Le mutandine nere

 Ero nell’età prima di diventare adolescente, quando ci sono già i primi segni degl’istinti cosiddetti “bestiali”; una mia vicina di casa più grande di me e bella, aveva il vizio del fumo. Siccome fumare dalle mie parti, per vari motivi etni-religiosi, non è cosa facile sopratutto per una ragazza, lei aveva bisogno del mio aiuto per comprare le sigarette. Muin!…Muin! mi chiamava a bassa voce dal suo balcone. Mi congedavo con qualche scusa da miei compagni di gioco e, di corsa facevo tutti i 38 scalini che portavano a casa sua. Dopo avermi fatto accomodare in camera sua, appoggiava la schiena sulla porta, con una mano alzava vestito e sottoveste e l’altra mano l’infilava in mezzo alle gambe dove teneva i soldi nascosti.

In qui pochi attimi davanti a lei io non pensavo a niente, guardavo solo fisso fisso le sue mutande nere. Il mattino del giorno prima che andasse via dal nostro quartiere per seguire il suo sposo in Arabia Saudita, mi chiamò. Non ricordo di essermi scusato con i compagni, però la corsa per qui gradini fatti 3 a 3 si.

Mi ordinò di sedermi, dopodiché come di consueto appoggiò la schiena sulla porta, alzò vestito e sottoveste e con rabbia sfilò le mutande nere dicendomi: Queste sono tue, da domani io non potrò più fumare….