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Indagine conoscitiva sulla situazione e sulle prospettive del settore energetico

X COMMISSIONE
ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO
INDAGINE CONOSCITIVA

Seduta di venerdì 23 novembre 2001

Audizione dei rappresentanti di Confapi

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione e sulle prospettive del settore dell'energia, l'audizione di rappresentanti della Confapi.
Sono presenti il presidente, onorevole Roberto Maria Radice, ed il responsabile dell'Ufficio ambiente, dottor Walter Regis. Essendo previste per questa mattina tre audizioni, dovremmo cercare di rispettare i tempi previsti e contenere lo svolgimento di questa audizione entro i 45 minuti. Ringraziando nuovamente il presidente della Confapi, onorevole Radice, gli do la parola per un primo intervento; successivamente, raccoglieremo le osservazioni da parte dei colleghi.


ROBERTO MARIA RADICE, Presidente della Confapi. Signor presidente, la ringrazio per questo invito che ci offre l'opportunità di esprimere il nostro parere su un tema così importante, soprattutto per le piccole e medie imprese. Raccogliendo l'esortazione a rispettare i tempi previsti, cercherò di essere conciso nella mia esposizione, dal momento che gli argomenti da trattare sono molti.
Qualche giorno fa, a Milano, in occasione di un convegno sui problemi della piccola e media industria - in cui anche lei, signor presidente, era presente - ho molto apprezzato il rettore dell'università Bocconi quando, nel suo intervento, ha chiarito con una espressione significativa la situazione che si sta verificando nel mondo delle piccole e medie imprese, e cioè che nessuno si sognerebbe di andare a correre la maratona di New York con uno zaino pieno di sassi sulle spalle. Ebbene, quello che sta accadendo nel mondo delle piccole e medie imprese è proprio questo. Non mi riferisco al confronto tra le imprese italiane e quelle che operano nei paesi dell'est europeo, o in quelli poveri e sottosviluppati, dal momento che si tratta di realtà con le quali non trovo giusto un paragone, sia sul piano dei costi sia delle problematiche. Mi riferisco, semplicemente, ai nostri partner e concorrenti europei nei cui confronti noi chiediamo di operare, per lo meno, nelle stesse condizioni. La piccola e media industria, unanimemente e da sempre riconosciuta come l'asse portante dell'economia nazionale, è sempre penalizzata ogni qualvolta si passa dalle affermazioni di principio alle realizzazioni concrete.
Le difficoltà sono sempre moltissime e non è questa la sede per entrare nel dettaglio degli aspetti fiscali, della mancanza di infrastrutture, dei problemi del mondo del lavoro, dell'accesso al credito e così via. Tuttavia, uno dei sassi più grossi che abbiamo nello zaino è rappresentato proprio dal problema dei costi energetici. Lo stiamo ripetendo da molto tempo: ho rinvenuto traccia di questi temi già in alcuni miei interventi di dieci anni fa, quando ero presidente dell'Api Milano e dell'Api Lombardia. La situazione di monopolio (che in passato caratterizzava il settore dell'energia elettrica) avrebbe dovuto conseguire la finalità di consentire al paese di avere costi energetici sufficientemente bassi e concorrenziali; ma se procedessimo ad un paragone tra i diversi mercati monopolistici dovremmo indagare sulle ragioni per cui in Italia i costi dell'energia sono così alti rispetto ad altri paesi.
Oggi, la scelta che è stata effettuata sul nucleare ci penalizza terribilmente. Non voglio riaprire questo discorso politico perché, attualmente, è ben lungi da me l'idea di una opzione a favore dell'energia nucleare, ma è chiaro che tutto questo lo stiamo pagando.
Recentemente, si è compiuta la scelta di uscire dal regime monopolista, liberalizzare e privatizzare, instaurando un regime di libera concorrenza allo scopo di abbattere i prezzi. Tuttavia, sino ad oggi, questo non è avvenuto e cominciamo a domandarci come mai dobbiamo pagare l'energia così cara. Ho letto il resoconto dell'intervento di ieri dei rappresentanti di Confindustra presso questa Commissione e non posso non condividere quanto è stato affermato sulle cause di una situazione di cui il mondo dell'impresa patisce le conseguenze. Noi, che rappresentiamo la piccola e media industria, dobbiamo sottolineare questi aspetti anche con maggiore veemenza, perché rispetto alla grande siamo più penalizzati, come risulta dall'esame delle tariffe che risultano ancora più onerose. Quindi, il sasso nel nostro zaino è più pesante: è un macigno.
