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Che cosa è WABI SABI?
Parlando in termini di positivo e negativo, di yin e di yang, WABI SABI è
yin. E' un modo per calarsi nella natura attraverso le piccole cose.
E una sensazione simile alla tristezza, alla malinconia. E' uno dei modi tipici
dei giapponesi di "sentire" la natura, di "sentire" la
bellezza. WABI - Nel dizionario giapponese è la sensazione che si riceve
osservando qualcosa di semplice, di sobrio. SABI - Significa antico, che ha
un passato e da una sensazione di poesia generata da una qualsiasi cosa che
sia invecchiata bene. "Mentre mangio i Cachi, sento la campana
del Tempio. " Questa è una poesia HAIKU giapponese,
la più piccola forma di poesia esistente al mondo, che rappresenta
bene la sensazione di WABI SABI. Questo HAIKU è di un famoso poeta
del 1700 che esprime con questa forma di pochissime parole, in tutto diciassette
sillabe, una sensazione molto forte. Per i giapponesi dietro l'HAIKU ci sono
mille significati che non possono essere colti da chi non ha esperienza della
vita. In questo caso il Tempio è quello di Nara, antica città,
già capitale del Giappone prima di Kyoto, e rappresenta tutti i Templi
giapponesi nei quali la campana suona di sera, verso il tramonto. Il suo suono
è molto malinconico, ma anche molto efficace: nel completo silenzio
esalta la sensazione di WABI SABI. La funzione del frutto del Caco è
quella di evidenziare che la stagione è l'autunno. La poesia quindi
esprime una scena di questo tipo: l'ambiente è un po' buio, una persona
anziana, verso sera, sta mangiando un Caco, è autunno, in lontananza,
nell'aria umida, si sente vibrare il suono della campana che proviene dal
Tempio. Tutto è vecchio, o meglio, antico.
Da questo esempio possiamo trarre un insegnamento, cioè che sono molti
i fattori che determinano questa
sensazione: prima di tutto è molto importante la stagione, poi il momento
della giornata, l'ambiente, la forma, il colore, il proprio sentimento. Quando
tutto ciò si fonde in un certo modo, allora si può veramente
"sentire" WABI SABI.
Per
quanto riguarda la stagione, questa non deve dare sensazioni troppo violente
o forti come caldo o freddo, quindi non possono essere né quella estiva
tropo calda, né quella invernale troppo fredda. Non può essere
però nemmeno la primavera, periodo pieno di gioia, d'amore, di verde,
di vitalità. Il periodo migliore è la fine dell'autunno, l'inizio
dell'inverno: non è più caldo, le foglie diventano rosse e il
sentimento che proviamo assomiglia un po' alla depressione. In questo stato
d'animo è facile entrare nell'atmosfera di WABI SABI. L'ora del giorno
è data dall'intensità della luce del sole che varia dall'alba
al tramonto. Al mattino il nostro spirito è pieno di vitalità,
diventa chiaro e anche se prima dell'alba c'è un momento in cui la
luce è ancora soffusa, non possiamo "percepire" WABI SABI
perché sappiamo che dopo poco arriverà il sole. Nel pomeriggio
questo comincia a calare e verso sera diventa buio. WABI SABI si sente un
attimo prima che il sole cali completamente, prima che diventi buio, quando
si vede ancora qualcosa: delle ombre. In quel momento percepiamo una sensazione
di tristezza. Per quanto riguarda l'ambiente, non deve essere nuovo, lucido,
appena costruito e pieno di vita, ma vecchio, opaco, antico. Una capanna in
montagna, una cascina vecchia su un altopiano, l'interno di una casa antica,
sono tutte condizioni che favoriscono WABI SABI; a volte basta un angolo della
casa o un muro ove cresce il muschio, a forma che può favorire questa
sensazione non è massiccia, mastodontica, grottesca, ma bella, non
ben definita, non aggressiva, a forma iniziale deve essersi persa nel tempo
come ad esempio può essere per un castello antico. Tutto questo perché
qualsiasi cosa, quando è nuova, ha una forma precisa ma col tempo tutto
perde lucentezza, i colori svaniscono come la sensazione aggressiva originale
e ogni cosa acquista una patina di antico, Anche una persona che ha provato
infinite esperienze, che ha vissuto intensamente, vive un momento di WABI
SABI. Ma è un momento transitorio: quando va oltre, WABI SABI finisce,
ed inizia decadenza. E' una sensazione quindi che non permane e non è
ripetibile, ripetibile è il ricordo.
