Dal «Signore degli anelli»
alla «Maledizione della prima
luna», il kolossal con Johnny Depp. E così Orlando Bloom,
fino a ieri uno sconosciuto allievo di accademia, da’
l'arrembaggio al successo. Restandone, parole sue, stressato
Il divo bello come un elfo
Anzi, come un pirata
Di Arianna Finos
LONDRA. Una rapida pausa-parrucchiere per il
ritocco dell'acconciatura boccoluta ed ecco che lo smilzo
Orlando Bloom è pronto a ricevere, camicia sgargiante e sabot
in pelle marrone, nella saletta del Dorchester Hotel, nel
cuore di Piccadilly. Si parla del film La
maledizione della prima luna, kolossal piratesco di
cui Bloom è protagonista insieme a Johnny Depp, 260 milioni
di dollari d'incasso solo negli Stati Uniti, da oggi nelle
nostre sale.
Si fa francamente fatica a riconoscere nel
viso aguzzo di questo 27enne di statura media il prode Legolas,
l'elfo dalla lunga chioma platino de Il signore degli
anelli, ruolo che ha trasformato lo studente di
recitazione della prestigiosa London Guildhall in un eroe per
teenagers. «Per strada, senza la chioma bionda, non mi
riconosce nessuno», confessa lui, a malincuore. In attesa di
arrivare, a dicembre, con la terza puntata della trilogia
firmata Peter Jackson, Bloom è già stato ingaggiato in altre
due gigantesche produzioni in costume: Troy, ispirato
all'lliade, di cui si stanno ultimando le riprese, e, appunto,
La maledizione della prima luna. È a gambe incrociate
sul divano, Bloom, poi si siede sul tappeto, si sfila una
ciabatta per aggiustare la suola. Infine si concede, tra
inquietanti scricchiolii d'ossa, qualche esercizio di yoga,
mentre spiega serio perche’ la figura del pirata è tornata
di moda: «È il violatore di regole per eccellenza, ci regala
un senso di grande libertà. Fare questo film è stato come
realizzare i sogni e i giochi di bambino. Anche se il pirata
vero è Johnny Depp, io sono un fabbro che viene trascinato in
una serie di avventure marinare per salvare la donna che ama.
Ma il pirata Depp mi regala una prospettiva diversa attraverso
cui leggere la vita e capire che alcune regole vanno
infrante».
Eppure il suo personaggio, la pettinatura e
il profilo delicato rimandano chiaramente a Errol Flynn.
«Non mi sono ispirato ai film di pirati del
passato, mi limito ai ricordi dei sabato pomeriggio davanti
alla tv quand'ero ragazzino. I pirati che disegniamo nel film
sono meno convenzionali, cerchiamo di uscire dagli stereotipi
del genere».
All'anteprima londinese c'erano centinaia di
fan che acclamavano il suo nome. Dall'anonimato alla fama
mondiale.
«Stressante ed estraniante. Ricevo sacchi
di posta di fan cui non riesco a rispondere, vivo sbattuto ai
quattro angoli del mondo, in posti esotici e bellissimi, ma
che mi fanno muovere in un'atmosfera fuori dalla realtà. Meno
male che mia madre e mia sorella mi sono molto vicine».
Il signore degli anelli, La maledizione
della prima luna, Troy. Lei è
abbonato ai film in costume.
«Sono produzioni gigantesche, ruoli
interessanti, sceneggiature ben scritte: come faccio a dire di
no? Però nei mesi scorsi ho anche interpretato The Calcium
kid, una commedia in cui da lattaio mi trasformo in
campione di pugilato».
Un altro eroe. Invece in Troy interpreta un
personaggio negativo.
«Sono Paride, un damerino superficiale che
pensa solo all'amore per la bella Elena e scatenerà la guerra
di Troia. È un ruolo complesso, un antieroe, che però si
trasforma durante la vicenda, quando realizza quale tragedia
infinita abbia causato la sua leggerezza. È stato un set
fantastico. Non potete capire l'emozione di ritrovarsi a far
la pausa pranzo vestiti in armatura al fianco di Brad Pitt,
altro mio grande idolo, insieme a Depp, Daniel Day Lewis e
Paul Newman».
A dicembre la rivedremo come Legolas nel
terzo capitolo de Il signore degli anelli. Il ritorno del re.
«Sarà il più emozionante dei tre. Legolas
sarà impegnato in una battaglia incredibile. Finalmente avrà
la speranza che l'anello venga distrutto. Ma, se avete letto
il libro, saprete che il finale ha in se una buona dose di
malinconia. Il signore degli anelli resta la più grande
emozione della mia vita. Ero solo uno studente, feci il
provino per Boromir,(ndw: il provino era per Faramir)
ma fui scartato, poi Jackson mi chiamò per interpretare
Legolas. Quelli in Nuova Zelanda sono stati i mesi più
intensi, noi, i personaggi della Compagnia dell'anello,
abbiamo fatto amicizia, ci siamo fatti perfino lo stesso
tatuaggio. Andavamo insieme a cavalcare e poi ci siamo buttati
in ogni sorta di sport estremo».
Si è anche rotto un polso, sul set.
«Sì, ma è una cosa che mi succede spesso.
Mi sono fratturato svariate volte, mi sono rotto tutt'e due le
gambe e sei anni fa sono caduto dal terzo piano di una
terrazza. I medici all'ospedale dissero che avevo riportato
grossi danni alla schiena, c' era il pericolo che ; non
camminassi più. E invece dodici giorni dopo me ne sono andato
sulle mie gambe. Oggi, grazie allo yoga, vivo in grande
armonia con il mio corpo».
Su Internet c'è una folla di siti dedicati
a lei. E i settimanali per teenagers non la lasciano un
istante.
"Scrivono una marea di stupidaggini e
per me è ancora difficile abituarmi. Quando mi descrivono
come un'icona pop divento furioso: io sono un attore, con una
solida formazione di teatro. Poi penso che sia un piccolo
prezzo da pagare per il successo che mi è piovuto addosso e
che ci sono tanti colleghi di talento che restano nell'ombra.
Preciso però, una volta per tutte, che il nome Orlando non
arriva dal romanzo di Virginia Wolf, ma da Orlando Gibbons, un
compositore del XVII secolo che piace tanto a mia madre».
Il cognome Bloom invece arriva dal suo
patrigno.
«È una cosa che mi rende davvero fiero.
Harry Bloom era un attivista ebreo che in Sudafrica si è
battuto insieme a Nelson Mandela contro l'apartheid. Harry è
morto quando avevo solo quattro anni e io sono cresciuto nel
suo mito, grazie ai racconti di mia madre. Un giorno forse
riuscirò a incontrare Mandela e a farmi raccontare qualcosa
di lui. Sono uomini in grado di cambiare la storia,
incontrarli ci rende migliori. lo non dimenticherò mai il
momento straordinario in cui ho conosciuto il Dalai Lama. Oggi
sono convertito al buddismo».
Nella scuola di teatro che ha frequentato a
Londra aveva una compagna di classe italiana.
«Sì, Maya Sansa: bella e molto brava. È
stata la prima del mio corso a trovare un lavoro importante,
l'abbiamo invidiata quando l'ha chiamata Marco Bellocchio per La
balia. So che sarà una delle protagoniste della Mostra di
Venezia. Faccio il tifo per lei»
ARIANNA FINOS |