Allo scopo di effettuare un'analisi ed un maggiore approfondimento, ho provato ad esaminare alcune bollette elettriche della mia impresa e ho chiesto ad alcuni amici imprenditori di inviarmi le loro, per poter fare altrettanto. Innanzitutto, ho incontrato una notevole difficoltà di lettura e invito tutti a riflettere su questo aspetto. Si parla tanto di trasparenza, ma queste bollette dell'ENEL sono un gioco che presenta mille trabocchetti in cui cadere, con conseguente penalizzazione. Solo un tecnico può conoscere i problemi relativi alle potenze impegnate, ai picchi e così via. Sono tutti aspetti giusti e corretti, ma sovente utilizzati in maniera scorretta. Tutti sappiamo che se i picchi nel consumo di energia elettrica superano il limite della potenza impegnata è necessario pagare un costo aggiuntivo. Tuttavia, mi è stato riferito che, da qualche tempo, il superamento del limite durante un solo mese penalizza le bollette di tutto l'anno. Ritengo che ciò sia scorretto. Quando ero ancora imprenditore, e curavo questi particolari con più attenzione, ricordo che ciò non accadeva. Si tratta di una informazione che mi è giunta soltanto stamattina, poco prima di questa audizione, perciò mi riservo di approfondirla meglio; vi invito a considerarla con beneficio di inventario e, magari, a verificarla, se anche l'ENEL dovesse essere ascoltato in una audizione presso questa Commissione. Tuttavia, il dottor Regis - seduto al mio fianco -, che si è occupato di queste ricerche ed ha avuto numerosi contatti, mi conferma tale circostanza.
Dunque, il costo tariffario dell'energia elettrica è decisamente superiore rispetto a quello di altri paesi e non sempre comprensibile per via di aggiunte e modifiche varie, nonché dei cosiddetti conguagli, a causa dei quali le penalizzazioni vengono imposte con ritardo, quando i bilanci sono già chiusi.
La soluzione a tali problemi può risiedere, innanzitutto, nella massima accelerazione del processo di privatizzazione e nell'approvazione di norme che pongano il mercato in condizione di essere realmente concorrenziale e, come tale, indurre una riduzione dei prezzi. Dovrebbe trattarsi di uno dei compiti di questo Governo; le richieste in tal senso sono state unanimi e su questa strada sembra essersi avviata anche l'Autorità garante della concorrenza del mercato.
Quanto ai consorzi, essi dovrebbero operare sul cosiddetto libero mercato che, per quanto riguarda il mondo delle piccole e medie imprese ancora non esiste, dato che non c'è fornitura di energia elettrica e la rete di contatti non funziona: ci sono incontri e offerte ma, in ultima analisi, si tratta di un mercato fasullo. A mio avviso, non si può parlare neppure di oligopolio ma ci troviamo ancora strettamente in un regime di monopolio nel quale, signor presidente, l'ente che dovrebbe essere preposto alla fornitura di energia ad una delle strutture portanti del paese, ai costi più bassi, attua invece una politica con finalità ben diverse dai suoi compiti istituzionali. Quando poi leggo che questo stesso ente intende acquistare acquedotti ed entrare nel settore della telefonia non posso che oppormi e chiedere che un regime del genere sia modificato.
Tuttavia, esistono anche alcune possibili soluzioni abbastanza immediate che, però, non vengono attuate e non se ne comprende la ragione. Il sospetto è che ci sia interesse a difendere e ed a tutelare questo mercato monopolistico che consente larghi guadagni. Ci sono paesi che hanno privilegiato l'energia nucleare e oggi dispongono di tanta elettricità da potersi permettere di venderla a bassissimo costo: ebbene, compriamola! Acquistiamo il petrolio anche da molto lontano, mentre questa energia proviene da paesi relativamente vicini. A mio avviso, esiste una difficoltà di ordine tecnico e manca la volontà di superarla: il potenziamento della rete degli elettrodotti attraverso la quale sarebbe facilitata la via di accesso dell'energia nel nostro paese.
Per quanto attiene al gas, in questo momento ho un minor numero di rilievi da formulare, poiché in questo settore ci si sta muovendo e si è molto più avanti. Sarebbe un sogno se in quello dell'energia elettrica ci fossero situazioni concorrenziali almeno paragonabili.
Quanto alle possibilità alternative di produrre energia elettrica in Italia, esse devono essere agevolate sia dal punto di vista legislativo sia mediante incentivi. A questo proposito, desidero anche invitare il Ministero dell'economia, già Ministero delle finanze, ad esaminare le modalità con le quali agevolare queste produzioni a costi vantaggiosi: ci sono opportunità di recupero nel settore idroelettrico e dell'energia solare, grazie anche ai più recenti sviluppi tecnologici, e sarebbe opportuno procedere a importanti defiscalizzazioni in questo ambito.
Concludo, sottolineando che in vari paesi del mondo il problema dei rifiuti, per molti aspetti drammatico, è stato ampiamente risolto, ottenendo il doppio risultato di liberarsene e di produrre, con essi, energia. Su questa strada, purtroppo, siamo ancora molto indietro. Ci sono state resistenze da parte di alcune forze politiche, come lei sa perfettamente, signor presidente; mi auguro che con questo Governo si verifichino rapidi cambiamenti e ci si possa avviare alla soluzione del problema, tanto più che lo smaltimento con metodi tradizionali ha un costo, soprattutto quando questi rifiuti devono essere trasportati in treno fino Germania. Dovremmo iniziare a ragionare nello stesso modo di molti paesi civili, come quelli del nord Europa: basti pensare che esiste un inceneritore nella città di Montecarlo e nessuno se ne lamenta, tanto da essere ancora definita Costa azzurra. Sarebbe auspicabile che imparassimo ad impiegare i combustibili da rifiuti, o anche tecniche più sofisticate che consentano la loro completa utilizzazione, allo scopo di produrre energia.

