Psicologia
E' utile avere ben chiara una prima distinzione.
Psicologia, psichiatria, psicoanalisi, psicologia
del profondo, psicoterapie...ognuno di questi
termini designa qualcosa di diverso e spesso
non si ha ben chiaro di che si tratta.
Cominciamo dalla psicologia.La parola deriva dal greco e significa "studio
dell'anima". Evelyn Pewzner e Jean-Francoise
Braunstein, autori di una Storia della psicologia, scrivono: «Oggi la psicologia concerne
lo studio del funzionamento mentale in tutti
i suoi aspetti e nelle sue diverse manifestazioni;
lo psicologo si occupa dell'affettività,
dell'intelligenza, delle relazioni sociali,
della genesi e dello sviluppo di queste diverse
attività umane. Tutti questi ambiti aprono
la strada alle diverse specializzazioni esistenti
all'interno della disciplina.» (E.Pewzner,
JF Braunstein - Storia della psicologia -Einaudi, Torino 2001 www.einaudi.it)
La psicologia viene allora spesso definita come "scienza
della mente e del comportamento umano".
Poi, siccome questa definizione pare troppo
generica, in numerosi manuali di psicologia
si trova un proseguimento ed un chiarimento
della definizione stessa attraverso la descrizione
degli ambiti di competenza delle diverse
attività esercitate dagli psicologi.
Spesso l'ambito di competenza comporta anche
l'adesione ad una corrente di pensiero, altrimenti
definibile come scuola psicologica, ma ciò
non esclude che nello stesso ambito di competenza
sia possibile incontrare qualche scuola alternativa
o qualche pensatore indipendente.
La psicofisiologia
Questa branca della psicologia si è caratterizzata
soprattutto nello studio del corpo umano
a partire dal sistema nervoso e dal funzionamento
del cervello. Gli psicofisiologi (che oggi
si chiamano anche neuroscienziati) muovono
da una prospettiva di sistema biologica e
neurologica. Essi studiano tutti i fenomeni
percettivi in termini fisici, biochimici
e biologici, in particolare cercano di scoprire
in che modo le sostanze chimiche influenzino
i processi del pensiero, l'organizzazione
neurale del sistema visivo, del sistema uditivo,
degli organi del tatto e del gusto, nonchè
le basi neurologiche delle sensazioni interne,
l'avere fame, il nutrirsi ed il sentirsi
sazi. Molti psicofisiologi lavorano, oltre
che nei centri di ricerca pubblici, anche
in aziende private di tipo farmaceutico.
In questo settore lo psicofisiologo si occupa
soprattutto di studiare le reazioni fisiche
e comportamentali alle sostanze chimiche
introdotte nel corpo umano.
La percettologia studia in particolare i sistemi sensoriali
e non è dunque significativamente altro che
una specializzazione della psicofisiologia.
Nel Psicologia vol. 1 di Darley, Glucksberg e Kinchla -
Il Mulino, Bologna 1993 - si trova scritto
tra l'altro: « Un problema, per esempio,
è quello di individuare le vie neurali che
connettono i recettori uditivi dell'orecchio
con determinate parte, mettendo in relazione
le esperienze riferite dall'individuo senziente
con il flusso dell'informazione neurale.
(Per tale ragione questo campo di studi è
chiamato spesso "psicofisica".)
»
Una piccola bibliografia sull'argomento non
può che muovere inizialmente da Il cervello, la mente e l'anima di Edoardo Boncinelli - Oscar Saggi Mondadori
- 1999, Milano. Il testo, tra l'altro, fornisce
anche un quadro aggiornato degli studi e
gli esperimenti condotti sull'IA, l'intelligenza
artificiale.
Un approfondimento sulle premesse biologiche
della psicofisiologia rinvia all'ormai quasi
classico Storia della vita sulla terra di Emanuele Padoa - Feltrinelli, Milano
1962.
Un particolare punto di vista sui meccanismi dell'evoluzione biologica si trova in L'orologiaio cieco di R.Dawkins - Rizzoli, Milano 1984.