Gli occidentali possono arrivare a capire questa sensazione attraverso la
ragione ma, probabilmente, non riescono a provarla. Scaturisce da una situazione
che si verifica in un dato Paese dove la cultura è diversa e diverso
è il modo i sentire. Non è comunque una sensazione esclusiva
dei giapponesi, la differenza sta però nel fatto che in Giappone viene
esaltata: ad esempio essi amano la penombra invece della luce che nelle loro
case è sempre soffusa. Non è però una situazione cercata,
è sentita; è difficile che un giapponese riesca a rispondere
alla domanda su cosa è WABI SABI, sentono ma non sono capaci di spiegare.
La sensazione è presente e viene abbondantemente sfruttata in tutta
l'arte giapponese. Se volete avvicinarvi un po' a questa «sensazione,
create secondo le vostre possibilità, create una vostra cosa personale,
diversa da quella giapponese.
Vediamo adesso questa sensazione trasferita al BONSAI. Chi dice di sentire
WABI SABI guardando una pianta appena impostata e messa in vaso, certamente
non ne ha capito il significato; potrà cominciare a provare qualcosa
soltanto quando, con gli anni, il vaso e la pianta saranno diventate tutt'uno
e sarà cresciuto il muschio. Quindi il BONSAI non deve essere stato
impostato di recente ma deve aver subito molti anni di MOCHICOMI: la corteccia
deve essere molto vecchia, gli aghi molto compatti perché con gli anni
diventano più corti e più folti, anche il NEBARI deve dare la
sensazione del tempo passato e ci deve essere il muschio. La pianta, nel suo
complesso, deve essere molto raffinata, avere il tronco snello, ed esprimere
dolcezza e calore. Il colore del vaso deve avere una patina di vecchio. Anche
se pulisco il vaso con l'olio, devo poi eliminarne la lucentezza passandovi
un panno; e tutta l'operazione deve però essere fatta molto prima dell'esposizione.
Un'altra
cosa importante è dove si poggia il BONSAI che, se posto in un luogo
sbagliato o su un piano sporco, perde tutta la sua armonia. E necessario creare
l'ambiente giusto. L'attenzione deve focalizzarsi solo su un oggetto raffinato
ed essenziale ed isolare lo spazio da tutto il resto; lo spazio è limitato,
non molto grande. Niente deve disturbare la concentrazione.
Per i giapponesi questo ambiente può essere il TOKONOMA o la stanza
della Cerimonia del té (esistono
allestimenti per esterno ma sono molto difficili). Il TOKONOMA è costruito
all'interno, vicino all'ingresso della casa, in tre stagioni: non in estate
perché è troppo caldo. Infatti anche la temperatura è
importante così come l'illuminazione che deve essere sempre bassa.
Quando ci sono tutte queste condizioni il BONSAI provoca la sensazione di
WABI SABI, impossibile in un ambiente troppo luminoso, troppo freddo, troppo
caldo, troppo sgargiante, grottesco. Nelle case di bonsaisti che da tre, quattro
generazioni fanno piante, sicuramente c'è un angolino dove si può
provare questa sensazione: per creare una situazione di questo tipo è
indispensabile la storia. Per fare BONSAI, così, non è sufficiente
avere buone mani e possedere una buona tecnica, bisogna anche avere lo spirito:
con questo dobbiamo affrontare il BONSAI, con questo ci si avvicina alla perfezione
della forma lasciando solo l'essenziale. Tenendo presente il significato di
WABI e SABI riusciremo ad impostare e poi a finire i nostri tesori, perché
il BONSAI va oltre la forma, oltre quello che è una semplice pianta.