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Delib. Giunta Prov. n° 992 del 10/05/2002
Art.17, comma 2 bis del Testo Unico delle leggi provinciali sulla tutela dell'ambiente dagli inquinamenti, approvato con DPGP 26 gennaio 1987, n.1-41/Leg.: approvazione delle "Linee guida sperimentali per impianti di fitodepurazione a flusso sommerso: utilizzo, dimensionamento, costruzione e gestione"

LA GIUNTA PROVINCIALE

omissis

delibera

1) di approvare, per le motivazioni espresse in premessa, il documento "Linee guida sperimentali per impianti di fitodepurazione a flusso sommerso: utilizzo, dimensionamento, costruzione e gestione", quale parte integrante e sostanziale del presente provvedimento;
2) di disporre la trasmissione del presente provvedimento all'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente;
3) di disporre la pubblicazione della presente deliberazione, per estratto, nonché del testo integrale delle Linee guida, nel Bollettino Ufficiale della Regione Trentino-Alto Adige.


Introduzione

A livello nazionale il Decreta legislativo 11 maggio 1999, n. 152, concernente la tutela delle acque dall'inquinamento, ha esplicitamente introdotto - nell'ALLEGATO 5 - la possibilità di ricorrere a tecnologie di depurazione naturale, quale la fitodepurazione, per il trattamento delle acque reflue.
In sede provinciale, la Legge provinciale 22.3.2001, n. 3, ha aggiunto il comma 2 bis all'Art. 17 del T.U.L.P. in materia di tutela dell'ambiente dagli inquinamenti, approvato con DPGP 26 gennaio 1987, n. 1-41/Leg., in base al quale è consentita l'autorizzazione in via sperimentale di impianti di fitodepurazione delle acque reflue domestiche provenienti da insediamenti isolati.
Per disposizione del medesimo articolo, le caratteristiche tecniche e le modalità di gestione e manutenzione degli impianti di fitodepurazione vengono determinate dalla Giunta provinciale con apposita deliberazione.

1. Premessa

1.1 Definizioni

Abitante equivalente

"Il carico organico biologico avente una richiesta biochimica di ossigeno a 5 giorni (BOD5) pari a 60 grammi di ossigeno al giorno".

Acque reflue domestiche

"Acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi e derivanti prevalentemente da metabolismo umano e da attività domestiche"

Trattamento primario

"Trattamento delle acque reflue urbane mediante un processo fisico ovvero chimico che comporti la sedimentazione dei solidi sospesi, ovvero mediante altri processi a seguito dei quali il BOD5 delle acque reflue in arrivo sia ridotto almeno del 20% prima dello scarico e i solidi sospesi totali delle acque reflue in arrivo siano ridotti almeno del 50%".

Trattamento appropriato

"Il trattamento delle acque reflue urbane mediante un processo ovvero un sistema di smaltimento che dopo lo scarico garantisca la conformità dei corpi idrici recettori ai relativi obiettivi di qualità".
I sistemi di fitodepurazione rientrano nei requisiti di "trattamento appropriato" enunciati nell'allegato 5 del D.lg. 152/99 e successive modifiche: i trattamenti appropriati "devono essere individuati con l'obiettivo di: a) rendere semplice la manutenzione e la gestione; b) essere, in grado di sopportare adeguatamente forti variazioni orarie del carico idraulico e organico; c) minimizzare i costi gestionali.

2. Campi di applicazione

Gli impianti di fitodepurazione sono sistemi di trattamento biologico per scarichi civili e assimilabili fino a 1000 abitanti equivalenti che necessitano di un trattamento meccanico preliminare (es. fossa settica tipo Imhoff o tricamerale ecc.). Queste linee guida sperimentali comprendono indicazioni per il dimensionamento, la costruzione, il funzionamento, la manutenzione e il controllo di detti impianti realizzati in "insediamenti isolati che scaricano acque reflue domestiche".
Per impianti situati oltre i 1500 m s.l.m. l'applicabilità di questa guida è da verificare caso per caso.
Per tipologie impiantistiche non contemplate in questa guida sono richieste e necessarie valutazioni specifiche da parte di un tecnico competente, riconosciuto dall'autorità.