Utilissimo Biologia del comportamento di A. Oliverio - Zanichelli, Bologna 1982.
Per risvolti anche filosofici rimane poi
fondamentale Il caso e la necessità di F. Monod - Mondadori, Milano 1990.
Il training psicofisiologico dello scrivente
è invece avvenuta sull'ormai superato, ma
ancora utilissimo testo di Francis Leukel, La Psicologia fisiologica - Zanichelli, Bologna.
Prezioso Biologia e neurofisiologia del riflesso
condizionato di P.K Anochin, Bulzoni- Roma 1978.
Di grandissima utilità infine sono alcuni
saggi di Bernardino Fantini, contenuti nella
Storia della Scienza moderna e contemporanea curata da Paolo Rossi ed edita dalla Tea.
Tra questi mi paiono fondamentali Neurofisiologia e neurobiologia nel primo
novecento, contenuto nel volume "Il secolo ventesimo
1" e La Neurobiologia, contenuto nel volume "Il secolo ventesimo
2".
Per certi aspetti utile anche l'articolo
di Guido Marenco in questo sito: Introduzione alla psicologia fisiologica
La psicologia dell'apprendimento e del comportamento
Questo settore della psicologia è caratterizzato
dallo studio e da esperimenti condotti soprattutto
su animali. Nel citato Psicologia di Darley, Glucksberg e Kinchla si trova
una motivazione che spiega questo interesse:
« Gli anni Quaranta e Cinquanta, nella
psicologia, furono il periodo di maggior
successo del comportamentismo ortodosso; con esso gli psicologi cercarono
di sfuggire alle difficoltà del vecchio mentalismo
filosofico studiando gli organismi inferiori.
I ratti ed i piccioni erano chiaramente capaci
di apprendere, e questo apprendimento poteva
essere studiato da un punto di vista puramente
comportamentale, senza riferimento ad alcun
processo mentale. Inoltre, la maggior parte
dei comportamentisti credeva che i principi
fondamentali dell'apprendimento fossero gli
stessi per gli esseri umani e gli altri animali;
così perchè non scoprire questi principi
studiando gli animali in un laboratorio in
cui fosse possibile controllare e manipolare
ogni aspetto del loro ambiente? »
Naturalmente le cose non stanno esattamente
come pensavano i comportamentisti ortodossi.
A livelli inferiori e primitivi, infatti,
è palese che non vi siano soverchie differenze
tra tecniche di apprendimento animale ed
umano. Persino Aristotele nei suoi scritti
di Etica individua nell'apprendimento condizionato
di comportamenti abituali, od abitudini,
un metodo per insegnare comportamenti virtuosi
ai non virtuosi.
E' probabile che lo stesso istinto di conservazione,
comune sia agli animali che agli uomini,
induca a scegliere i comportamenti più appropriati
per riuscire a sopravvivere.
Ma i processi di apprendimento umani ai livelli
superiori si basano soprattutto sulle abilità
linguistiche e su funzioni cerebrali altamente
sviluppate. Pertanto il tipo di psicologi
che si occupa principalmente di questi studi
sconfina spesso e volentieri nel terreno
dell'etologia (lo studio del comportamento
animale), in quello della psicologia dell'età
evolutiva, e persino nella pedagogia, o anche
in quella che spesso viene definita, in modo
un pochetto pretenzioso, scienza dell'educazione.
In senso ampio ha dato un fondamentale impulso
a questo tipo di studi l'etologo Konrad Lorenz,
che ottenne un premio Nobel per i suoi studi
sulle oche selvatiche. Ma tutto, in epoca
moderna, cominciò con gli esperimenti di
Pavlov sui riflessi condizionati e sull'osservazione
dei comportamenti animali in presenza di
uno stimolo in grado di provocare una risposta.
