Colle – Follonica
2006
Una nuova sfida è stata lanciata dai soliti compagni di
mille avventure e, come sempre accade nello spirito che contraddistingue un vero
endurista, come declinare un invito al confronto? Anche noi che non amiamo le competizioni e il gas aperto a
tutti i costi, ma ci piace girovagare per sentieri e boschi alla ricerca di
paesaggi affascinanti e suggestivi, amiamo le sfide e così come potevo rifiutare
l’ennesima sfida al confronto, non tra piloti ma con la natura, e con un
percorso impegnativo e duro. Cosi dopo la proposta dei soliti amici del bar sono andato
a visitare il sito del MotoClub Garganella (http://www.garganella.it),
dove
potevamo iscriverci alla edizione del 2006 della ormai famosissima Siena –
Follonica, (diventata, giustamente quest’anno Colle – Follonica, visto che da
diversi anni la partenza e a Colle di Val d'Elsa). La sfida è stata accettata, la prova si terra il 23 aprile
2006 sui sentieri e strade vicinali della splendida toscana; la toscana più
tipica, quella dei colli senesi e della maremma, con dei paesaggi mozzafiato e
su un itinerario che mette alla prova tutti i piloti, non per la durezza e i
passaggi tecnici, anche se non mancano, ma per la lunghezza del percorso, 230 Km
da percorrere dalla mattina alla sera, una sfida con il proprio corpo, con la
propria moto e con il terreno, da dividere nella solidarietà con i propri
compagni, caratteristica che non deve mancare tra enduristi.
È arrivata la fatidica mattina. Sono le 4,30 del mattino e la sveglia non fa in tempo a
suonare che gia sono in piedi; il bagaglio è gia pronto, preparato con cura la
sera prima, non rimane che preparare un caffè veloce più perché è un rito, che
un bisogno, e partire per il punto di ritrovo. Naturalmente tutti sono puntualissimi, ormai siamo un
gruppo affiatato; si caricano le moto e si passa a prendere l’autista che ci
porterà il furgone a Follonica, un ragazzo, Gianni, con la sua stradale che ci
permetterà un più comodo rientro a casa, una vera manna. Anche questa è una caratteristica della Colle – Follonica,
è in linea, si parte dal punto A (Colle di Val d'Elsa) e si arriva al punto B
(Follonica), caratteristica che costringe i partecipanti a
organizzare tutta la
trasferta visto che non si torna nel punto di partenza, come accade di solito in
queste manifestazioni. A questo punto l’adrenalina gia si sente e si comincia con
i racconti da vecchi enduristi tipici di questi viaggi.
Colle di Val d’Elsa è all’orizzonte e ci ricomincia a
preparare prima ancora che il furgone sia fermo. Siamo pronti in tempi da record e ci avviciniamo al parco
chiuso, dopo aver posizionato i numeri sulla moto. L’organizzazione è quella dei grandi eventi, con la musica,
le rampe di partenza
come se fosse una gara vera, anche lo spiker che presenta i
primi partecipanti, direttamente dal team della Dakar dove correva le leggenda
Meoni, pilota Fiorentino scomparso durante la Parigi – Dakar dell’anno passato,
che due anni or sono partecipo a questa manifestazione, pochi mesi prima di
abbandonarci. Siamo pronti, e finalmente si parte, a piccoli gruppi;
subito si inizia con l’intraprendere la stade vicinali nei dintorni di Colle,
tra capi coltivati e filari di viti. In poco tempo ci rendiamo conto che il primo nemico da
affrontare sarà la polvere, che di certo non mancherà visto il tempo soleggiato
e la cospicua presenza di piloti, si contano ben 970 iscritti più o meno. I primi percorsi cono carini e decisamente semplici, ma qui
la fa da padrone il paesaggio che risulta decisamente suggestivo, con colline e
campi a erdita d’occhio con all’orizzonte qualche fattoria di indubbia fattura
medievale. Sembra di essere in on paesaggio da cartolina, in una
pubblicità sull’enduro da turismo, con in più i profumi della mattina e quel’odore
di olio bruciato di un 2Tempi misto alla polvere, insomma il paradiso del
turista tassellato.
Il percorso dei primi trenta chilometri scorre via
tranquillo e decisamente bene cosi come l’acqua di un ruscello di montagna,
tutto scorre tranquillo e senza intoppi, così arriviamo al primo rifornimento,
ma il serbatoio e ancora pieno. Un occhiata alla cartina e ci accorgiamo che il
prossimo è previsto fra 90 Km cosi anche se mancano pochi litri decidiamo di
procedere con il rabbocco e poi via ad riprendere il percorso segnato.
Un vero elogio va speso per coloro che hanno tracciato il
percorso, infatti hanno fatto un lavoro splendido le frecce erano ben visibili e
numerosissime e anche se bucavi il sentiero per sbaglio la freccia la vedevi
ugualmente e ti rigiravi immediatamente, solo in un caso ci siamo sbagliati,
accorgendoci dell’errore dopo pochi chilometri, un solo errore su 230 Km chi può
fare di meglio si faccia avanti. Ecco la prima mulattiera proprio dopo aver rabboccato il
serbatoio è un peccato farla con il serbatoio pesante e dopo trenta chilometri
assolutamente tranquilli ci coglie un po’ impreparati, ma la manopola del gas
non vedeva l’ora e affrontiamo questo sentiero pieno di pietre smosse come i
bambini che corrono a prendere il gelato. Gli ammortizzatori scorrono il gas
canta e le pietre volano in tutte le direzioni, che libidine.