3. Criteri di progettazione

I trattamenti di fitodepurazione sono sistemi "ingegnerizzati" progettati per simulare una zona umida naturale allo scopo di depurare le acque reflue. Sono sistemi di tipo biologico in cui avvengono complesse interazioni fisiche, chimiche e microbiologiche.
Sebbene la scelta del substrato da utilizzare assieme ai calcoli idraulici e al dimensionamento possano sembrare a prima vista molto semplici, tuttavia le funzioni ecologiche sono molto complesse e molto sensibili ad un dimensionamento errato.
Questa falsa semplicità progettuale porta a numerosi ed inevitabili errori quando la si vuole legare a modelli di progettazione generali che non tengano conto dei contesti ambientali e operativi in cui si deve intervenire. Per la progettazione, il dimensionamento e la realizzazione degli impianti sarebbe opportuno che fossero consultati tecnici esperti nel trattamento delle acque reflue, con competenze non solo nel campo dell'ingegneria idraulica ma anche in campo biologico.

3.1 Carico organico e di inquinanti

Nel caso non siano disponibili dati reali, nel dimensionamento dell'impianto si dovrà prevedere una portata di sole acque nere di 200 l/g per abitante equivalente (AE) ed un carico idrico orario massimo pari ad 1/5 del carico giornaliero. Per ciascun AE si prevede una quantità di inquinanti in ingresso ai letti fitodepuranti (dopo pretrattamento) di 60 g BOD/g, di 12 g TKN/g e 1,5 g P/g.
Nel caso in cui l'afflusso fosse irregolare (es. strutture ricettive, luoghi di aggregazione, località turistiche ecc.) si considera nel dimensionamento il massimo carico idraulico orario, la durata e la frequenza dei singoli afflussi: l'effetto dovrebbe essere attenuato costruendo vasche di equalizzazione.

3.2 Scelta del sito e impatto ambientate

Gli impianti sono da realizzare in modo da minimizzare l'impatto ambientale, così come cattivi odori, insetti e contaminazioni della falda. Per evitare disagi si consiglia l'ubicazione dei sistemi di trattamento ad una distanza adeguata dalle abitazioni e da impianti di captazione delle acque (sorgenti, acquedotti ecc.). Sono altresì da evitare posizioni particolarmente sfavorevoli da un punto di vista microclimatico (es. forte ombreggiatura) e/o idrogeologico.
Deve essere assicurata la possibilità d'accesso per la manutenzione e per la rimozione dei fanghi dal primo stadio di trattamento (fossa settica). Bisogna inoltre tenere conto della possibilità di un futuro ampliamento dell'impianto.
Sono da valutare con attenzione le installazioni in zone con terreno a forte pendenza in quanto possono complicare la realizzazione dell'impianto.
L'accesso all'impianto deve essere, se necessario, recintato previa apposita segnalazione.
Gli impianti a flusso superficiale presentano condizioni che possono favorire la presenza di insetti. Tale rischio è praticamente inesistente negli impianti a flusso subsuperficiale.
L'insorgere di cattivi odori può essere ridotto con una appropriata progettazione, e mantenuto al di sotto dei livelli riscontrabili in altri impianti di tipo convenzionale. La progettazione dovrà evitare il ristagno di acqua sulla superficie e nei punti di raccolta.
Occorre evitare la contaminazione della falda ponendo particolare cura all'impermeabilità naturale od artificiale delle vasche. Se si vuole evitare l'impermeabilizzazione occorre verificare la permeabilità dei suoli e la distanza minima dal livello di falda.
Non è consentito immettere nell'impianto acque meteoriche, di superficie, di drenaggio, di falda e di raffreddamento, né acque di svuotamento di piscine ecc. La canalizzazione fino all'impianto deve quindi seguire la metodica di separazione delle acque di rifiuto (nere) dalle meteoriche. L'acqua di svuotamento di piscine deve essere trattata separatamente mentre, se preventivamente considerate nei calcoli idraulici, le acque di risciacquo dei filtri possono invece esservi inserite.

3.3 Schema generale di impianto

Negli impianti di maggiori potenzialità può essere eventualmente prevista una fase di grigliatura media o fine a pulizia automatica, posta a monte di tutte le fasi di trattamento

4. Dimensionamento

4.1 Premessa

Negli impianti di fitodepurazione è necessario avere uno stadio di pretrattamento che garantisca la ritenzione del materiale grossolano e sedimentabile (materiali grossolani assenti e materiali sedimentabili ³ mg/l) e che assicuri la permeabilità idraulica del medium. Nel caso siano previste attività di ristorazione con cucine è necessario prevedere prima dell'ingresso all'impianto un disoleatore.
Il dimensionamento dell'impianto di depurazione deve essere effettuato per il massimo numero di abitanti equivalenti presenti nell'area di interesse, siano essi residenti, fluttuanti o derivanti da attività di servizio.