La psicologia cognitiva
Questo tipo di psicologi rappresenta il tentativo
di uscire dalle secche dello studio del comportamento
e dell'apprendimento animale, oggettivamente
limitato al condizionamento ed allo studio
dell'evento stimolo-risposta, per passare allo studio delle funzioni
superiori presenti nell'uomo. Di particolare
interesse per lo psicologo cognitivo è la
ricostruzione dei modi nei quali le percezioni
dirette, o le testimonianze attendibili,
vengano elaborate fino a produrre decisioni,
considerazioni e valutazioni, o soluzione
di problemi.
Molti degli psicologi cognitivi aderiscono
al cognitivismo, che tuttavia non si dovrebbe considerare
una corrente di pensiero, ma un orientamento
ed un indirizzo di ricerca.
Una bibliografia essenziale sull'apprendimento
ed il comportamento potrebbe comprendere
Psicologia dell'apprendimento animale di N.J Mac Kintosh - Angeli, Milano 1981, Psicologia dell'apprendimento scolastico di P. Boscolo - Utet, Torino 1986 , e di
AA VV Trattato teorico pratico di terapia e modificazione
del comportamento - Erip, Pordenone, 1984.
Sul condizionamento operante un classico
è Scienza e comportamento di B.F. Skinner -Angeli, Milano 1978.
Dovrebbe essere inoltre disponibile, quantomeno
in qualche biblioteca pubblica o universitaria,
I riflessi condizionati di I.P Pavlov - Boringhieri, Torino 1970.
Ritengo di fondamentale importanza I servi del potere di Loren Baritz, un'analisi critica della
nascita e dello sviluppo della psicologia
industriale in USA che illustra come, attraverso
il condizionamento, si possano indurre comportamenti
consumistici e servili, quindi una perfetta
integrazione nel sistema.
La psicologia dell'età evolutiva
Esiste una psicologia evolutiva che studia i cambiamenti che si verificano
nelle varie età dell'uomo: infanzia, adolescenza,
età adulta e vecchiaia.
In quest'ambito il tipo di psicologia più
interessante e più frequentato è quello dell'età evolutiva che studia i bambini ed i problemi dell'infanzia.
Da Psicologia - vol. 1 - di Darley, Glucksberg e Kinchla
citiamo: « Dei temi specifici affrontati
dagli psicologi evolutivi fanno parte il
modo in cui i bambini apprendono o acquisiscono
il linguaggio e le capacità di ragionamento,
sviluppano comportamenti altruistici o cooperativi,
formulano giudizi morali, imparano ad interagire
con gli altri e a costruire un'immagine di
sè e degli altri, e inoltre, i problemi di
adattamento nell'età adulta e nella vecchiaia.
»
Un classico dello studio dei problemi dell'infanzia
è Lo sviluppo del bambino e della personalità di Paul Mussen, John Conger, Jerome Kagan
e Aletha c. Houston. - Zanichelli, terza
edizione 1986. Il testo è stato più volte
aggiornato ad ogni edizione e probabilmente
esiste una ristampa molto più completa di
quella citata.
Da questo testo citiamo: «Gli psicologi
dello sviluppo, inoltre, fanno ricerca per
acquisire nuove conoscenze di base sui processi
evolutivi, in particolare sulle tendenze
universali dello sviluppo, sulle differenze
individuali e sull'influenza dei fattori
ambientali sul comportamento. Sia le conoscenze
teoriche, sia le relative applicazioni pratiche
contribuiscono a delineare i temi centrali
della ricerca in questo campo.
Cinque questioni sono alla base delle differenze
teoriche fra gli psicologi che studiano lo
sviluppo e la rilevanza da loro attribuita
ai singoli settori di studio: il ruolo dell'ereditarietà
e dell'ambiente, la natura attiva o passiva
del bambino, la continuità o la discontinuità
dello sviluppo, la stabilità dei comportamenti
nel tempo e la costanza nelle diverse situazioni.
»
Una bibliografia essenziale potrebbe, inoltre,
comprendere: di R. Canestrari Psicologia genetica e dello sviluppo - CLUEB, Bologna 1984. Molto interessante Il bambino prematuro. I rischi dello sviluppo
nella prima infanzia. AAVV a cura di E. Kestemberrg - La Nuova
Italia, Firenze 1981.
