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Orlando Bloom

La Stampa Italiana - CIAK n. 1 gennaio 2003

Orlando Bloom racconta il suo Legolas

Un elfo Samurai

Conquistato dal suo personaggio, l'attore si sente un privilegiato per aver potuto partecipare alla saga

Da totale sconosciuto a idolo delle teen-ager: lungo il cammino di Orlando Bloom, l'elfo Legolas, saggio, radioso e scattante malgrado i suoi 2931 anni.

Come cambia il suo personaggio in Le Due Torri?

Il bello della trilogia di Tolkien e' che e' un viaggio iniziatico, non solo la storia ma anche i personaggi hanno una lenta ma graduale evoluzione.

Una cosa che l'ha colpita di Peter Jackson?

E' uno psicologo finissimo. tutti conoscevamo il ragazzaccio dei film di zombie, ma ha una sottigliezza che trasmette in ogni parola.

Lei aveva una sua copia personale dei romanzi di Tolkien sul set?

No, c'era quella comune a disposizione di chi avesse dubbi o curiosita'. Veniva consultata come la Bibbia.

Perche' Legolas ha questo rapporto un po' brusco con Gimli?

E' uno dei retaggi delle differenze culturali delle razze della Terra di Mezzo. Elfi e Nani non vanno del tutto d'accordo. Gli Elfi, saggi e illuminati, pensano che i Nani siano arroganti e pieni di se', malgrado l'altezza, e forse proprio per quello; e' una compensazione. Prendono dalla natura senza dare niente in cambio, mantre noi Elfi viviamo a srettissimo contatto con la natura. Ma la lunga marcia che facciamo insieme, sta avicinando Legolas e Gimli, e nelle Due Torri si intravede in maggior rispetto reciproco.

Sembra nata una rivalita' con Elijah Wood: non c'e' giornale internazionale per adolescenti che non pubblichi una doppia copertina: Legolas o Frodo?

Non me ne sono accorto. Ho delegato mia madre a sorvegliare stampa e Internet, dove fra parentesi ho scoperto che mi chiamano Orli.

Qualcuno ha scritto che voi della Compagnia dell'Anello avete deciso di tatuarvi tutti insieme una notte che eravate ubriachi marci. E' vero?

Per niente, e' stata una decisione assolutamente ponderata. Ci ha fatto sentire parte dello stesso gruppo come esseri umani, non solo come attori del film. Sara' retorico ma e' cosi'. Non sono sentimenti da ubriachi.

E' vero almeno che non e 'tornato la scorsa estate a rigirare delle scene in Nuova Zelanda, perche' impegnato sul set di The Kelly Gang in Australia?

No. Peter mi ha spiegato che non aveva bisogno di me, c'erano solo piccoli frammenti da rigirare, e io ero sempre sullo sfondo: bastava la mia controfigura. Mi e' talmente spiaciuto, che un week-end gli ho fatto una visita a sorpresa. C'era l'atmosfera di una riunione scolastica. 

Che cosa le ha insegnato Il Signore degli Anelli?

Sono stato fortunato: la maggior parte degli attori non sperimentera' mai niente del genere, e non parlo solo della qualita' del film, parlo dell'esperienza di vita.

In che modo questa esperienza la seguira' nella sua carriera?

Mi ha regalato la coscienza di una fisicita' che ho sempre avuto, ma di cui non ero conscio. Per me e' stato come un film di arti marziali. L'ho girato con l'attenzione e la concentrazione di un samurai giapponese: nel primo impugnavo solo l'arco, stavolta anche la spada.

pagina creata 23/01/2003