interventi
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24
settembre 2002
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No, non si sta discutendo del bel libro di Ray Bradbury, ma di storie di casa nostra che, per le singolarità che presentano, per i paradossi o le contraddizioni che offrono, per l'involontaria comicità di alcune delle situazioni in esse descritte, sembrano appartenere ad un altro pianeta. Ne diamo un breve resoconto.
Capitolo 1°
"Barbieri e parrucchieri in crisi …depurativa." La questione è: gli scarichi prodotti dagli acconciatori sono effettivamente più inquinanti degli scarichi domestici, considerati in regola? Il tutto è dovuto ad una modifica della normativa nel comune di Belluno, dove i problemi sono iniziati nei primi anni Novanta, quando un intervento della magistratura ha portato ad una serie di controlli a tappeto e a sanzioni penali per sessanta operatori.
In provincia di Belluno i parrucchieri sono circa 340 e solo una decina di essi ha un laboratorio munito di depuratore. Le cose sono complicate dal fatto che all'interno di uno stesso comune esista una grossa disparità fra le attività già avviate e i casi di trasferimento, subentro e nuovi insediamenti, per i quali si prevede la richiesta di autorizzazione e l'adozione di un impianto di depurazione. Oltre alla sensibilizzazione delle Amministrazioni Comunali si è provveduto anche ad interessare il Parlamento con apposite interpellanze, finora senza esito.
La vertenza riguarda quell'aspetto della normativa antecedente al D.leg 152/99, purtroppo ripresa dallo stesso decreto, che permette agli scarichi di alcune attività produttive o di servizio di rientrare nel più mite trattamento giuridico previsto per quelli di tipo domestico (si veda l'articolo "….). Il casus belli è stato generato probabilmente dalla evidente colorazione dei liquidi di rifiuto.
Sul perché la cosa sembri riguardare solo la provincia di Belluno tuttavia il mistero rimane.
Capitolo 2°
"L'aeroporto non si amplia senza VIA." Slitta di due anni il progetto da 60 miliardi di vecchie lire che dovrebbe far decollare l'aeroporto di Pescara. Lo stop è del Ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli: all'iter per l'approvazione del piano di sviluppo dello scalo aereo manca la VIA nazionale. La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Comune, Regione, Enac, Enav e Provveditorato alle opere pubbliche presi di sorpresa. Tutto per colpa del Sindaco di San Giovanni Teatino che ha scritto a Roma chiedendo una verifica.
Non c'è voluto molto, basta leggersi la normativa. Non solo, bastava leggersi la pronuncia di compatibilità ambientale pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale di febbraio c.a., concernente il "progetto relativo al piano di sviluppo aeroportuale dell'aeroporto "Galileo Galilei" di Pisa - S. Giusto, da realizzarsi in Comune di Pisa presentata dalla Società aeroporto toscano (S.A.T.) Galileo Galilei S.p.A., con sede in Aeroporto Galileo Galilei - 56100 Pisa".
Forse è perché a volte manca il tempo di leggere.
Capitolo 3°
"Rifiuti o non rifiuti, this is the question." Ancora a proposito di buchi, meglio di scavi e delle terre che si estraggono dalle gallerie. L'interrogazione sull'esclusione delle terre da scavo, anche se contaminate, dalla definizione di rifiuto è arrivato in Commissione UE.
La Signora sig.ra Wallström a nome della Commissione ci informa che "Ai fini della direttiva quadro le terre da scavo sono considerate rifiuti in quanto rientrano nel concetto di "disfarsi", anche se inerti e/o destinate (come d'altronde si auspica e ci si attende) ad un successivo riutilizzo. Questi materiali, se non sono gestiti correttamente, hanno un reale o potenziale impatto negativo sull'ambiente, in termini di dissesto del suolo, pericolo di smottamenti ecc."
Già nel 1997 la Commissione era intervenuta nei confronti della normativa italiana in quanto il decreto legislativo 5 febbraio 1997 n. 22, che recepisce nell'ordinamento nazionale le direttive comunitarie sui rifiuti, nella versione originaria escludeva dal suo campo di applicazione "i materiali non pericolosi che derivano dall'attività di scavo" (articolo 8, secondo comma, lettera c). Il decreto è stato in seguito modificato e la norma è stata soppressa.
Conclude la Sig.ra: "Alla luce di queste considerazioni, la legge 21 dicembre 2001, n. 443, che esclude le terre e rocce da scavo dalla nozione di rifiuto anche quando contaminate, potrebbe essere in contrasto con la normativa comunitaria sui rifiuti.
La prudenza non è mai troppa.
Capitolo 4°
"Quando la Regione nicchia." La notizia della nuova lettera di messa in mora inviata dall'Unione europea all'Italia per cattiva applicazione della direttiva 85/337 Cee sulla valutazione di impatto ambientale, è stata accolta dalla popolazione di Muros in Sardegna con enorme soddisfazione. Anche in questo caso si è dovuti ricorrere alla Commissione UE per l'atteggiamento "liberale" della Regione che non riteneva applicabile la VIA sul proprio territorio, in particolare per le attività estrattive.
