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N e l l a   A n f u s o   -   B a r b a r a   S t r o z z i   -   D i m m i,   a h   d i m m i

 

 

 

 

 

L'insegnamento giunge solo a indicare la via e il viaggio; ma la visione sarà di colui che avrà voluto vedere.


PLOTINO, Ennead., 6, 9, 4, 15-16
 

Villa  Medicea

“La Ferdinanda”

 Artimino

Giovedì 4 Febbraio 2010

ore 19

Decennale della Istituzione del Museo “A. Gianuario”

40.mo Anniversario della Istituzione “Centro Studi Rinascimento Musicale”

 

La S. V. è invitata al

 

Symposium

"L'indicibile idea del bello"

L'eccellenza, qui, è dunque bellezza.

Come gli antichi insegnavano le forme della Natura sono piene di significati contengono tutta la Sapienza utile all'uomo:  e il Bello come Natura ideale ne è la rivelazione sensibile.

La Natura è sempre Dio: ciò che è, ciò che fu e ciò che sarà.

J. W. Goethe

In tale occasione verrà presentato il

Progetto Internazionale

“Platonismo Musicale  e Canto Umanistico
Formazione di giovani Vocalisti”

La presenza ad Artimino, fin dall’inizio del 1970, della Istituzione di cui festeggiamo il 40.mo anniversario è veramente un segno del destino. 

 

 

Poiché solo il destino poteva scegliere il luogo creato da colui che sostenne come mecenate, cioè Ferdinando de’ Medici, un fenomeno filosofico ed artistico, nel panorama europeo unico ed irrepetibile, cioè il Platonismo musicale e vocale.

La scoperta ed il recupero del Platonismo in campo musicale è opera dello studioso Annibale Gianuario a cui è dedicato il Museo nella Villa Medicea “La Ferdinanda” di Artimino.

Ferdinando era uomo di vasta cultura, amante delle arti e delle scienze, ma soprattutto amava la Musica, sia in veste di cardinale in Roma che come Gran Duca di Toscana dal 1587 alla morte avvenuta nel febbraio del 1609.

Molti sono i documenti che attestano il suo operato in tal senso sia in Roma che a Firenze: fra questi ci piace riportare due testi particolarmente illuminanti.

Nel Discorso sopra la Musica (1628) il potente mecenate Vincenzo Giustiniani traccia una piccola storia della vita musicale nella Roma papale del XVI secolo. Nota in particolare che, per quel che concerne l’arte vocale, intorno agli anni 1570 avviene un cambiamento fondamentale nell’arte del “ben cantare” e cita in particolare “il Cardinale Ferdinando de’ Medici, che fu poi Gran Duca di Toscana, stimolato e dal proprio gusto e dall’esempio degli altri suddetti Principi ha procurato in aver musici eccellenti, e specialmente la famosa Vittoria, dalla quale ha quasi avuto origine il vero modo di cantare nelle donne”.

In effetti, divenuto Gran Duca nel 1587, Ferdinando invita Vittoria Firenze, a suo servizio. Vittoria, che sposa il musicista Archilei, vi rimarrà sino alla morte partecipando attivamente agli eventi musicali della corte De’ Medici.

 

Filippo Vitali ricorda, nella Prefazione alla Aretusa (1620), le origini della concezione platonica del Canto in Firenze a cui attesero i migliori ingegni negli ultimi decenni del XVI secolo: da  Giovanni Bardi a Vincenzo Galilei, padre di Galileo, dal poeta Ottavio Rinuccini ad un musicista - teorico - mecenate cioè Jacopo Corsi, dal teorico studioso della grecità Girolamo Mei ai grandi cantori Giulio Caccini ed Jacopo Peri, per citare i protagonisti principali.

Si tratta di una concezione che realizza la unicità di poesia-musica secondo i dettami platonici, concezione che scompare definitivamente con la generazione appena citata.

Il musicista fiorentino Filippo Vitali ricorda che è il poeta Rinuccini il principale artefice  ed ispiratore “il quale, essendo dalle muse unicamente amato e dotato di particolar talento nell’esprimere gli affetti, avrebbe voluto che il canto più tosto accrescesse forza alle sue poesie che gliela togliesse”.

Nella prefazione il Vitali ricorda che “recitata in questo nuovo stile la favola (cioè la “rappresentazione”) di Dafne, poesia del detto sig. Ottavio in Firenze in casa del Sig. Jacopo Corsi alla presenza degl’Ill.i Signor Cardinale dal Monte e Montaldo e dei Serenissimi Granduca e Granduchessa di Toscana, piacque per siffatto modo a tutti che gli lasciò attoniti di stupore"

Dobbiamo oggi, assolutamente, recuperare e salvare questo Canto e questo Stile che nell’ultimo decennio del Cinquecento lasciò il Granduca Ferdinando I de’ Medici  e gli illustri  presenti “attoniti di stupore”.

Nella Anfuso

 

 

 

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