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nuovo Ohlins a doppia regolazione
Sospensioni
e regolazioni. Un argomento questo, particolarmente sentito dalla gran parte dei
motociclisti appassionati, costantemente alla ricerca dell'assetto perfetto. Si
perché, se del resto non è così facile, come può sembrare, trovare il giusto
setting alla propria moto, d'altra parte chi non è mai stato contagiato dalla
voglia di sbizzarrirsi con i famigerati click delle sospensioni? Un giochino
divertente e utile per i più smaliziati, che però può rivelarsi una vera e
propria arma a doppio taglio per i meno esperti.
E allora ogni sessione
di prova o semplice giro finisce con il diventare un continuo avanti e indietro
di cacciaviti e giri, mezzi giri e via dicendo.
Ohlins,
è un marchio che ha saputo con gli anni conquistare sempre di più la fiducia di
moltissimi appassionati. Si tratta di un azienda che da molti anni
è sinonimo di qualità, efficacia e durata, caratteristiche fondamentali in un
settore dove anche piccoli particolari possono fare la differenza. Del resto nelle
moto da fuoristrada non c'è telemetria, è un mondo empirico dove tutto
avviene grazie all'umiltà, alla pazienza e, soprattutto all'esperienza di chi
lavora. E non è un caso se, oggi come oggi, quando ci sono problemi di mesa a
punto o dubbi sulla bontà di una ciclistica, il più delle volte si è
costretti a ricorrere ad elementi della casa dal caratteristico marchio giallo
blu per poter fare un analisi approfondita. Certo, se mal tarate neanche le
sospensioni svedesi possono fare miracoli, ma del resto, gli specialisti in
sospensioni, esistono per questo.
Ma vediamo di andare con calma. E innanzitutto
affrontiamo quella che è la prima regola fondamentale nella regolazione delle
sospensioni: compiere una regolazione alla volta, annotando sempre quello che si
fa. Senza eseguire un intervento
per volta è difficilissimo per il pilota capire perché qualcosa è cambiato, e
anche il più "sgamato" dei tecnici può perdere la bussola. Ci sono
infatti altre variabili importanti che possono influire e da considerare durante
la messa a punto.
E a tutto ciò dovete anche aggiungere che le
marche di sospensioni non sono ovviamente uguali e non tutte sono ugualmente
sensibili alle regolazioni delle viti esterne. Da questo punto di vista
forcelle e ammortizzatori Ohlins sono tradizionalmente quelli che più
"sentono" i click esterni ed è un vantaggio perché maggiori sono le
possibilità di regolazione dall'esterno, minore è la probabilità di dover
aprire un ammortizzatore o una forcella per modificarne la taratura idraulica.
Interventi non alla portata del normale utente, e che in ogni caso richiedono
conoscenze specifiche che sono materia dei soli specialisti.
Per migliorare ulteriormente questa situazione
la Ohlins ha messo a punto e
commercializzato un sistema di regolazione idraulica del freno di compressione,
dividendo l'intervento alle alte e basse velocità dell'olio interno
all'ammortizzatore in due regolazioni indipendenti tra loro. Attenzione, non
alte o basse velocità
della moto! Per comprendere meglio questa novità ci dobbiamo addentrare nel
funzionamento tecnico di un ammortizzatore idraulico. Quando la sospensione
lavora e l'ammortizzatore si comprime, la molla serve ad assorbire la
sollecitazione, che viene smorzata in compressione ed estensione dai freni
idraulici. Se la sollecitazione è molto secca, immediata (casi tipici whoops,
buche e sassi su terreno duro), la compressione è estremamente rapida per cui
all'interno dell'ammortizzatore l'olio compresso dal pistone deve attraversare i
fori calibrati con una velocità considerata alta. Quando la ruota è
sollecitata più lentamente (atterraggi dolci dai salti, soprattutto se da
panettoni raccordati, ingressi in curva o asperità di lieve entità) l'olio ha
una velocità più bassa. Questa è la situazione sulla quale intervengono le
regolazioni esterne (i famosi click) di quasi tutti gli ammortizzatori e
forcelle.
Con la doppia regolazione introdotta da Ohlins
sui suoi monoammortizzatori - che nel nostro breve test abbiamo trovato
realmente efficace - si riesce a
modificare il freno idraulico in compressione anche per le alte velocità.