"Gentile onorevole - scrive la commissaria Ruth Frommer -, le comunico che, in riferimento alla situazione descritta nella sua interrogazione scritta 1171/2001, relativa ad "Attività minerarie in Sardegna e valutazione di impatto ambientale", la Commissione ha inviato all'Italia una lettera di messa in mora complementare, per cattiva applicazione della direttiva 85/337 Cee sulla valutazione di impatto ambientale".
"Una prima lettera di messa in mora - continua la Frommer -, ex articolo 10 del trattato Cee, era stata inviata in precedenza alla Repubblica italiana soltanto per contestare il ritardo delle autorità italiane nel rispondere alla relativa richiesta di informazioni".
Per la cronaca le attività estrattive sono una delle poche tra le opere e progetti elencati nelle direttive UE ad essere "sempre" sottoposte alla disciplina, sia alla VIA vera e propria che alle procedure di screening a seconda dell'estensione della cava o dei quantitativi di materiali estratti.
Dopo le proteste e a seguito della presentazione dell'interpellanza europea era stato approvato un emendamento dal consiglio regionale sardo in materia di cave e miniere che aveva sospeso tutte le autorizzazioni finora rilasciate dall'Assessorato Attività Produttive.
La cosa singolare era che già da diverso tempo prima un parere emesso dall'Assessorato Ambiente della stessa Regione sosteneva invece l'applicabilità delle direttive UE.
Capitolo 5°
"Gorizia. Progetto di centrale termoelettrica approvato in Regione, ma nessuno ne sa niente. Dovrebbe sorgere a Sant'Andrea." Questo il titolo del quotidiano.
Si stenta a crederci, ma con le parole dell'assessore i dubbi si dissipano: "Confesso che questa notizia mi giunge nuova - sottolinea Bon -. Se non fosse stato per il Wwf probabilmente tutto sarebbe passato sotto silenzio almeno sino alla richiesta al Comune del parere di compatibilità urbanistica".
In effetti il progetto è stata discusso e approvata dalla Commissione tecnico consultiva per la Valutazione dell'impatto ambientale della Regione, durante un incontro tenuto alla Direzione regionale dell'ambiente della Regione Friuli Venezia Giulia. Ma la notizia è circolata grazie agli esperti delle associazioni ambientaliste che sedevano allo stesso tavolo.
L'iter prevede che dopo l'approvazione della Direzione regionale dell'Ambiente la pratica passi al Comune per l'autorizzazione di compatibilità urbanistica. "In realtà il Comune può fare ben poco - continua Bon - perchè la sua non è una valutazione di tipo ambientale ma esclusivamente urbanistica".
Ci si può sorprendere del silenzio ovattato nel quale è immersa l'amministrazione goriziana, ma, ancor di più colpisce l'inefficacia dell'azione amministrativa limitata all'espressione del "parere urbanistico". Sull'affermazione che Il Comune non possa esprimersi in merito all'impatto ambientale dell'opera si deve sollevare infatti un velo, anzi, una tovaglia.
Capitolo 6°
"Sgomberate tutte le case senza fogne!" Il sindaco di Marano ordina lo sgombero di tutte le abitazioni sprovviste di fogne fino alla riapertura del collettore agli autoespurghi. Millecinquecento i nuclei familiari a rischio di sgombero. L'eccezionale provvedimento causato dalla grave emergenza ambientale determinata dalla chiusura dell'impianto di Cuma, presso il quale non è più consentito lo smaltimento dei liquami provenienti dagli espurghi di pozzi neri.
In questa zona la maggior parte delle abitazioni sono sprovviste di fogne e lo smaltimento dei liquami è interamente affidato agli autoespurgo. Non c'è alternativa possibile allo sgombero, sostiene il Sindaco, pertanto ha ordinato che "tutte le abitazioni situate in zone sprovviste di fogne dinamiche e servite dai pozzi neri vengano sgomberate fino a quando non si ripristini la possibilità di conferire al depuratore i reflui domestici prelevati da autoespurghi".
L'ordinanza è di giugno, poiché non vi sono stati seguiti, confidiamo che sia stata revocata. Probabilmente si trattava di una insolita provocazione per ottenere il ripristino dell'impianto di depurazione.
La domanda che ci si dovrebbe porre è se l'impianto sia in grado di lavorare al meglio con l'arrivo di tutti questi scarichi indiretti (anzi, rifiuti liquidi), o se lo stop fosse dovuto proprio a disfunzionamenti causati da questa alimentazione forzata. Certo è che con l'ordinanza del Sindaco si è inaugurata una nuova forma di emergenza ambientale, che tanto ricorda le vignette di Sturmtruppen (non fate l'onda!)