Filosofia

Senofane


Senofane nacque a Colofane in Asia Minore, non lontano da Efeso e da Mileto, dunque in terra di filosofi e di fisici. Probabilmente fu allievo di Anassimandro. Lasciò la patria nel 540 A.C. perchè invasa dai Medi e venne in Italia dove partecipò alla fondazione di Elea.
Probabilmente insegnò la sua filosofia per alcuni anni ad Elea ed ebbe come discepolo l'eleate Parmenide.

Ma l'inquietudine lo spinse ad emigrare e non è escluso che nella decisione di andarsene abbiano influito motivi politici, forse gli stessi che invece incoraggiarono Parmenide a partecipare alla vita politica della città ed a contribuire alla sua legislazione.
Così Senofane divenne una sorta di girovago instancabile che continuò a viaggiare, si dice, fino alla bella età di cento anni.
Scrisse opere in versi tra cui un testo intitolato "Sulla natura". Dai frammenti rimasti possiamo dedurre la sua filosofia.

Senofane fu il primo pensatore a veder parzialmente chiaro nell'imbroglio religioso con penetrante acutezza.
Dapprima spiegò a chiare lettere che i discorsi sugli dei hanno valore diverso a seconda di chi li fa. Se un individuo è nobile d'animo, concepisce il "suo" Dio come magnanimo e generoso, onesto, fedele alla parola data. Se un uomo è meschino, dominato dall'incontinenza, disonesto, cattivo, violento, concepisce gli dei come simili a sè stesso. E tali sono gli dei dell'Olimpo greco, vere e proprie caricature dell'uomo e dei suoi peggiori difetti.
Gli dei, aggiunge Senofane, sono fatti dagli uomini a propria somiglianza. E spiega che se i cavalli avessero mani e sapessero foggiare idoli di pietra, ritrarrerrebero cavalli, allo stesso modo per cui gli dei degli Etiopi hanno la pelle nera, e quelli dei Traci sono azzurri d'occhi e rossi di capelli.
A questa concezione antropomorfica del divino Senofane contrappone una sua ricerca razionale di Dio , affermando in primo luogo che c'è un solo Dio. Spiega in modo molto razionale il suo monoteismo: se essere Dio significa essere il supremo, il supremo non può che essere uno.
Se gli altri gli sono inferiori, non sono dei, ma entità soggette al supremo, come in un esercito.
Inoltre ha da essere eterno, cioè non può essere nato come Dio, in quanto non può essere generato da un inferiore, essendo lui il supremo.
Senofane critica quindi in modo razionale tutte le teogonie greche, in particolare quella di Urano che fu spodestato da Crono e quella di Crono che fu a sua volta spodestato da Zeus, Ade e Poseidon.
Con Senofane inizia quindi una vera e propria teologia filosofica, basata non su una rivelazione, ma su un ragionamento sviluppato su basi razionali.
Tuttavia sfugge a Senofane il fatto che anche la sua ricerca razionale di Dio è condizionata dai modelli sociali, in particolare economici e militari, che vede funzionare nel mondo. Se in una impresa economica sono in molti a comandare, c'è disordine e scoordinazione. Analogamente ed a maggior ragione, anche in campo militare non è possibile che due comandino allo stesso tempo ed uno ordini il riposo, e l'altro l'attenti; uno ordini l'attaco e l'altro la ritirata. Sarebbe il caos.
Parlando di Dio, tuttavia, l'ordine sociale cui fa riferimento Senofane non è altro che una diversa proiezione antropomorfica. Perchè se è vero che il mondo nel suo insieme è ordinato e tutto avviene secondo leggi naturali, è anche vero che in natura la lotta per la vita è caotica e non segue un ordine prestabilito. Non vi sono gerarchie esplicite e non vi sono portaordini di Dio visibili che recano dispacci alla truppa.
E' vero che la truppa si comporta sempre secondo le caratteristiche della propria specie, ma ci sono specie disordinate, fatte di animali solitari ed imprevedibili che non rispondono ad alcun capo branco.
In questo senso pertanto Senofane svolse solo un'ipotesi, certamente più credibile di altre, certamente più fondata di quella mitica, ma non poteva pretendere di dimostrarla come vera solo sulla base di un ragionamento condotto per analogia con l'ordine sociale.
Questo a meno di non considerare un diverso presupposto: cioè non gli uomini producono gli dei a loro immagine, che comunque è vero per quasi tutte le "stronzate" che gli uomini dicono e scrivono di Dio, da certe parti della Bibbia a Nietzsche e Feuerbach, passando per Spinoza ed Hegel; ma Dio creò l'uomo a propria immagine.
Infatti partendo da qui è facilmente dimostrabile che, come l'uomo nella sua evoluzione è pervenuto ad un imperfetto dominio della natura basato sulla conoscenza di essa, in quanto somigliante più a Dio che ad un elefante, allo stesso modo Dio è dominatore perfetto sia delle cose naturali che sovrannaturali.
Non è che questo ragionamento sia convincente e decisivo in assoluto; è semplicemente più convincente e profondo di tutti gli altri finora considerati.

