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La Stampa Italiana - Il Venerdi' di Repubblica n. 807 - 5 settembre 2003
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Dal «Signore degli anelli» alla «Maledizione della prima luna», il kolossal con Johnny Depp. E così Orlando Bloom, fino a ieri uno sconosciuto allievo di accademia, da’ l'arrembaggio al successo. Restandone, parole sue, stressato

Il divo bello come un elfo

Anzi, come un pirata

 

Di Arianna Finos

 

LONDRA. Una rapida pausa-parrucchiere per il ritocco dell'acconciatura boccoluta ed ecco che lo smilzo Orlando Bloom è pronto a ricevere, camicia sgargiante e sabot in pelle marrone, nella saletta del Dorchester Hotel, nel cuore di Piccadilly. Si parla del film La maledizione della prima luna, kolossal piratesco di cui Bloom è protagonista insieme a Johnny Depp, 260 milioni di dollari d'incasso solo negli Stati Uniti, da oggi nelle nostre sale.

Si fa francamente fatica a riconoscere nel viso aguzzo di questo 27enne di statura media il prode Legolas, l'elfo dalla lunga chioma platino de Il signore degli anelli, ruolo che ha trasformato lo studente di recitazione della prestigiosa London Guildhall in un eroe per teenagers. «Per strada, senza la chioma bionda, non mi riconosce nessuno», confessa lui, a malincuore. In attesa di arrivare, a dicembre, con la terza puntata della trilogia firmata Peter Jackson, Bloom è già stato ingaggiato in altre due gigantesche produzioni in costume: Troy, ispirato all'lliade, di cui si stanno ultimando le riprese, e, appunto, La maledizione della prima luna. È a gambe incrociate sul divano, Bloom, poi si siede sul tappeto, si sfila una ciabatta per aggiustare la suola. Infine si concede, tra inquietanti scricchiolii d'ossa, qualche esercizio di yoga, mentre spiega serio perche’ la figura del pirata è tornata di moda: «È il violatore di regole per eccellenza, ci regala un senso di grande libertà. Fare questo film è stato come realizzare i sogni e i giochi di bambino. Anche se il pirata vero è Johnny Depp, io sono un fabbro che viene trascinato in una serie di avventure marinare per salvare la donna che ama. Ma il pirata Depp mi regala una prospettiva diversa attraverso cui leggere la vita e capire che alcune regole vanno infrante».

Eppure il suo personaggio, la pettinatura e il profilo delicato rimandano chiaramente a Errol Flynn.

«Non mi sono ispirato ai film di pirati del passato, mi limito ai ricordi dei sabato pomeriggio davanti alla tv quand'ero ragazzino. I pirati che disegniamo nel film sono meno convenzionali, cerchiamo di uscire dagli stereotipi del genere».

All'anteprima londinese c'erano centinaia di fan che acclamavano il suo nome. Dall'anonimato alla fama mondiale.

«Stressante ed estraniante. Ricevo sacchi di posta di fan cui non riesco a rispondere, vivo sbattuto ai quattro angoli del mondo, in posti esotici e bellissimi, ma che mi fanno muovere in un'atmosfera fuori dalla realtà. Meno male che mia madre e mia sorella mi sono molto vicine».

Il signore degli anelli, La maledizione della prima luna, Troy. Lei è abbonato ai film in costume.

«Sono produzioni gigantesche, ruoli interessanti, sceneggiature ben scritte: come faccio a dire di no? Però nei mesi scorsi ho anche interpretato The Calcium kid, una commedia in cui da lattaio mi trasformo in campione di pugilato».

Un altro eroe. Invece in Troy interpreta un personaggio negativo.

«Sono Paride, un damerino superficiale che pensa solo all'amore per la bella Elena e scatenerà la guerra di Troia. È un ruolo complesso, un antieroe, che però si trasforma durante la vicenda, quando realizza quale tragedia infinita abbia causato la sua leggerezza. È stato un set fantastico. Non potete capire l'emozione di ritrovarsi a far la pausa pranzo vestiti in armatura al fianco di Brad Pitt, altro mio grande idolo, insieme a Depp, Daniel Day Lewis e Paul Newman».

A dicembre la rivedremo come Legolas nel terzo capitolo de Il signore degli anelli. Il ritorno del re.

«Sarà il più emozionante dei tre. Legolas sarà impegnato in una battaglia incredibile. Finalmente avrà la speranza che l'anello venga distrutto. Ma, se avete letto il libro, saprete che il finale ha in se una buona dose di malinconia. Il signore degli anelli resta la più grande emozione della mia vita. Ero solo uno studente, feci il provino per Boromir,(ndw: il provino era per Faramir) ma fui scartato, poi Jackson mi chiamò per interpretare Legolas. Quelli in Nuova Zelanda sono stati i mesi più intensi, noi, i personaggi della Compagnia dell'anello, abbiamo fatto amicizia, ci siamo fatti perfino lo stesso tatuaggio. Andavamo insieme a cavalcare e poi ci siamo buttati in ogni sorta di sport estremo».

Si è anche rotto un polso, sul set.

«Sì, ma è una cosa che mi succede spesso. Mi sono fratturato svariate volte, mi sono rotto tutt'e due le gambe e sei anni fa sono caduto dal terzo piano di una terrazza. I medici all'ospedale dissero che avevo riportato grossi danni alla schiena, c' era il pericolo che ; non camminassi più. E invece dodici giorni dopo me ne sono andato sulle mie gambe. Oggi, grazie allo yoga, vivo in grande armonia con il mio corpo».

Su Internet c'è una folla di siti dedicati a lei. E i settimanali per teenagers non la lasciano un istante.

"Scrivono una marea di stupidaggini e per me è ancora difficile abituarmi. Quando mi descrivono come un'icona pop divento furioso: io sono un attore, con una solida formazione di teatro. Poi penso che sia un piccolo prezzo da pagare per il successo che mi è piovuto addosso e che ci sono tanti colleghi di talento che restano nell'ombra. Preciso però, una volta per tutte, che il nome Orlando non arriva dal romanzo di Virginia Wolf, ma da Orlando Gibbons, un compositore del XVII secolo che piace tanto a mia madre».

Il cognome Bloom invece arriva dal suo patrigno.

«È una cosa che mi rende davvero fiero. Harry Bloom era un attivista ebreo che in Sudafrica si è battuto insieme a Nelson Mandela contro l'apartheid. Harry è morto quando avevo solo quattro anni e io sono cresciuto nel suo mito, grazie ai racconti di mia madre. Un giorno forse riuscirò a incontrare Mandela e a farmi raccontare qualcosa di lui. Sono uomini in grado di cambiare la storia, incontrarli ci rende migliori. lo non dimenticherò mai il momento straordinario in cui ho conosciuto il Dalai Lama. Oggi sono convertito al buddismo».

Nella scuola di teatro che ha frequentato a Londra aveva una compagna di classe italiana.

«Sì, Maya Sansa: bella e molto brava. È stata la prima del mio corso a trovare un lavoro importante, l'abbiamo invidiata quando l'ha chiamata Marco Bellocchio per La balia. So che sarà una delle protagoniste della Mostra di Venezia. Faccio il tifo per lei»

ARIANNA FINOS

pagina creata 06/09/2003