4.2 Trattamenti primari

I trattamenti primari prevedono pretrattamenti meccanici che possono essere effettuati con fosse settiche tricamerali o tipo Imhoff. Gli effluenti dovranno essere tali da non compromettere il buon funzionamento dell'impianto creando intasamenti.
Altri metodi possono essere filtri, setacci, griglie fini ecc., che dovranno rispondere alle richieste generali del par. 4.1.

4.2.1 Fossa Imhoff

La fossa settica tipo Imhoff è costituita da due comparti comunicanti tra loro a mezzo di una feritoia: uno superiore per la sedimentazione, attraversato dal liquame in afflusso, e uno inferiore per la digestione in cui si depositano i fanghi. Essa può essere a pianta rettangolare o circolare. Nel caso di prefabbricati in cemento armato è necessario accertarsi che la sigillatura dei giunti del manufatto sia perfettamente a tenuta. L'accesso è praticato dall'alto a mezzo di apposita apertura a livello del piano di campagna dotata di chiusini a tenuta. In corrispondenza delle tubazioni di ingresso e uscita sono posti dei deflettori semisommersi.

4.2.2 Fossa Tricamerale

La fossa tricamerale si suddivide in 3 comparti. Non è prevista una separazione strutturale tra camera di sedimentazione e deposito fanghi e generalmente non avviene una stabilizzazione dei fanghi stessi. É utilizzata per la rimozione sia di sostanze sedimentabili che galleggianti. La sostanza organica viene abbattuta in parte in anaerobiosi. E' indicata come pretrattamento dei reflui negli impianti di fitodepurazione in quanto se opportunamente dimensionata svolge una sedimentazione più spinta riuscendo meglio a tamponare i picchi di carico idraulico.

4.3 impianti di fitodepurazione

Gli impianti di fitodepurazione a cui si riferiscono queste linee guida sperimentali vengono alimentati da acque pretrattate e hanno una copertura vegetale data prevalentemente da piante acquatiche specifiche (vedi cap. 5).
Le tecniche di fitodepurazione esistenti possono essere classificate in base all'ecologia delle piante acquatiche (microfite e macrofite) utilizzate in:
- Sistemi a microfite (alghe, fitoplancton)
- Sistemi a macrofite galleggianti (es. Lemna, Nymphnea, Nuphar)
- Sistemi a macrofite radicate sommerse (es. Potamogeton, Myriophyllum, ecc.)
- Sistemi a macrofite radicate emergenti (es. Phragmites australis, Thypha, Juncus)
I sistemi di fitodepurazione a macrofite radicate emergenti possono essere poi suddivisi in base alla direzione di scorrimento dell'acqua in:

sistemi a flusso superficiale (FWS - Free water surface):

consistono in vasche o canali dove la superficie dell'acqua è esposta all'atmosfera ed il suolo, costantemente sommerso, costituisce il supporto per le radici delle piante acquatiche.
La loro costruzione ,prevede la realizzazione di bacini idrici e/o canalizzazioni aventi il più lungo percorso possibile in relazione alla geometria dell'area a disposizione e aventi una profondità dell'acqua, per favorire i processi biologici utili, dai 40 ai 60 cm.
Sono più adatti per il trattamento terziario dei reflui a valle di sistemi a flusso sommerso o di fanghi attivi.
L'ambiente in un sistema FWS è in genere aerobico vicino alla superficie dell'acqua e tende ad essere anaerobico fino a diventare anossico man mano che ci si avvicina al fondo. Il livello di aerazione raggiunto dipende da diversi fattori, alcuni controllabili (grado di miscelazione, stratificazione della colonna d'acqua, canalizzazioni, turbolenza, turn over, ecc.) altri non controllabili (temperatura, disponibilità e penetrazione della luce, velocità del vento, fauna).

sistemi a flusso sommerso (SSF - Subsurface Flow):

in questi sistemi l'acqua scorre al di sotto della superficie e quindi non c'è un diretto contatto tra la colonna d'acqua e l'atmosfera. L'acqua scorre attraverso il medium di riempimento (ghiaia, sabbia, ecc.) in cui si trovano le radici delle piante radicate emergenti.
Questi impianti stanno incontrando sempre più interesse rispetto ai FWS in virtù dell'aumento delle rese depurative a parità di superficie occupata.
Sono sistemi particolarmente adatti e utili per il trattamento secondario di reflui provenienti da situazioni lontane dalla pubblica fognatura a valle di una fossa settica e/o per il trattamento di acque grigie.