Sulla rivista Le scienze numero 60, 1973,
interessantissimo l'articolo di L. Salk Il ruolo attivo del battito cardiaco nel
rapporto madre - figlio.
Un approccio psicoanalitico recente alle
tematiche infantili si trova in Francoise
Dolto - L'immagine inconscia del corpo, che ha come sottotitolo Come il bambino costruisce la propria immagine
corporea. Testo edito da Bompiani - Milano - 1998.
Psicologia sociale
La psicologia sociale si interessa soprattutto
dell'interazione tra gli individui, del modo
in cui ognuno percepisce gli altri e degli
effetti che le partecipazione ad un gruppo
può avere sul comportamento degl individui.
Tale disciplina sconfina per forza di cose
nella sociologia e nella stessa antropologia
e diventa difficile perimetrarne l'ambito
specifico. Gli studi sull'aggressività, la
violenza, i ruoli sessuali, le modificazioni
dei comportamenti e delle abitudini degli
"italiani" dopo la tv, il cellulare,
l'informatica e internet, fanno parte della
psicologia sociale.
La maggior parte degli psicologi sociali
dovrebbe lavorare presso istituti di ricerca
ed Università, ma qui in Italia non è che
il quadro sia roseo. Polizia e magistratura
dovrebbero avvalersi del contributo degli
psicologi sociali per meglio comprendere
determinati fenomeni.
Dare una bibliografia essenziale della psicologia
sociale è forse l'ottava fatica di Ercole.
Si rinvia a qualche testo letto in passato.
Per Zanichelli sono stati pubblicati: Introduzione alla psicologia sociale di H.Taifel e C. Fraser, di R. Brown Psicologia sociale dei gruppi. Dinamiche intragruppo e intergruppi. Di P.Amerio Teorie di psicologia sociale.
Dire inoltre che differenza intercorre tra
antropologia e psicologia sociale è altrettanto
difficile. L'antropologia studia gli "altri",
cioè forme di convivenza sociale ritenute
inferiori o residuali; la psicologia sociale
dovrebbe studiare "noi" ma tratta
"noi" come se fossimo altri. Ed
infatti molti psicologi sociali si occupano
di aggressività e violenza, oppure di credenze
diffuse, di capire perchè le persone siano
conformiste o anticonformiste.
I resistenti alla globalizzazione sono molti
più di quanto si pensi. Oltre agli indigeni
di tutto il mondo ci sono diverse categorie:
tra queste i resistenti per intelligenza
e razionalità. Resisteremo alla new economy
e continueremo a fare la spesa come ci pare.
La pubblicità non ci incanta. Ci vestiremo
come ci pare. La moda non ci incanta. Non
ci incanta quasi più niente.
Poi vengono i resistenti ideologici, ai quali
interessa ben poco l'unico vero e sano argomento
contro la biotech: quella roba fa schifo.
Ci state togliendo il sale della terra, il
gusto di bere e mangiare.
A questi interessa denunciare solo il complotto
capitalistico. Si darà mai un complotto capitalistico
per salvare il buon gusto ed il buon senso?
Impossibile?
Infine ci sono i resistenti diffusi che sono
gli obsoleti e gli imbranati, in genere gli
anziani di tutte le culture e le società,
che proprio se ne fregano del nuovo che avanza,
tanto sanno già quanto di quali cazzate si
tratta.
Psicologia della personalità
In senso stretto uno psicologo della personalità
dovrebbe essere "lo" psicologo
per eccellenza, o meglio quello che spesso
il senso comune intende per psicologo.
In realtà gli psicologi della personalità
stanno un po' stretti tra psicologia sociale
e psicologia evolutiva ed a fatica riescono
ad emergere con i loro studi sulle differenze
individuali in base a caratteristiche quali
estroversione-introversione, dominanza, assertività,
stabilità emotiva, timidezza, coraggio, prudenza,
razionalità.
