| home | indice Kant bicentenario | indice di filosofia moderna |

La critica della ragion pura (in versione "light") - 5

Gli assiomi della ragione e le anticipazioni delle percezioni
di Daniele Lo Giudice

1. Assiomi dell'intuizione
2. Anticipazioni delle percezioni 3. Analogia dell'esperienza
4. Postulati del pensiero empirico in generale
Riportiamo per memoria la configurazione del sistema dei principi dell'intelletto puro così come la si trova nel testo orginale, per poi procedere alla loro spiegazione.
La cosa è un po' complessa, ma chi avrà la pazienza di seguirci fino in fondo troverà certo motivo di soddisfazione.

Ricavati i principi, Kant li dimostra.
Gli assiomi dell'intuizione poggiano sul seguente principio: tutte le intuizioni sono quantità estensive.
Tutti i fenomeni percepiti hanno una forma che viene "importata" nello spazio e nel tempo come intuizione.
«Perciò essi non possono esser appresi, cioè accolti, nella coscienza empirica, se non per mezzo della sintesi del molteplice [...]»
Ciò che consente alla coscienza di avere rappresentazione dell'oggetto è «il concetto di una quantità (quantum) ...; i fenomeni sono tutte quantità, o meglio, quantità estensive, poiché essi, in quanto sono intuizioni nello spazio e nel tempo, debbono essere rappresentati per mezzo di quella stessa sintesi in virtù della quale vengono determinati lo spazio ed il tempo in generale.» (1)
Il principio generale della matematica dei fenomeni consente "una grande estensione della nostra conoscenza a priori". La matematica pura diviene applicabile a oggetti di esperienza. E ogni obiezione a questa conclusione, per Kant, «non è che il cavillo d'una ragione mal diretta, che si illude di svincolare gli oggetti dei sensi dalle condizioni formali della nostra sensibilità, vedendo in essi oggetti in se stessi, dati dall'intelletto, quando invece non sono che semplici fenomeni.» (1)
Comincia qui a balenare la distinzione tra fenomeni e cose in sé che incontreremo più avanti.
Ma ora rivolgiamo l'attenzione a come percepiamo i fenomeni e come regoliamo la ragione su di essi.
Per Kant è possibile un'anticipazione della percezione.
Essa ha come principio: in tutti i fenomeni, il reale che è un oggetto della sensazione ha una quantità intensiva, ossia un grado.
Qui Kant procede alla dimostrazione ricordando che che i fenomeni non sono che intuizioni pure (semplicemente formali): «I fenomeni contengono ... oltre all'intuizione, anche la materia per un qualche oggetto in generale... ossia contengono il reale della sensazione.»
Nel passaggio dalla percezione istantanea alla coscienza empirica, "il reale dilegua". Resta una coscienza formale.
Analizzando la sensazione, Kant afferma che essa non è una rappresentazione oggettiva e nemmeno contiene l'intuizione dello spazio e del tempo.
In quanto tale, non implica una quantità estensiva.
Viceversa, la coscienza empirica, cioè la coscienza della successione delle sensazioni, può ascendere in un periodo di tempo dato da niente=0, ovvero da nessun fenomeno alla sua misura.
Per questo, a tutti gli oggetti percepiti può essere dato un grado di influsso sui sensi. Il che, aggiungo io, prova la realtà dei fenomeni.
Kant chiama anticipazione della percezione la conoscenza a priori dei fenomeni stessi, e non a caso richiama la prolessi di Epicuro. Ma avverte anche che nei fenomeni c'è sempre qualcosa di non conoscibile a priori. Afferma che la sensazione non può mai essere anticipata e poi si inoltra in un'analisi dettagliata del rapporto tra sensazione e coscienza empirica.
Ciò lo porta a considerare che: «ogni sensazione, e perciò ogni realtà nel fenomeno, per piccola che sia, ha un grado ossia una quantità intensiva, sempre suscettibile di ulteriore diminuizione: fra la realtà e la negazione si distende una connessione continua di realtà possibili sempre minori. Ogni colore, il rosso ad esempio, ha un grado, il quale, per piccolo che sia, non è mai il minimo; lo stesso dicasi del calore, del momento della gravità. ecc.» (1)

Tutti i fenomeni sono quantità continue sia sotto l'aspetto estensivo che quello intensivo. Ma, Kant si chiede se anche il mutamento (cioè il passaggio di una cosa da uno stato ad un altro) potrebbe trovare "facile dimostrazione, munita di evidenza matematica." E qui constata che la causa di un mutamento cade completamente al di fuori di una posizione trascendentale. «L'intelletto, infatti, non è in grado di dirci a priori se sia possibileuna causa che alteri lo stato delle cose, cioè le determini in un modo contrario ad in certo stato; e questo non soltanto perché non ne scorge in alcun modo la possibilità (come accade per numerose conoscenze a priori), ma anche perché la mutabilità concerne esclusivamente talune determinazioni dei fenomeni, sulla quale soltanto l'esperienza ci può ragguagliare, mentre la loro causa è riposta in ciò che non muta. Ma poiché abbiamo a nostra disposizione null'altro di utilizzabile all'infuori dei concetti puri fondamentali di ogni esperienza possibile, all'interno dei quali nulla può darsi di empirico, non ci è possibile senza sconvolgere l'unità del nostro sistema, predeterminare il campo della fisica generale, la quale poggia su talune esperienze fondamentali.» (1)
Tuttavia, afferma Kant, che se la sensazione deve avere sempre un grado di intensità, per quanto minimo, nessuna sensazione e quindi nessuna esperienza potrà mai condurre all'idea dello spazio vuoto e del tempo vuoto.
L'intuizione della totalità assoluta dello spazio e del tempo è reale, ma nessuna esperienza ce la può provare, giacché la percezione dello spazio vuoto non ha grado alcuno. E qui Kant compie una significativa incursione nel campo della fisica dei suoi tempi che lo porta a contrapporre la dimostrazione trascendentale a quella che giudica ancora una derivazione dalla metafisica dei fisici, nonostante la loro conclamata avversione alla metafisica.
Per Kant, la dimostrazione trascendentale presenta il vantaggio di mettere l'intelletto in grado di pensare in modi diversi la "differenza" tra spazi relativi e spazio assoluto.
La conclusione cui perviene Kant circa la possibilità di anticipare la percezione sensibile è questa: «E' degno di nota che nella quantità in generale ci è possibile conoscere a priori soltanto un'unica quantità, ossia la continuità, mentre in ogni quantità (il reale dei fenomeni) ci è possibile conoscere a priori null'altro che la sua quantità intensiva, cioè il suo avere un grado; ogni altra cosa è lasciata all'esperienza.» (1)


Nel prossimo file tratteremo, purtroppo sommariamente, delle Analogie dell'esperienza e dei Postulati del pensiero empirico in generale.
(continua)
note:
(1) Immanuel Kant - Critica della ragion pura
DLG - 10 marzo 2004