Il percorso si fa di nuovo tranquillo dopo pochi chilometri
e tiriamo un po’ il fiato, ma non per molto visto che questa parte si alterna
tra sentieri irti e sassosi e strani sentieri pianeggianti o di scarsa pendenza
misti a pozze di fango, ogni tanto fa capolino qualche piccolo guado che devo
dire affrontano tutti con gioia.
Di buon passo affrontiamo tutta la seconda parte del
percorso che ci porta vicino a Castelnuovo Val di Cecina dove un tortuoso e
viscido sentiero, contornato dai tubi delle centrali Enel (siamo nei pressi
della Centrale di Larderello con i caratteristico soffioni Boraciferi, vapori
del sottosuolo), ci condurrà. È un sentiero molto impegnativo dove il fango la
fa da padrone e gli spettatori non mancano. Il sentiero è ripido e personalmente
ho pi volte rischiato di perdere il controllo visto che i numerosi passaggi
avevano reso pesante e difficile questa vorticosa discesa, senza considerare la
stanchezza che aveva iniziato a indurire i muscoli delle mie braccia. La vista dell’asfalto la accolgo questa volta con sollievo
e comincio a dubitare di farcela. Arrivato a Castelnuovo sono piuttosto provato
e la sosta per il rifornimento, ci siamo fatti un ora abbondate di fila
all’unico distributore del paese, la affronto con lo scopo principe di
recuperare le forse più che di riempire il serbatoio. Per fortuna che era stato allestito un banchetto dentro la
stazione di servizio dove si poteva acquistare acqua e te, una vera manna per
chi come me aveva esaurito le scorte d’acqua.
Dopo aver riempito il serbatoio e raccolto le forse, via
per uno splendido sentiero al termine di una strada bianca che ho riconosciuto,
lo avevo percorso durante la Siena – Follonica di 2 anni fa e gia allora avevo
apprezzato la sua scorrevolezza e velocità, con molti punti dove si poteva
azzardare un appoggio sull’esterno di curva, simile alle piste da cross,
trasformando i tuo viaggiare nel sottobosco, attraverso il quale filtrano i
raggi di sole, in una discesa tortuosa e veloce come in una pista da bob, una
vera chicca. A fondo valle il classico guado e la risalita veloce ed
elegante. Non sono del tutto sicuro ma ora comincio a riconoscere i
sentieri, in molti punti il tracciato si mescola a un gia visto, gia fatto, ma
poi tutto cambia quando affronto passaggi esaltanti che sono sicuro che mi
ricorderei. Tra questi una salita da affrontare in verticale su un lungo pendio
nei pressi di Massa Marittima, pendio tagliato da una strada per ben due volte,
molto simile a una linea taglia fuoco; la strada creava una dislivello sul
pendio provocando un salto leggero e del tutto sicuro ma che sbucava quasi a
sorpresa
nascosto dall’ombra e dalla polvere, senza contare gli occhiali, che ha questo
punto cominciano a farti vedere tutto come immerso nella nebbia tanto sono
sporchi, un ostacolo semplice ma che ti da ancora più adrenalina e ti
spinge
a dare di più.
Oramai siamo vicini a Follonica, quella
sensazione di gia visto ora diventa una certezza, questi sentieri li ho gia
affrontati e li percorro con una ritrovata sicurezza, un po’ data dal ritrovato
senso dell’orientamento, un po’ dalla meta che comincia ad apparire
all’orizzonte, un po’ perché le braccia e le gambe anno smesso di far male; sono
ancora indolenzite, ma i crampi non ci sono più. Forse anche loro hanno capito
che la meta è vicina, d'altronde il paesaggio, che fa capolino tra le fronde, ci
mostra il mare all’orizzonte.
Ecco che usciti dalla macchia appare una strada a 4 corsie
che attraversiamo da un sottopasso e ci ritroviamo in ben che non si dica
sull’asfalto. Continuiamo a seguire i segnali che ci guidano, tutto su asfalto
all’ingresso in Follonica, una lunga processione lungo la quale ci riuniamo in
piccoli gruppi di motociclisti, quasi cercassimo solidarietà e sorrisi tra di
noi che siamo arrivati in fondo, nell’aria non c’è più polvere, ma un senso di
pienezza che ci accompagna tutti. È il traffico del centro che ci porta al traguardo su
questo splendido lungomare dove il sole si rispecchia, Bello, Bello, Bello .....
ci sono e ci sono riuscito.
Alla fine:
Il percorso era semplice con alcuni passaggi impegnativi ma
niente di invalicabile, la vera durezza stava nella durata 230 Km circa sei ore
di moto, anche sei ore e mezzo, senza soste. Sono previsti 3 rifornimenti ma
l’ultimo di Massa Marittima noi lo abbiamo saltato e siamo arrivati in fondo
senza problemi. Durante il percorso è previsto un ristoro. Il percorso è
stato segnalato con la massima cura, le frecce visibili e numerosissime.
Una manifestazione che ha dimostrato di variare i propri
percorsi offrendoti ogni anno cose nuove, ciò la rende apprezzabile anche per un
abitue, l’unico difetto o pregio, sicuramente una caratteristica pressoché
unica, è la partenza e l’arrivo in due posti diversi, che costringe i
partecipanti a diverse peripezie per rientrare a casa. Indubbiamente una
esperienza da fare, e se la giornata si mostra bella e calda come quest’anno non
la dimenticherete facilmente.
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Autore: Giorgi Riccardo
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