interventi
28 febbraio 2002

Alla fine il Ministro Marzano non ce l'ha fatta più. Era da ottobre che l'annuncio era stato dato. Un decreto sulla base del quale venivano a cadere molte delle pregiudiziali alla costruzione di centrali turbogas nel nostro paese. Purtroppo la consultazione con le Regioni sul testo approntato dal Ministero non aveva ancora trovato l'auspicato assenso finale e il Ministro, spazientito da questi ritardi, ha deciso per l'atto d'imperio. Ha cioè emanato un decreto-legge, una misura estrema che è giustificata da condizioni di emergenza e che si dovrebbe utilizzare solo raramente. In passato, giova ricordarlo, dello strumento del decreto-legge se ne è fatto un abuso sistematico e solo a seguito di un intervento della Corte Costituzionale c'era stato un ridimensionamento del fenomeno.

In questo caso la misura d'urgenza è giustificata da un deficit energetico. Come dice l'incipit dell'art.1 il Ministro si è risolto alla estrema decisione "..al fine di evitare l'imminente pericolo di interruzione di fornitura di energia elettrica su tutto il territorio nazionale e di garantire la necessaria copertura del fabbisogno nazionale...". Del resto anche il Gestore della Rete è d'accordo, stiamo raschiando il barile. Se è salva la forma, vediamo ora la sostanza.

Al 31 dicembre 2001, come sostiene l'amministratore delegato del Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale, Pier Luigi Parcu, le procedure di Via, per le quali č stato sia presentato lo studio di impatto ambientale risultavano 25 per un totale di 15.558 Mw. Nel 2001, sono state collegate alla rete 13 nuove centrali di produzione, con un incremento della potenza installata di 754 Mw. Di questi impianti, 8 sono centrali incentivate Cip6 (per 294 Mw) mentre le altre 5 sono una geotermoelettrica (20 Mw), una convenzionale (250 Mw), due idroelettriche (70 Mw) e un'altra a gas e biomasse (120 Mw).

Il decreto-legge ha una validità di 60 giorni, poi può essere reiterato, ma, almeno in teoria, è all'interno di questo termine dovrrebbe essere approvato dai due rami del Parlamento. E' cosa nota che ben difficilmente la conversione del testo si attua integralmente, anzi, è spesso vero che dell'articolato originale si porta a casa ben poco. Quel poco è però importante, è infatti sufficiente che ci sia la norma di salvaguardia, una formula del tipo "..sono fatti salvi i provvedimenti e gli atti conseguenti stipulati nel corso di validità del decreto-legge..", perchè il risultato sia raggiunto.

Mai come in questo caso gli effetti avranno la loro rilevanza in quanto l'obiettivo dichiarato è di semplificare il procedimento autorizzatorio per la " ......costruzione e l'esercizio degli impianti di energia elettrica di potenza superiore a 300 MW termici, gli interventi di modifica e ripotenziamento, nonché le opere connesse e le infra-strutture indispensabili all'esercizio degli stessi.." Volendo, si può immaginare quante autorizzazioni si riescono a rilasciare in due mesi.

Diciamo subito che, rispetto alla bozza precedente, data alle stampe in ottobre, siamo all'essenziale. Molti aspetti sono stati tralasciati come per.es la valutazione della compatibilitā dell'iniziativa con il sistema energetico e la sua fattibilitā con riguardo alla pianificazione e programmazione regionale e locale in materia di attivitā produttive e di produzione di energia.

Ancora: non c'è più necessità di disegnare l'iter con precisione perchè nel frattempo è stata approvata la legge 21 dicembre 2001, detta altresì Lunardi dal nome del Ministro che l'ha portata in Parlamento. Questa prevede la revisione della normativa in materia di V.I.A., valutazione di impatto ambientale, quando si tratti di "insediamenti strategici" ai quali le centrali elettriche sono per l'appunto state equiparate. Già il fatto che le opere siano dichiarate di "pubblica utilità" pone una seria ipoteca sulla volontà di applicazione del procedimento di VIA. Il fatto che si tratti anche di "insediamenti strategici" non sembra certo una dichiarazione di stima per lo strumento preventivo dell'"enviromental impact assessment".

Illustri costituzionalisti hanno visto infatti nella cosidetta legge-obiettivo un modo evidente di ergere una muraglia a difesa della scelta di realizzare grandi opere e installare grandi impianti. Con il rimando alla delibera CIPE che ne ha descritto l'elenco, opere ed impianti sono stati scientemente autorizzati con un provvedimento legislativo che allo stesso tempo è anche amministrativo, un monstrum giuridico che di fatto impedirebbe ricorsi al TAR da parte di cittadini o comitati, se non degli stessi enti locali. E' di oggi la notizia che la Regione Emilia-Romagna si è convinta al grande passo: un ricorso appunto alla Consulta contro i contenuti della Legge Lunardi, tutti tesi a rimuovere il principio del decentramento che è stato appena introdotto al titolo V della nostra Carta Costituzionale.

Per tornare al procedimento di VIA questo non si svolge più su un binario parallelo rispetto all'istruttoria svolta presso il Ministero delle Attività Produttive ma costituisce parte integrante dello stesso. Il tutto si apre con la richiesta del proponente, comprensiva del progetto preliminare e dello studio di impatto ambientale, e si chiude entro il termine di centottanta giorni dalla data di presentazione. Al procedimento sono ammesse le amministrazioni interessate, sempre tenendo presente che la votazione sarà a maggioranza. Della regione coinvolta, che pure detiene una competenza "concorrente" sulle politiche energetiche, si acquisirà l'intesa. L'ente locale, il Comune, sarà solo sentito. L'autorizzazione costituisce variante urbanistica. Manca solo un tappeto di rose e fiori.

Come chicca finale, "..fino al 31 dicembre 2003, è sospesa l'efficacia dell'Allegato IV al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 dicembre 1988, dell'articolo 15 della legge 2 agosto 1975, n. 393, del decreto del Presidente della Repubblica 11 febbraio 1998, n. 53 relativamente alle centrali termoelettriche e turbogas, alimentate da fonti convenzionali, di potenza termica complessiva superiore a 300 MW."

Se questo non è decisionismo.

 

 

 

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SBLOCCA-CENTRALI: MARZANO HA MESSO IL TURBO