PRESIDENTE. Ringrazio vivamente il presidente Radice e do ora la parola ai colleghi che intendano formulare osservazioni.

MASSIMO POLLEDRI. Ringrazio il presidente della Confapi, di cui condivido la maggior parte delle osservazioni svolte e buona parte delle proposte avanzate, per il contributo dato ai lavori di questa Commissione.
In primo luogo, mi ha colpito il raffronto con la grande industria, e vorrei che il presidente della Confapi lo sottolineasse un po' di più, perché credo che in questo paese si dovranno operare delle scelte strategiche e non si potrà puntare su tutto e su tutti. La mia opinione è che il tessuto della piccola e media impresa sia un fattore strategico: anche se lo sostiene una parte politica fortemente radicata nel nord, credo che il successo del sistema Italia sia dovuto alla capacità, molto dinamica, della piccola e media impresa. Tuttavia, negli anni a venire, dovremmo effettivamente compiere delle scelte a livello di sistema Italia e quindi decidere su cosa puntare, perché adesso mi sembra che si vada avanti con questo "zaino", ma credo che la competitività sia difficile da conseguire.
Pertanto, in politica si deve scegliere; ad esempio, su questioni come il costo della bolletta. Rispetto ad altri paesi venne fatta in passato una scelta differente, di tipo sociale, che tutto sommato mi sento anche di condividere, per cui il costo della bolletta ha un valore sociale per la famiglia. Se però analizziamo gli aspetti relativi alla produzione, bisognerà effettivamente scegliere su cosa puntare. Al riguardo, vorrei che la riflessione su questo punto venga approfondita ancora un po'.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Vorrei soffermarmi su un paio di questioni. La prima riguarda l'affermazione che il presidente della Confapi, che ringrazio per il contributo fornito alla nostra indagine conoscitiva, ha fatto nella prima parte del suo intervento riguardo alla condivisione delle dichiarazioni rese ieri in questa sede dal rappresentante della Confindustria. Vorrei ricordare al presidente Radice che il rappresentante della Confindustria ha proposto di portare il soggetto dominante ad un livello inferiore al 30 per cento nel settore della generazione, però ha anche ricordato quali siano le difficoltà per arrivare alla realizzazione di un effettivo processo di liberalizzazione.
Al riguardo, lei ha fatto riferimento alla possibilità di comprare energia prodotta all'estero da impianti nucleari. Nulla quaestio, salvo il fatto che mi sembra che ciò venga già abbondantemente praticato nel nostro paese. Il problema, a mio avviso, è invece quello di comprendere quanto la piccola e media industria possa avvalersi di un effettivo processo di liberalizzazione che, peraltro, prevede nel giro di un breve arco di tempo l'abbassamento della soglia dei clienti idonei. Credo che, da questo punto di vista, la soggettività del mondo industriale ed economico possa contribuire a realizzare le condizioni affinché domanda ed offerta si incontrino ad un livello consono a quello atteso da un mercato che possa effettivamente essere considerato tale.
La seconda questione riguarda le fonti di differenziazione nel processo produttivo di generazione di energia. Lei ha fatto riferimento alla possibilità di implementare il settore idroelettrico; non mi risulta che vi siano le condizioni in un settore che oggi, almeno a livello nazionale, risulta maturo se non (anche in questo caso) attraverso l'acquisto di energia da altri paesi che possano implementare l'attività in tale ambito.

PRESIDENTE. Do ora la parola al presidente Radice per la replica.


