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Siamo alla frutta e verdura, per la salute
 è un vantaggio

Si può essere vegetariani senza rischiare la salute?  Su questo tema ci siamo accapi-gliati in una discussione tra amici, e mi piacerebbe conoscere il suo parere. Se ricordo bene, lei è vegetariano...

GiovanBattista Golini, Trieste

 
Si, lei ricorda bene. Sono vegetariano, anche se non faccio propaganda alla mia convinzione, che è tale per motivi etici: non mi piace festeggiare i piaceri della tavola a spese della morte di altri esseri. Detto questo, la risposta alla sua domanda è di serena rassicurazione: no, non si rischia la salute con una dieta che esclude la carne. Se è vero, come è vero, che le proteine occorrono al nostro organismo, è altrettanto vero che esse non si trovano solo nella carne, ma anche in molti vegetali. Inoltre un ottimo apporto di proteine ci viene dalle uova e dal latte. Lo dimostra il fatto che un piccolo neonato diventa in pochi mesi un bel bimbetto sano e robusto nutrendosi solo del prezioso latte.

 Ma andiamo avanti. La sua domanda, apparentemente semplice, propone all'attenzione il meccanismo della vita sulla Terra, e la sua conservazione e propagazione. Si tratta di una complessa alchimia, che avviene in un regime di mutuo scambio tra quelli che il nostro libro della scuola elementare definiva, con parola suggestiva, i tre “regni” della natura: minerale, vegetale e animale. Lasciato il primo, che qui non ci interessa, vediamo gli altri due. Il mondo vegetale assorbe dall'atmosfera anidride carbonica (C02) e la trasforma in piante, che a loro volta producono ossigeno. il mondo animale si comporta invece in modo opposto, ed è protagonista di un progetto inverso: assorbe ossigeno e lo brucia, producendo C02. Il pianeta vive su questo rapporto armonico: da una parte le piante producono ciò che gli animali consumano, e il prodotto di questo processo serve al mondo vegetale per vivere. Se mancassero gli animali che consumano ossigeno, ci sarebbe un eccesso di ossigeno, e scarseggiando C02 nell'atmosfera, le piante non avrebbero vita.

E adesso torniamo alla storia dell'uomo. L'uomo è un primate, cioè è una scimmia modificata, e della scimmia ha mantenuto le caratteristiche metaboliche fondamentali. I primati sono stati e sono vegetariani e interagiscono anch'essi con il mondo vegetale, perché mangiano fondamentalmente la frutta. I fiori, da cui poi nascerà il frutto, sono colorati e profumati perché devono attirare gli insetti impollinatori che permettono la fecondazione. I frutti, altrettanto colorati e profumati, attirano gli animali. Sono tentatori. E in questo modo il frutto diventa utile all'albero, perché facendosi mangiare riesce a liberare e disperdere nell'ambiente il nocciolo o il seme che deve consentire alla pianta di perpetuarsi nel tempo.

 Ma questa armonia e sinergia tra regni e mondi diversi subì a un certo punto della preistoria un danno enorme: le grandi glaciazioni. Le piante scomparvero, o quasi. Moltissimi animali vegetariani perirono miseramente. La specie umana si salvò, perché da vegetariana diventò carnivora. Il giro di boa dell'alimentazione umana furono i ghiacci che coprirono il pianeta. L'uomo diventò carnivoro, ma mantenne anche il suo metabolismo di primate vegetariano. Diventò - e rimane - onnivoro, cioè in grado di mangiare sia la carne che i vegetali. Sempre restando in quelle domande semplici dietro le quali si scopre la complessità dei meccanismi che consentono la vita, chiediamoci perché è necessaria l’alimentazione. Perché mangiamo? Il primo motivo è quello di permettere all'organismo degli esseri viventi di crescere, di passare dallo stadio infantile a quello adulto, in cui si raggiunge la maturità sessuale e la capacità di riprodursi. La seconda funzione del cibo è quella di conservare la vita. Esso dà energia al corpo e garantisce un livello calorico sufficiente a tenere la temperatura del corpo propria di ogni specie (per l’uomo, 37 gradi centigradi).

Che cosa succede, se il cibo non arriva?

L'organismo preleva calorie dai depositi di grasso, che previdentemente vengono immagazzinati quando ci si nutre. La salute sta nel mantenere in equilibrio questo processo di entrate e uscite: se si mangia troppo, si va oltre lo scopo naturale per cui esistono i depositi di grasso. E si diventa obesi. Nei Paesi del benessere è un fenomeno sempre più diffuso, di cui si danno varie spiegazioni. Per alcuni, l’impulso a mangiare deriva da una fame ancestrale, sarebbe una specie di “comando” rimasto nel nostro cervello, e pronto ad attivarsi in presenza del cibo. Per altri, la spiegazione è psicologica. Di fatto, noi creiamo una situazione anomala, con questo bisogno quasi nevrotico di eccessiva alimentazione. Basta vedere come molte madri alimentano i figli oggi. Una volta se si voleva castigare il bambino per qualche marachella gli si diceva: “Per punizione stasera vai a letto senza cena”. Oggi è tutto capovolto. Sono i figli spesso a ricattarci minacciando di non mangiare, se non gli si fa vedere la Tv o non si accondiscende a qualche loro capriccio. Invece la regola aurea è quella di mangiare poco. Non solo per i rischi cardiovascolari legati al soprappeso, ma anche perché più cibo s'introduce e più rischi si corrono anche per il tumore. Il rischio di tumore è proporzionale alla quantità di cibo che s'introduce: più cibo, più rischi. Nel mangiare, non è mai abbastanza raccomandato di introdurre sostanze vegetali. Sono anni che la ricerca scientifica raccomanda la dieta verde-giallo-arancione (verdure, agrumi, carote). Da poco sì è scoperto che le crocifere, cioè i cavoli, hanno una sostanza antitumorale. In questa direzione, produrre vegetali geneticamente modificati potrebbe essere la strada giusta. Dal mondo delle piante ci viene un'alimentazione sana, che però è minacciata dalle sostanze chimiche necessarie per garantire i raccolti. Produrre piante geneticamente modificate, resistenti a virus e insetti, a mio parere non è un salto nel buio, ma un progresso, sia in termini di qualità, sia in termini di quantità. Più di metà del pianeta è affamato, non dimentichiamolo...

Umberto Veronesi

 

   

Tratto da un articolo di

     
   

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