Non è una novità assoluta, neppure a livello commerciale. La prima ad averla
introdotta sui suoi ammortizzatori ufficiali pare sia stata la Showa parecchi
anni fa, seguita a ruota da Kayaba. E ancora Showa e Kayaba sono state le prime a introdurlo sul mercato (seguite
a ruota da Sachs); un esempio canonico sono le Showa introdotte dal 2000 sulle
Honda CR 250. Ma l'ammortizzatore Ohlins aggiornato con la doppia
regolazione idraulica ci è sembrato decisamente più sensibile alle
regolazioni, e in particolare per quella alle alte velocità, rispetto gli
attuali concorrenti in libera vendita.
Altre novità
di dettaglio sono state introdotte sulla forcella upside-down con steli dal
diametro di 46 mm e trattamento in pregiato TiN (nitruro di titanio), per
migliorare la non buona scorrevolezza delle prime versioni. Ma sono altri gli
sviluppi che potrebbero presto essere introdotti sulla forcella che Ohlins
produce da qualche stagione. Sfruttando i propri brevetti relativi al PDS di
seconda generazione, sappiamo che Ohlins sta già provando nel mondiale una
forcella che garantisce un freno idraulico progressivo, grazie a un secondo
pistone idraulico che inizia a lavorare nella parte finale.
Come Funziona
Come
qualsiasi altro elemento di questo genere ha una taratura interna che
rappresenta la base di partenza sulla quale si interviene dall'esterno.
Importante è che questa sia già di base centrata, perché è difficile
altrimenti rimediare con i soli click. Ecco perché la ricerca per aumentare il
ventaglio delle possibilità d'intervento esterne è per molte Case
specializzate l'obiettivo principale.
Da anni le sospensioni si mostrano affidabili
e già a un buon livello di funzionalità; fare la differenza è ormai possibile
solo con tarature personalizzate per stile di guida e percorsi. Un lavoro che
richiede tempo, attrezzature, tecnici specializzati, capacità di collaudo,
mentre aumentando l'efficacia e le possibilità dei click esterni si risparmia
sulle prime due voci: tempo e attrezzi speciali. E non è poco. Lo
schema adottato dalla Ohlins per i suoi monoammortizzatori con doppia
regolazione sulla compressione per le alte e le basse velocità è
abbastanza semplice e intuitivo.
In pratica: la precedente valvola che influiva
solo alle basse velocità di passaggio dell'olio idraulico è stata inglobata in
una nuova regolazione che varia una sezione (di passaggio olio) percentualmente
molto maggiore. Funziona così: durante l'escursione della ruota sollecitata da
un ostacolo, l'olio idraulico all'ammortizzatore viene spinto dal pistone
interno e costretto a spostarsi nel serbatoio separato.
La pressione e quindi la velocità dell'olio è poco elevata, la valvola a
sezione grande (quella per le alte velocità) rimane chiusa e non lavora, per
cui influisce solo lo spillo conico che, mediante i vecchi e tradizionali click
per la compressione, modifica una piccola sezione di passaggio.
Quando
invece la sollecitazione sulla ruota è più rapida,
la pressione trasmessa all'ammortizzatore imprime all'olio una velocità di
trasferimento maggiore e nella valvola per le basse velocità le piccole sezioni
di passaggio tendono a "murare" l'olio. Solo a
questo punto, allora, comincia a
lavorare la nuova valvola, che aprendosi in misura
variabile a seconda del carico applicato sulla molla che spinge la valvola a
fungo, apre più o meno la sezione per fare passare grandi quantità di olio nel
serbatoio separato.
I click esterni
della nuova valvola per le alte velocità cambiano il precarico della molla
sulla valvola a fungo, e quindi la sua capacità di aprirsi più o meno a
seconda della velocità dell'olio. Si intuisce che i vecchi ammortizzatori - non
solo Ohlins - avevano una regolazione esterna per la compressione utile solo
alle basse velocità, quindi efficace per quelle asperità che non provocavano
massime sollecitazioni interne. Con questa nuova regolazione è ora possibile modificare in parte, e, cosa importante, senza aprire
l'ammortizzatore e variarne la taratura interna, il funzionamento e la risposta dello stesso in ostacoli come le
whoops, buche secche, creste dure o gli atterraggi sul piatto ad altissima
velocità.
Articolo
Pubblicato sul sito della rivista MOTOCICLISMO
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