ROBERTO MARIA RADICE, Presidente della Confapi. Ringrazio innanzitutto l'onorevole Polledri per le parole di simpatia rivolte al mondo della piccola e media industria, riconoscendone il valore e l'importanza nell'economia del paese. Onorevole Polledri, il problema è proprio questo. Anche se una parte di mercato libero, molto piccola, ha comunque cominciato ad esistere, quella parte di mercato libero risulta appannaggio solamente della grande industria a causa di una serie di vincoli che sono stati posti, ed i piccoli e medi imprenditori, anche se stanno iniziando ad organizzarsi attraverso la forma dei consorzi (come mi hanno riferito), incontrano grandi difficoltà ad intraprendere l'attività.
Come dicevo prima, pur nella difficoltà di lettura, esiste un problema di costi. In questo ambito, siamo all'assurdo: si va dalle 130 lire alle 300 lire ed esistono altre penalizzazioni; guarda caso (si potrebbero fare una serie di considerazioni), se lei va leggere, ritrova nella fascia alta dei costi tutto il mondo delle piccole e medie imprese. Vi è la possibilità di acquisto a prezzi più interessanti, che restano comunque sempre alti. Al riguardo, riconosco che la Confindustria ha pienamente ragione negli interventi fatti e nelle lamentele evidenziate: non è solo la piccola e media industria che paga un retaggio, ma lo paga purtroppo anche la grande industria. Non mi sono spinto in un'analisi di questo genere, ma visto che nelle audizioni successive ascolterete il parere anche di commercianti, artigiani e altri piccoli operatori, ritengo che proprio dal mondo degli artigiani e delle microimprese il tenore delle lamentele si alzerà ancora di più. Ecco, dunque, la ragione della richiesta di un intervento abbastanza immediato in questo settore. Passando all'intervento e alle domande dell'onorevole Quartiani riguardo agli acquisti dall'estero (che in parte oggi già esistono anche se non sono così forti), si pone al riguardo un limite tecnico. Infatti, così come per il gas occorrono gli oleodotti, e se non vi sono tubi sufficientemente capaci non è possibile trasportarne più di tanto, così vale anche per l'energia elettrica (che viaggia sui fili), dove la quantità trasportata dipende dalla capacità dell'elettrodotto. Guarda caso, su questo fronte esistono due ordini di grandezza di difficoltà. Nel primo, esistono difficoltà costituite dalla necessità di avere permessi per iniziare la costruzione di tali elettrodotti; nell'altro, la penalizzazione è data dal fatto che gli elettrodotti sono ancora in mano all'ENEL che opera in regime monopolistico chiedendo costi eccessivi per il passaggio (ecco perché, come dicevo prima, si può pensare di essere ancora in un regime di tipo quasi monopolistico).
Se lei osserva le tariffe richieste per il passaggio, scoprirà che da lì provengono molti soldi che poi vengono investiti nel settore della telefonia o nel piacere di acquistare gli acquedotti o di espandersi al di fuori del proprio settore. Ora, mi sta bene che una azienda privata faccia il proprio business in tutti i sensi, ma nel momento in cui l'azienda privata opera in un mercato concorrenziale, le sue scelte possono essere a vantaggio o a detrimento della sua politica, perché se compie scelte di un certo tipo e si espande maggiormente in altri mercati, può perdere fette di mercato o addirittura uscirne. Non mi scandalizzerei se un domani l'ENEL volesse uscire anche dal mercato dell'energia elettrica, per dedicarsi ad altre attività, nel momento in cui tale mercato in Italia dovesse divenire un mercato libero, concorrenziale, con costi tali da non penalizzare le nostre imprese. Per quanto riguarda il settore idroelettrico, esso può essere considerato maturo forse per certi aspetti tecnici, ma non completamente come potenzialità. Il nostro paese ha bisogno di una profonda riorganizzazione del proprio sistema dell'acqua e della sua distribuzione ed ha bisogno di portarla in alcune parti del paese. Ebbene, onorevole Quartiani, osservando in un'ottica più grande tale aspetto, che tocca la difesa del suolo, la protezione del paese da tutti i fenomeni di inondazione e di smottamento e l'esigenza di portare acqua - perché questo è un paese veramente a due marce: da una parte ve ne è, molto sovente, troppa e dall'altra ce ne è poca o, spesso, addirittura niente -, occorre intervenire ed incidere sul territorio in maniera corretta; dopo di che, una volta operato sul territorio, si può anche pensare di produrre.
Mi dispiace doverlo dire, ma nel mondo dei Verdi questo problema, a mio giudizio, non è stato sufficientemente affrontato e ben portato avanti: è stata condotta una battaglia ideologica dietro una ipotetica difesa dell'ambiente (ecco perché le dico che occorre inserire tutto in un quadro più ampio che affronti i problemi prima elencati) e perciò la difesa tout court è stata, nei casi di costruzione di dighe o di organizzazione del sistema delle acque in un certo modo, solo di forte contrarietà e dunque di freno al potenziale sviluppo del settore idroelettrico.


PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Radice per aver dato un contributo importante alla nostra indagine ed anche per la brevità delle sue risposte.
Dichiaro pertanto conclusa l'audizione dei rappresentanti della Confapi.


La seduta, sospesa alle 10.05, è ripresa alle 10.10.