Sul tema la bibliografia è sterminata, anche
perchè esistono tantissime teorie della personalità,
almeno quanti sono gli psicologi...:-)))
ed esistono anche un mare di libri contenenti
consigli su come acquisire personalità, carattere,
forza, coraggio, vincere la timidezza e così
via.
Dalla scuola psicoanalitica sono uscite due
figure che hanno detto cose molto importanti
sullo sviluppo individuale: Adler per un
verso e Jung per un altro. Prima di leggere
qualsiasi altra cosa sulla personalità sarebbe
consigliabile farsi un giretto tra Adler,
il quale tende a generalizzare, e Jung, il
quale è ben consapevole che ognuno lavora
a suo modo anche quando deve risolvere lo
stesso problema di un altro.
I tipi psicologici di Jung sono ancora un
punto fermo di riferimento per una classificazione
della individualità psicologica.
Qui si preferirebbe usare individualità invece che personalità, perchè non piace la parola "persona",
che significava in origine "maschera".
Molte persone sono in effetti "maschere",
imitano comportamenti sociali vincenti o
ammirevoli, ma non sono loro stessi e questo
sarebbe, in fondo, il vero problema della
personalità. Ma poichè ormai la parola è d'uso corrente,
e significa propriamente tratti e caratteri
dell'individuo, non resta che accettarla
e ricorrere al termine di "maschera"
se si vuol parlare di maschera o travestimento.
Al di fuori della propria funzione sociale,
che tuttavia dovrebbe comunque svolgersi
sempre con qualcosa di personale in più, o anche in meno, rispetto agli standards
proposti, l'individuo dovrebbe essere se
stesso e basta.
Dovrebbe esistere una psicologia dello smascheramento
in grado di guidarci nella quotidiana battaglia
per la demitizzazione del "personaggio"
di turno con cui abbiamo a che fare. Dal
"buon marito" alla "buona
moglie" al "vicino burlone e chiassoso",
al "laureato che sa tutto", al
bullo ed al teppista, al figlio che, purtroppo,
finge di essere ubbidiente ed invece è un
lavativo di prima, o, al contrario, si ribella
e vuole passare per anticonformista, ma non
ne ha affatto bisogno, ed assume questi atteggiamenti
solo per rendersi interessante.
Purtroppo questa psicologia dello smascheramento
non esiste al di fuori della psicoanalisi,
la quale tuttavia è, spesso, degenerata in
ortodossia e ideologia.
I tests pubblicati dai rotocalchi e che spesso
ci divertiamo a compilare tanto per ridere
un po', e per vedere anche se siamo attivi
o passivi, divertenti o noiosi, belli o brutti,
garbati o sgarbati, efficaci o frustrati,
vincenti o perdenti, ed altro ancora, sono,
a volte, rivelatori, ed altre, completamente
fuorvianti, anche perchè chiedono come ti
comporteresti in teoria, e tu rispondi, e
poi, dopo, scopri che ti sei comportato in
tutt'altro modo in almeno qualche occasione.
Per "comportarsi" come vorrebbero
questi tests bisogna infatti essere almeno
in due. Mi verrebbe da chiedere: ma l'altro,
dico l'altro, non conta niente?
Possibile che io sia maleducato, ma l'altro,
porco mondo, non fa la differenza? Possibile
che io sia persino aggressivo, ma l'altro,
porco diavolo, non fa qualcosa per rendermi
così aggressivo?
Sfoghi a parte, sull'orizzonte della psicologia
della personalità si staglia ben nitida la
figura di Gordon Allport, uno yankee che
sembra aver compreso che la psicoanalisi
va bene per le nevrosi, ma con gli individui
normali (o quasi) occorre altro.
Ciò non è del tutto esatto perchè se è vero
che l'individuo costituisce qualcosa di unico,
è anche vero un approccio psicoanalitico
a se stessi non può far male proprio in un
individuo sano, che ha, ed ha avuto coscienza
dei suoi sentimenti e delle sue reazioni
ai conflitti familiari e sociali della sua
infanzia ed adolescenza.