A loro volta si distinguono in:

orizzontale (H) in cui l'acqua si depura in una o più vasche della profondità di 70-80 cm contenenti materiale inerte su cui si sviluppano le radici delle macrofite. Il flusso dell'acqua rimane costantemente al di sotto della superficie del medium e scorre in senso orizzontale grazie ad una leggera pendenza del fondo del letto. Il flusso è continuo e l'ambiente è saturo. Sono sistemi misti che funzionano soprattutto in anaerobiosi.

verticale (V) dove il refluo da trattare è immesso con carico alternato discontinuo e percola verticalmente in un filtro di materiali inerti profondo in genere 1 m in cui si sviluppano le radici delle macrofite. Qui il flusso è invece discontinuo e il carico è intermittente. Sono sistemi prevalentemente aerobici.

Dalle esperienze nazionali ed internazionali nel settore è noto che impianti orizzontali danno un abbattimento del carbonio (BOD, COD, TOC) sufficiente, ma è possibile ottenere una efficace nitrificazione solo utilizzando impianti di tipo verticale a flusso discontinuo.
Generalmente quindi è possibile l'utilizzo di una vasca a flusso verticale, o di una combinazione orizzontale - verticale. Per il trattámento di acque con basse concentrazioni di azoto (acque grigie), o in casi in cui non è indispensabile la nitrificazione è sufficiente l'impiego della sola vasca orizzontale.

Negli impianti a flusso orizzontale le cinetiche di processo dipendono fortemente dalla temperatura: il loro utilizzo ottimale è in regimi climatici in cui le temperature invernali non consentano lunghi periodi di gelo. Fondamentalmente in questi sistemi l'abbattimento degli inquinanti avviene a carico dei microrganismi presenti nel terreno. Quest'ultimo inoltre partecipa alla rimozione delle sostanze inquinanti tramite la filtrazione, l'assorbimento (in particolare di P e di metalli pesanti) e lo scambio ionico. Per assicurare l'efficienza ottimale di tutti i meccanismi coinvolti nell'abbattimento degli inquinanti è fondamentale garantire una efficace permeabilità del medium.
Le piante assicurano la funzionalità del sistema mantenendo appunto questa permeabilità/porosità, sia per l'acqua che per l'aria; favorendo l'apporto di parte dell'ossigeno necessario contribuiscono all'arricchimento dei microrganismi utili e nel contempo proteggono il medium del gelo. È stato riscontrato che la quantità di sostanze inquinanti abbattute per assimilazione diretta da parte delle piante è comunque modesta.

4.3.1 Impianti a flusso orizzontale

In questi impianti l'ossigeno arriva in profondità per diffusione dalla superficie. Inoltre parte dell'ossigeno fluisce attraverso la parte aerea delle piante fino alle loro radici e quindi alla "rizosfera" formando microzone ossidate.
Il medium usato è una miscela di ghiaia e sabbia.
La superficie necessaria per l'abbattimento del carbonio deve essere non inferiore a 6 m2/A.E., e la profondità media del filtro è di minimo 0.6 m.

Il calcolo della sezione trasversale può essere eseguito utilizzando la seguente formula:

A = Q/kf * l

A = Sezione trasversale in m2
Q = massima portata m3/s
in genere la Q massima per ora è pari a 1/10 della portata giornaliera
Kf = conducibilità idraulica in m/s (condizioni sature)
l = pendenza idraulica in m/m (equivale a Dh/l), dove:
Dh = differenza tra il livello di acqua in entrata e in uscita in m
l = lunghezza della vasca in m
Si consigliano conducibilità idrauliche non inferiori a 10-3 m/s per limitare le possibilità di intasamento.
Il calcolo della area superficiale può essere eseguito utilizzando la seguente formula:

Ah = Qd (InCo - InCt) / KBOD

Ah = area superficiale, m2
Qd = portata media giornaliera del refluo, m3/d
Co = valore medio del BOD5 in entrata, mg/l
Ct = valore medio del BOD5 richiesto in uscita, mg/l
KBOD = costante, m/d; KBODt = KBOD20 (1,1)t-20