Il problema allora è anche Senofane rimane al di qua della linea, e pur muovendo da una ipotesi corretta, la più corretta dell'antichità, cioè che il divino è una produzione umana, non perviene al rovesciamento del rovesciamento, cioè che comunque l'uomo è una creatura di Dio e che ci fu un tempo sulla terra in cui l'uomo non esisteva ancora, mentre Dio esisteva come prototipo dell'uomo.

Un altro punto interessante del pensiero di Senofane, ricavato da un frammento attribuito ad Ateneo ( X, 413 f) sulla base di un testo di Euripide, è che: "davvero un'usanza irragionevole, nè è giusto, preferire la forza al pregio della sapienza."
Prosegue il frammento: <<Poichè anche se c'è tra i cittadini un abile pugile o qualcuno che eccelle nel pentatlon o nella lotta, o anche nella velocità dei piedi, che è la più onorata tra le gare di forza degli uomini, non per questo la città vive un ordine migliore.>>
Si tratta di un pensiero interessante, che giustamente lamenta il discredito del sapiente e la preferanza del volgo per lo spettacolo sportivo, ma anche in questo caso Senofane non perviene a comprendere che per l'uomo si tratta di vivere sia con il corpo che con la mente, e che la mente può anche essere indirizzata ad avere la meglio con la forza su chi dispone solo di forza bruta. Un buon allenamento ed una intelligente tattica di gioco possono avere la meglio su chi è semplicemente più forte. Inoltre anche lo spettacolo è vita e condannare il volgo solo perchè ama lo spettacolo sportivo pare più da incivili che da civili. Altra cosa è invece, ovviamente, la degenerazione dello spettacolo nel circo massimo ai tempi dell'impero romano. Ma questa è davvero un'altra storia, tutta da interrogare.

Sul fronte filosofico vero e proprio, proprio grazie ai frammenti che ci sono pervenuti, possiamo infine concludere che Senofane pervenne ad una concezione di Dio come Uno che occupa l'intero universo, che è "sferico" (la sfera come idea di perfezione) e che è identico, nel senso che si identifica con tutto e che si trova dappertutto.
Va da sè che questa bizzarra idea panteistica, che in Parmenide si tradurrà in una aberrante affermazione dell'essere totalizzante e privo di differenze, è il frutto di una mancata accettazione del divino come somigliante all'uomo, o meglio del suo opposto, cioè dell'uomo fatto ad immagine di Dio. Il che non significa che se vedi un uomo, vedi anche Dio. Significa solo che alcuni uomini sono più simili a Dio di altri, perchè hanno il logos e sanno di averlo, mentre gli altri lo rifiutano, o proprio non lo intendono, o anche se lo intendono, subito lo dimenticano.

Un altro punto che rivela comunque la profonda differenza tra Senofane e Parmenide sta nel fatto che, sempre secondo alcuni frammenti, Senofane non solo si guardò bene dal negare il divenire e la possibilità, cioè l'essere in potenza, ma propose una teoria di tipo "ionico", cioè esclusivamente fisica, per spiegare il divenire stesso. Il che sta a dimostrare che non concepiva Dio come creatore dell'universo, ma solo come ordinatore supremo presente nell'intero. Ed a differenza di Eraclìto, non parlò espressamente di logos, cioè di una ragione universale da accogliere nella nostra mente come riflesso.
Egli dunque indicò nell'elemento terra il fondamento da cui tutto viene e a cui tutto torna. Ed indicò altresì nella mescolanza tra l'elemento terra e l'elemento acqua il proseguimento stesso della vita, interpretando così la presenza di conchiglie e fossili marini sui monti, senza peraltro darsi la pena di pensare che se ci sono fossili marini sui monti o è perchè qualcuno ce li ha messi, o è perchè i monti stessi un tempo furono ricoperti dalla acque e che dunque fu l'acqua stessa a sollevarli a quelle altezze.
Comprese che dall'acqua per evaporazione si formano le nuvole, ma non spiegò in base a quale principio l'acqua evapora e quindi in base a quale processo si formano le nuvole. Aggiunse che le nuvole divengono incandescenti (???) e così si originano gli astri.
Trattasi come si vede di un tentativo di spiegare "fisicamente" alcuni processi su basi piuttosto precarie e sicuramente ingenue. Non sfugga inoltre il fatto che questa teoria è totalmente opposta a quella di Eraclìto, per il quale fonte di ogni mutamento è il fuoco cosmico, cioè un principio visibilmente più energico, e dunque più credibile, di quello proposto da Senofane.


cactus - filosofia - 3 agosto 2000