di lire. Tali risorse comprendono interventi per la rete fognaria e di drenaggio, per le cavità, per opere di sostegno, per i costoni tufacei, per i pendii in terreni sciolti.
- Per la messa in sicurezza delle sole cavità sotterranee le risorse necessarie ammontano, secondo tali stime, a circa 1.100 miliardi di lire e sono valutati in 270 miliardi i fondi relativi all'esecuzione degli interventi prioritari sulle cavità che presentino condizioni prossime al limite di stabilità.
- In generale, si fa presente che la particolare situazione del territorio del Comune di Napoli va inquadrata in un più ampio contesto di problematiche inerenti la difesa del suolo a scala nazionale.
- A tale proposito, si rileva che l'Agenzia di protezione civile ha redatto il "Piano degli interventi strutturali per la riduzione del rischio idrogeologico in aree urbane ad altissima vulnerabilità dal quale emerge un fabbisogno di 1.623 miliardi di lire per interventi prioritari in nove città italiane.
- Riferendosi, poi, all'intero Paese, gli studi redatti dalle Autorità di Bacino indicano in 18.920 miliardi di lire le risorse necessarie alla realizzazione degli interventi più urgenti in aree a rischio idrogeologico molto elevato.
- Volendo ragionare secondo una programmazione con prospettiva decennale, è stato valutato un fabbisogno di 63.301 miliardi di lire per la realizzazione di interventi di difesa del suolo finalizzati alla sistemazione complessiva dei bacini idrografici.
- Per quanto riguarda i fondi di competenza del Ministero dell'ambiente, specificamente destinati alla riduzione del rischio idrogeologico, nelle annualità 1998 e 1999-2000, sono stati finanziati in Campania 47 interventi urgenti a valere sulle risorse del decreto-legge 180/98, per un importo di 67,435 miliardi di lire.
La regione Campania dispone di ulteriori fondi ex decreto-legge 180/98 relativi alle annualità 1999-2000 per un importo complessivo di circa 19 miliardi di lire (9,30 milioni di euro). La regione sta inviando le proposte di interventi redatte dalle Autorità di Bacino a valere sulle predette risorse. Su tali proposte è in corso l'istruttoria dei nuovi programmi da parte della segreteria del comitato dei ministri per i Servizi tecnici nazionali e gli interventi in materia di difesa del Suolo.
- Si fa presente che, in relazione alle risorse disponibili a livello nazionale per interventi urgenti di riduzione del rischio idrogeologico per l'annualità 2001 (circa 187 miliardi di lire corrispondenti a 96,58 milioni di euro) e per l'annualità 2002 (circa 181 milioni di euro), si potrà valutare la possibilità di promuovere il finanziamento degli interventi più urgenti di riduzione del rischio idrogeologico nell'area urbana di Napoli, già individuati nel Piano predisposto dall'Agenzia di protezione civile, con specifico riguardo agli interventi per i quali si disponga di un idoneo livello di progettazione, al fine di una loro rapida attuazione.
Con riferimento infine ai fondi ex legge 183/89 e, specificamente, al decreto del Presidente della Repubblica 331/01 "Ripartizione dei fondi finalizzati a finanziamento degli interventi in materia di difesa del suolo per il quadriennio 2000-2003", alla regione Campania sono assegnate risorse per un importo totale di 68,24 miliardi di lire (33,18 milioni di euro). Le Autorità di bacino hanno approvato in sede tecnica (Autorità di bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno) e istituzionale (Autorità di bacino interregionale Sele e regionali Campania nord-occidentale, Sarno, Destra Sele e Sinistra Sele) nel mese di dicembre 2001 i programmi di intervento.
- L'area urbana di Napoli ricade nel territorio di competenza dell'Autorità di bacino regionale Campania nord-occidentale: nell'ambito dei programmi approvati con Delibera di Comitato Istituzionale n. 11 del 14 dicembre 2001 relativi alle risorse di cui al decreto del Presidente della Repubblica 331/01 ed alle risorse del decreto-legge 180/98 annualità 1999-2000, ripartite con DGR n. 1951 dell'11 maggio 2001, non sono inseriti interventi di riduzione del rischio idrogeologico nell'area urbana di Napoli. Peraltro, si ricorda che l'Autorità di bacino con nota prot. n. 5759 del 17 dicembre 2001 ha chiarito che "i disagi che hanno interessato il territorio del comune di Napoli sono dipesi dalla gestione delle reti dei sottoservizi, sia fognarie che acquedottistiche. Tale competenza non rientra tra quelle tassativamente attribuite alle Autorità di bacino ex lege n. 183 del 1989" ma, ai sensi dell'OPCM. n. 3100 del 22 dicembre 2000, tra quelle affidate al Commissario di Governo, nominato per il comune di Napoli. Alla luce di tali considerazioni, l'Autorità precisa che, "potendo procedere alla redazione del piano di bacino per stralci, si è riservata solo in un secondo momento di elaborare e redigere il Piano delle cavità del sottosuolo, che influenzerà solo di riflesso la manutenzione e gestione delle reti dei sottoservizi, laddove le relative disposizioni saranno subordinate al rispetto dei contenuti del piano stesso".

- Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

 

 

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