4.3.2 Impianti a flusso verticale

In questi impianti l'apporto di ossigeno viene garantito caricando l'impianto in modo discontinuo. Il tempo tra 2 fasi dipende dalla conducibilità idraulica del medium; in impianti a vasca singola, che presentino una conducibilità idraulica verticale di kf = 10-3 fino a kf = 10-4 l'intervallo deve essere di circa 6 ore. Inoltre la durata di caricamento non deve superare 30 min.
L'acqua pretrattata viene distribuita uniformemente sul medium attraverso tubi sotto pressione di diametro non inferiore a 25 DN avendo cura che il carico idraulico superficiale stia in un range di 30-40 l/m2 * g. I tubi di distribuzione dovranno essere dotati di aperture o piccoli fori (-, 8-10 mm) in modo da consentire la fuoriuscita uniforme del refluo lungo tutta la conduttura disposta in modo uniforme su tutta la superficie della vasca. E' importante evitare l'erosione del medium causata dai flussi di liquame in ingresso.
I tubi potranno essere collocati sulla superficie del medium oppure coperti con uno strato di ghiaia. Con il caricamento sub-superficiale la distanza tra le aperture nei tubi deve essere minore rispetto al caricamento superficiale. Per evitare l'intasamento e l'erosione nella zona d'uscita si consiglia di rivestire il sistema di drenaggio con uno strato di ghiaia (pezzatura 16/32 mm).
In impianti semplici, non combinati, con un medium come in par. 5.3.3, è necessaria. una superficie minima di 4 m2/A.E.
Per l'alimentazione discontinua è necessario avere una vasca di raccolta per l'acqua pretrattata che potrà fungere anche da vasca di equalizzazione e sedimentazione secondaria. Il volume necessario dipende dalla frequenza dei riempimenti. In impianti singoli la frequenza è di massimo 4 volte al giorno e il volume della vasca di raccolta non può essere inferiore a 1/4 del carico giornaliero.
Per assicurare un'alimentazione discontinua ma uniforme su tutta la superficie è consigliato non avere vasche con aree superiori a 500 m2. Nel caso in cui si volessero realizzare sistemi di trattamento più grandi, è necessario costruire più vasche: l'alimentazione alternativa consente di minimizzare il volume della vasca di equalizzazione, mantenendo comunque minimo l'intervallo tra le 2 fasi di caricamento.

4.3.3 Schemi di impianto

Differenti e molteplici possono essere gli schemi adottabili per questi sistemi di depurazione i cui moduli possono essere collegati in serie e in parallelo.
La potenzialità dell'impianto, la disponibilità di area, i criteri dimensionali adottati e gli obiettivi di qualità sul refluo trattato influenzano la scelta dei possibili schemi.

Di seguito si suggeriscono alcuni di questi schemi suddivisi per livello di prestazione ottenibile:

legenda:

TP = trattamento primario
FWS = sistema a flusso superficiale
SSF - H = sistema a flusso subsuperficiale orizzontale
SSF - V = sistema a flusso subsuperficiale verticale


Altre varianti possono prevedere la possibilità di ricircoli interni, per favorire la denitrificazione o l'eventuale riossigenazione del liquame oppure la possibilità di prevedere by-pass sulle varie unità costituenti l'impianto.

5. Costruzione

5.1 Parte generale

Gli impianti dovranno essere costruiti utilizzando materiali a basso impatto ambientale le cui caratteristiche siano garantite nel tempo. Si dovrà inoltre garantire sempre una facile sorveglianza, manutenzione e accessibilità. Le superfici d'acqua libere devono essere ben visibili. Nei punti d'entrata e d'uscita deve essere possibile prelevare dei campioni per le analisi.

Le pompe idrauliche, se presenti, dovrebbero essere provviste di amperometri o segnalatori ottici per il controllo dello stato di funzionamento.