Ma il principale merito di Allport è quello
di aver compreso che è sempre sbagliato catalogare ed etichettare gli individui in quanto nessuno sarà mai
un prodotto di serie.
A parere di chi scrive questi sono i fondamenti
di una psicologia della personalità.
La psicologia psicometrica
Questo è il ramo della psicologia che si
occupa di costruire anche i tests dei quali
si parlava poco sopra.
Occore distinguere tra tests di tipo psicotecnico,
orientati a stabilire se un individuo sa
riconoscere forme e colori, possiede requisiti
di autocontrollo, prontezza, capacità di
reazione adeguata a situazioni di crisi,
e tests orientati sulla personalità.
I primi sono indispensabili per accedere
ad organizzazioni che richiedano un particolare
tipo di personale (esercito, ferrovie, aeronautica,
marina, polizia ecc) e non possono essere
in qualche modo falsificati: nemmeno studiando
la "prontezza", saremo mai in grado
di essere pronti e scattanti. Sui secondi
qualche dubbio è lecito.
Attraverso i tests si dovrebbero rivelare
tratti della personalità, grado di istruzione,
caratteristiche intellettuali e sociali dell'individuo,
il tanto decantato e deprecato quoziente
intellettivo.
Questo sarebbe vero se le persone sottoposte
ai tests non sapessero nulla sui tests. In
realtà le cose stanno diversamente.
Si fa oggidì un gran strombazzare sulla privacy
e ci si dimentica che un test ben fatto,
e diabolicamente architettato, riesce a far
emergere cose sulla individualità che sono
una aperta violazione della privacy.
Si dimentica altresì, proprio perchè accà nisciuno è fesso, che rispetto a questi tests gli individui
più accorti sono propensi a mentire.
Si dimentica infine che nessuno psicologo
sarà in grado di valutare con certezza se
l'individuo ha mentito oppure no.
Il tipo di contraddizioni che emerge da questi
tests non ha affatto un valore probante se
l'individuo si è preparato al test, e nemmeno
se l'individuo intuisce il grado di pericolosità
che potrebbe derivare da certe risposte.
Purtroppo è necessario, soprattutto in riferimento
alle abilità naturali ed acquisite indispensabili
a svolgere un qualsiasi lavoro, misurare
alcuni tratti della personalità e quindi
ricorrere a tests. Non è escluso che si possano
escogitare tests migliori degli attuali.
Però, per il momento, siamo ad un punto morto.
I tests sono probanti solo con i bambini,
gli ignoranti e gli inesperti totali, gli
ingenui o i "nonmenefreganiente, tanto
non sono quello che pensi".
La cosa ridicola è che, una volta formulato
ed impiegato, un test può essere facilmente
superato ( "falsificato") da individui
che si sono preparati svolgendo migliaia
di tests e studiando in anticipo le risposte
giuste. Sono in commercio manuali per risolvere
efficacemente i tests, anche quelli più sofisticati,
e questo fatto toglie credibilità ai tests
stessi da un lato, ed evidenzia solo che
chi risolve al meglio certi tests possiede
sicuramente solo un talento, quello della
furbizia.
Inoltre, sarebbe meglio che le aziende, specie
quelle di piccole dimensioni, ricorressero
a colloqui e prove pratiche e scritte nelle
quali il soggetto partecipa attivamente e non è costretto a muoversi in una logica
sì - no --non so - barra la casella.
Solo così, infatti, verrebbe ad evidenziarsi,
ad esempio, e paradossalmente, la logicità dell'individuo in questione,
il quale trovandosi privo di sì, no, non
so, barra la casella, tenderà egli stesso
a procurarseli per formulare risposte logiche
ad eventuali problemi e mostrare le procedure
più efficaci.
Poichè l'unica dote naturale che, infine,
non si può insegnare sembra davvero quella
dell'inventiva unita alla logica, questa dote può meglio emergere se l'individuo
non è costretto in uno spazio logico predeterminato,
ma è stimolato a trovare un percorso logico.
continua