Spesso il bonsaista neofita considera il vaso solo dal punto di vista estetico, dimenticando che questo per il BONSAI è come il guscio per il paguro: non può vivere che per poco tempo fuori di esso, ma nel corso della sua vita deve cambiarlo spesso col mutare delle esigenze. Questo concetto è particolarmente valido per i BONSAI di latifoglia che vengono modellati nel corso della loro crescita, a differenza delle conifere che vengono principalmente impostate col filo. La pianta che inizia il percorso per essere trasformata in BONSAI, nei primi anni ha bisogno di crescere molto: spesso il tronco si deve ingrossare e abitualmente si eseguono sostituzioni dell'apice con un esile rametto, buono per forma e posizione, ma che deve aumentare il suo diametro per raccordarsi al tronco sottostante. Questi obiettivi possono essere raggiunti solo se la pianta cresce vigorosa e, per ottenere questo, le radici devono essere libere di espandersi. In questa fase il vaso deve essere capiente e profondo. Ad esempio, per un BONSAI di medie dimensioni (alto 40 cm e con un tronco di 5-6 cm di diametro) vanno bene dei grossi mastelli di 50 cm sia di diametro che di profondità, forniti di adeguati fori di drenaggio.
Una volta che il tronco ha raggiunto diametro, conicità, ed altezza desiderati, si inizia a pensare alla ramificazione primaria ed alla rifinitura del
NEBARI. Per ottenere un buon risultato le radici devono iniziare ad essere contenute, ma non troppo, nel loro sviluppo, e soprattutto non devono più poter crescere dirette in profondità, altrimenti i rami cresceranno cilindrici e tozzi. In questa fase servono vasi capienti ma poco profondi. Per il BONSAI preso ad esempio vanno bene cassette di cm 50x35 alte 10-15 cm. Quando i rami primari e secondari hanno raggiunto diametro, conicità, e forma desiderati, allora inizia la strutturazione della ramificazione terziaria. In questa fase, per ottenere particolari minuziosi, è necessaria una crescita lenta, per cui il vaso deve essere molto più piccolo. Si possono usare vasi in terracotta, o, se si preferisce, vasi da BONSAI, ma vanno scelti di alcuni centimetri più larghi e più profondi delle misure che si immaginano per il vaso definitivo (per il nostro esempio 30-35 cm di larghezza e 8 cm di profondità). Per ora non è importante soffermarsi su forma e colore, queste caratteristiche sono invece basilari
per la scelta del vaso definitivo. In Italia purtroppo non sempre è possibile trovare una vasta scelta di vasi da BONSAI, perciò è opportuno iniziare a cercare il vaso giusto con molto anticipo. A volte sono necessari diversi anni per
trovare uno idoneo. Il criterio per la scelta, è costituito soprattutto dal gusto personale. Vi sono però delle regole da seguire, che sono di grande aiuto per chi non ha ancora sviluppato l'occhio. Prostrati e cascate richiedono vasi rotondi, o quadrati, o poligonali, piuttosto profondi (alti un po' meno della larghezza). Tutti gli altri stili si associano a vasi rettangolari od ovali bassi. Quanto più la pianta ha aspetto leggero e tronco sottile tanto più il vaso deve essere basso. Generalmente si dice che il vaso deve essere profondo quanto il diametro del tronco, e largo poco più dei 2/3 dell'altezza. Indicativamente questa regola va bene, ma non deve essere presa alla lettera; quello che conta è il colpo d'occhio.
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Elementi decorativi, quali piedini dalla forma particolare, bordi o angoli del vaso elaborati, disegni o rilievi sulle facce, sono tutti elementi che attirano l'attenzione sul vaso distogliendola dal BONSAI, e danno
l'effetto ottico di un vaso più grande del reale, quindi adatto solo a piante particolarmente massicce. Ancora va tenuto presente che le conifere vogliono sempre vasi di fango (così sono chiamati i vasi di grès non smaltati) che possono variare notevolmente di colore secondo l'impasto di terre: dal grigio chiaro al marrone, con varie tonalità di rosso mattone, più o meno scuri. Questa è un'esigenza sia estetica che tecnica, dato che le radici di molte conifere e dei Pini in particolare hanno bisogno di funghi simbionti micorriza che si sviluppano al meglio solo a ridosso di superfici porose e traspiranti. I vasi smaltati sono utilizzati per le latifoglie. Il colore, più o meno scuro, deve essere sempre tenue e poco
appariscente. Non vi sono regole per la scelta del colore. Particolarmente impegnativa può essere la scelta per una pianta da fiore, determinata dal colore del frutto delle gemme o da quelli autunnali molto caratteristici. Dato che questi BONSAI cambiano colore con l'alternarsi delle stagioni è spesso difficile trovare un vaso che armonizzi per il colore con quello della pianta durante tutto l'arco dell'anno; va inoltre ricordato che il vaso non deve essere dello stesso colore della pianta. Una buona soluzione può essere quella di cambiare vaso al cambiamento di colore dei BONSAI. In Giappone mi è capitato di vedere un set di quattro vasi rotondi identici nella forma e
dimensione, ma di colori differenti intonati alle quattro stagioni. Va considerata anche la possibilità di abbinare vasi di fango ad esemplari di latifoglie particolarmente massicci e vetusti, come spesso si vede per i BONSAI d'Azalea. I BUNJIN richiedono, come vaso, dei piatti fatti a mano dalla forma irregolare, dall'aspetto rustico ma raffinato. Per le erbe di compagnia invece si può dare libero sfogo alla fantasia (senza esagerare) ricordandosi di essere sempre sobri e poco appariscenti. Come si vede, la scelta del vaso da esposizione è un elemento importante quasi quanto la realizzazione del BONSAI, e spesso ancora più difficile ed appassionante.
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