5.2 Impianti di fitodepurazione

5.2.1 Norme costruttive

Eseguito lo scavo nel terreno sarà necessario porre uno strato di sabbia sul fondo per livellare il terreno ed eliminare eventuali asperità. Sarà opportuno che il terreno intorno allo scavo venga sistemato in modo da evitare che le acque meteoriche di ruscellamento penetrino nell'impianto. Se il suolo su cui si è eseguito lo scavo ha una kf < 10-7 m/s (argilla) sarà sufficiente pressarlo con apparecchiature idonee. Per suoli con kf > 10-7 m/s sarà necessario utilizzare materiali impermeabilizzanti sintetici (poliolefine, geomembrane in gomma EPDM) resistenti alla perforazione delle radici di spessore non inferiore a 1 mm o naturali (membrane bentonitiche preidratate). Se necessario porre sotto l'impermeabilizzazione un telo di tessuto non tessuto come protezione. Dopo aver sistemato il drenaggio sul fondo della vasca si potrà procedere con il riempimento, avendo cura di utilizzare materiali con kf comprese tra kf 2 * 10-3 m/s e kf 10-4 m/s per garantire una continuità nelle condizioni di permeabilità. Di norma vengono usati sabbia, ghiaia o miscele dei due. Se si vuole migliorare la rimozione di P sono da preferire materiali con alte concentrazioni di ossido di Fe e Al oppure con molti legami Ca. Si possono aggiungere sostanze che migliorino le caratteristiche chimico fisiche del medium accertandosi però che durante il funzionamento non vengano rilasciate sostanze indesiderate.
Per copertura vegetale vengono consigliate piante acquatiche il cui apparato radicale si spinge fino a raggiungere la profondità massima del medium per garantire l'apporto di ossigeno (es. Phragmites australis, Typha latifoglia, Juncus spp, ecc.). Queste devono inoltre essere piantate in modo da assicurare una rapida e cospicua copertura.
Le parti sensibili al gelo dovranno essere adeguatamente protette

5.2.2 Impianti a flusso orizzontale (fig. 1)

L'acqua pretrattata dovrà essere distribuita in modo uniforme attraverso condutture forate (DN> 100), con diametro dei fori >10 mm, in un medium di ghiaia 16/32 di ø.
La zona di deflusso dovrà essere allestita in modo analogo alla zona in entrata utilizzando tubi di drenaggio microforati. Inoltre è consigliabile avere la possibilità di regolare il livello dell'acqua all'interno del medium.
L'organizzazione del profilo della vasca principale in generale dovrà presentare le seguenti caratteristiche (la granulometria della ghiaia è indicativa):

Fig. 1 - Vasca a flusso orizzontale

Il corpo di drenaggio in entrata e in uscita è da costruire con una larghezza minima di 50 cm.

5.3.3 Impianti a flusso verticale (fig.2)

L'approvvigionamento discontinuo può essere assicurato usando pompe idrauliche o degli accorgimenti idraulici nel caso in cui la pendenza fosse adeguata.
L'importante è che nel caricamento dell'impianto tutta la superficie della vasca venga irrigata in modo uniforme con il refluo pretrattato.

Fig. 2 - vasca a flusso verticale

Si suggerisce di non transitare sopra il letto con automezzi per evitare di compattare lo strato superiore in modo da evitare intasamenti e percorsi di erosione. La superficie deve essere orizzontale e piana.
Le strutture adibite al caricamento che risultano esposte a pericolo di gelo sono da installare in modo da garantire uno svuotamento dopo ogni fase di caricamento; se necessario occorre prendere provvedimenti contro il gelo. È importante prevedere, inoltre, il lavaggio del dispositivo di caricamento e di drenaggio.
I tubi di drenaggio dovranno essere di diametro non inferiore a DN100 e disposti a un massimo di 3m di distanza. Essi dovranno essere collegati a un condotto di raccolta che porti ad un pozzetto di controllo delle acque depurate.

6. Gestione e Manutenzione

6.1 Parte generale

Al fine di conseguire una corretta funzionalità dell'impianto occorre predisporre un programma di gestione e manutenzione adeguato.
Tale programma dovrà analizzare gli aspetti inerenti:
- le attività di conduzione e controllo;
- lo smaltimento dei fanghi derivanti dal trattamento primario;
- la manutenzione delle eventuali apparecchiature elettromeccaniche;
- la gestione delle punte acquatiche.

I casi di malfunzionamento dell'impianto possono essere dovuti a:
- sovraccarico organico;
- gestione intasamenti del medium o delle tubazioni di alimentazione o di drenaggio;
- non funzionamento di pompe o sifoni, se presenti;
- fuga di solidi dal comparto di pretrattamento;
- sovraccarico idraulico;
- sovraccarico di solidi;
- scorretta delle macrofite.

