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Repubblica n. 383 del 4 settembre 2003 - rubrica cinema
JOHNNY IL PIRATA CONQUISTA A META’
di Lorenzo Maiello
Strano film questo. Comincia in pompa magna presentandosi
come un filmone epico sui pirati caraibici. C'è il pirata
matto Johnny Depp - un incrocio tra Kabir Bedi e Raz Degan ma
più bello e molto più bravo - che si allea con il
semi-pirata buono Orlando Bloom e con una banda di
sfigati per recuperare una donna ed un vascello. Poi c'è il
pirata cattivo Geoffrey Rush, che si è fregato donna e
vascello. e ci sono le istituzioni che sembrano tanto cattive
ma in fondo son solo inette. Cappa e spada come se piovesse,
la bella di turno da salvare, la maledizione del mare e il
codice piratesco. Per capirci, Sandokan a Hollywood. Ma piano
piano si vira verso la farsa. Recitazione sopra le righe,
battute brillanti, scene surreali, gli eroi che si prendono in
giro e una spruzzata di horror. A un certo punto più che
dalle parti di Berretti verdi siamo da quelle
belushiane di 1941: Allarme a Hollywood. Ma senza lo
stesso coraggio. la regia si prende troppo sul serio, luci
curate ed effettate. battaglie e scenari sontuosi, effetti
speciali di ultima generazione. E il film si blocca nel guado:
troppo leccato per una parodia. troppo scombinato e
inverosimile per un film epico. Resta una specie di kolossal
brillante, dialoghi curati (Depp e la bella figlia del
governatore vengono abbandonati su un'isola deserta dai
cattivi, lei si ingegna per sopravvivere, lui trova del rum e
si ubriaca; lei. «Sei un irresponsabile ubriacone», lui:
«Benvenuta ai Caraibi tesoro»). Film pensato probabilmente
per adolescenti e bambini - gli sceneggiatori sono quelli di Shrek
e Z la formica- ma troppo truce e violento per i
giovanissimi. E resta Johnny Depp - più Yanez che Sandokan -
attore straordinario alle prese con un ruolo esagerato e sopra
le righe. Il film dura quasi due ore e mezza. Troppe. |