Se l'impianto è dotato di un pretrattamento mal gestita, il refluo in ingresso al letto conterrà una forte concentrazione di solidi sospesi che potrà intasare il substrato nei sistemi a flusso sommerso (con problemi di odori e di ridotta efficienza depurativa) o determinare accumuli di solidi sulla superficie del medium nei sistemi a flusso superficiale. Trattamenti primari (fossa settiche) devono essere svuotate una o due volte all'anno a seconda delle dimensioni. I fanghi dovranno essere smaltiti come prescritto dalle norme vigenti.
Nei sistemi a flusso superficiale la vegetazione deve essere periodicamente sfalciata e la biomassa smaltita altrove (in genere una volta l'anno). Negli altri sistemi lo sfalcio è eseguibile ogni 3-5 anni.
Nei flussi sommersi e in particolar modo in quelli orizzontali è importante che il refluo non ristagni mai sulla superficie: ciò indica infatti un corto circuito idraulico che può avvenire, soprattutto nella zona di ingresso, a causa di una non corretta progettazione. In questi casi è opportuno rivedere il dimensionamento dell'impianto.
Per ottenere un'adeguata depurazione delle acque reflue il filtro deve essere alimentato con una quantità d'acqua non superiore al valore delle persone collegate per cui l'impianto è stato dimensionato. Un temporaneo sovraccarico non ne compromette il funzionamento.
La manutenzione delle parti meccaniche è da effettuarsi 4 volte l'anno. In queste occasioni bisogna provvedere al rimpiazzo delle parti logorate, alla lubrificazione e alla pulizia.
Controllare i dispositivi di caricamento e deflusso e se necessario sostituirli.
Ogni 5 anni in autunno inoltrato si consiglia di tagliare le parti morte delle piante, a un altezza di 25 cm dal terreno. Si possono utilizzare i residui dello sfalcio per il compostaggio e/o in agricoltura.

Possibile schema di controllo e manutenzione che può essere adottato:

Operazioni Frequenza minima
1. Controllo del sistema di distribuzione del refluo2. Controllo del sistema di raccolta e scarico3. Controllo del livello idrico delle vasche SSF-H4. Verifica di funzionalità delle eventuali apparecchiature elettromeccaniche5. Controllo della corretta funzionalità dei pretrattamenti6. Controllo piante infestanti ed eventuale diserbo manuale nel primo anno nei sistemi SSF7. Controllo cattivi odori anomali quindicinale
Verifica di funzionalità, mediante l'analisi di campioni dei liquami e dei reflui depurati mensile o stagionale
Controllo del livello del fango nel trattamento primario per decidere la sua rimozione semestrale
Controllo della vegetazione (copertura, altezza) ed eventuale taglio o rimozione (solo FWS)Rimozione del fango nel trattamento primario annuale
Taglio della vegetazione nei sistemi SSF biennaletriennale

Sarebbe opportuno che chi gestisce l'impianto tenesse un libretto di conduzione dove riportare tutte le osservazioni, le date di estrazione del fango dalla fossa settica, i risultati dell'analisi e i lavori eseguiti sull'impianto.

Allegati

Tabella di conversione abitanti equivalenti

Il valore degli abitanti equivalenti totali viene calcolato dalla somma del numero di utenti (n) e dal valore A.E. calcolato tramite la sottostante tabella 1

Tipo di Scarico

A.E.

Albergo con lavanderia (1)

1 letto

1

Albergo senza lavanderia (1)

1 letto

1

Collegi (1)

1 letto

1

Ristoranti senza cucina

3 posti a sedere

1

Ristoranti con cucina fredda

2 posti a sedere

1

Ristoranti con cucina calda:

Utilizzo in 24h per un max di 3 volte

1 posto a sedere

1

Aggiunta:

- per utilizzo in 24h per multipli di 3 volte

1 posto a sedere

1

- presenza di sala e giardino

5 posti a sedere

1

Cinema, teatri, sale per conferenze etc. (1)

15 posti a sedere

1

50 visitatori

1

Palestre, impianti sportivi (1)

5 sportivi

1

Piscine (1) - (2)

5 utenti

1

Campeggi stagionali (1) - (3)

2 utenti

1

Campeggi permanenti (1) - (3)

1 utente

1

Fabbriche poco inquinanti (1)

3 lavoratori

1

Fabbriche molto inquinanti (1)

2 lavoratori

1

Uffici (1)

3 impiegati

1

Scuole, asili (senza attività extrascolastiche: sportive) (1)

Da 3 a 5 persone

1

Note:

1) In questi servizi non è compresa la cucina. Se è presente, il dato deve essere ulteriormente incrementato con questa voce.
2) L'acqua delle vasche e delle docce non può essere immessa nell'impianto. Bisogna tenere conto dell'acqua di risciacquo dei filtri per il dimensionamento.
3) Gli scarichi dei water chimici e mobili sono da smaltire in opportuni impianti di trattamento, previa raccolta differenziata.


Gli impianti costruiti per zone abitative sono da dimensionare in base al numero di abitanti. In generale bisogna calcolare minimo 2 n per abitazioni con superfici fino a 40 m2, e 4 n per superfici maggiori. Per diversa dislocazione si tiene conto dei valori della tabella 1.1.
Per strutture preesistenti che abbiano un utilizzo come in Tabella 1.1, si valuta, se possibile, il campione in ingresso nel momento di massimo carico inquinante e si considera questo valore del dimensionamento.

Degrassatore

Il degrassatore statico è generalmente realizzato presso gli scarichi caratterizzati da sversamenti di oli e grassi (alberghi, ristoranti, ecc.). E' costituito da una vasca a pianta rettangolare o circolare, all'interno della quale sono disposti dei setti semisommersi (profondità minima di immersione di 0.20 m), che la dividono in tre comparti comunicanti. Il piccolo comparto a monte ha lo scopo di dissipare l'energia del flusso entrante, mentre in quello centrale avviene la degrassatura ovvero l'affioramento e l'accumulo temporaneo del materiale leggero (oli e grassi), il piccolo comparto a valle deve consentire il deflusso del liquame senza che vengano trascinati nell'uscita i materiali flottati.

La superficie del comparto centrale è pari a:

S = Qhmax/15 (m2)
dove Qhmax è la portata massima oraria.

Il battente idraulico in tale vasca non deve essere inferiore a 0.70 m, e particolare attenzione deve essere posta nel posizionamento e dimensionamento dei setti di separazione dei tre comparti.

Fossa Imhoff

La settica tipo Imhoff è costituita da due comparti, uno superiore per la sedimentazione e uno inferiore per la digestione dei fanghi, comunicanti tra loro.
Essa può essere a pianta rettangolare o circolare. In corrispondenza delle tubazioni di ingresso e uscita sono posti dei deflettori semisommersi.
Il dimensionamento del comparto di sedimentazione deve prevedere un tempo di ritenzione idraulica con portata massima in tempo secco di almeno 1.5 ore.

Nella seguente tabella è riportato il volume unitario di sedimentazione al variare delle condizioni idrauliche:

dotazione idraulica unitaria (l/a.e.*g)

150

180

coeff. di punta in tempo secco

4

6

8

4

6

8

volume unitario di sedimentazione (l/a.e.)

25

37.5

50

30

45

60

Generalmente si possono adottare volumi unitari di 40-50 l/a.e., ai quali vanno aggiunti 20-30 l/a.e. per
l'accumulo delle sostanze flottate.
Il dimensionamento del comparto di digestione può essere di 100-120 l/a.e. in caso di due svuotamenti all'anno dei fanghi digeriti o di 180-200 l/a.e. in caso di un solo svuotamento annuo. Al fine di consentire un'agevole e flessibile gestione della vasca Imhoff è forse preferibile considerare un solo svuotamento annuo.
Il dimensionamento proposto può pertanto essere utilizzato anche nel caso di impiego come sedimentatore secondario, in tale situazione la volumetria di digestione può essere di soli 100-120 l/a.e.

Fossa Tricamerale

È utilizzata per la rimozione sia di sostanze sedimentabili che galleggianti. La sostanza organica viene abbattuta in parte in anaerobiosi. Generalmente non avviene una stabilizzazione dei fanghi. Non è prevista una separazione strutturale tra camera di sedimentazione e deposito fanghi.
La fossa tricamerale si suddivide in 3 comparti. Il primo deve comprendere la metà del volume totale. Gli scomparti devono avere una profondità dell'acqua minima di 1,5 m e non superiore ai 3 m, eccetto nei casi in cui sono presenti accorgimenti particolari, es. organizzazione e costruzione delle vasche in modo da avere uno sfruttamento ideale del volume. Il volume sfruttabile deve essere minimo 0,3 m3/A.E.

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