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La critica della ragion pura (in versione "light") - 12

Le antinomie della ragione
di Daniele Lo Giudice
Volendo indagare i principi ultimi della costituzione del "mondo", la ragione «inevitabilmente da sola, senza bisogno che qualcuno arzigogoli o tenda tranelli sofistici» (1), finisce in contraddizioni insormontabili che Kant definisce antinomie della ragion pura.
Questi conflitti sorgono perché l'idea stessa di "mondo", da intendersi come il cosmo di tutto ciò che esiste, è trascendente, quindi ben diversa dall'idea di natura, essendo questa nient'altro che la connessione causale dei fenomeni.

La prima antinomia è quella stabilita tra infinità e finità del mondo nei rispetti dello spazio e del tempo. A riguardo si possono sostenere due tesi: sia quella che il mondo ha avuto un inizio, sia quella che il mondo esista da sempre e si estenda all'infinito.

La seconda antinomia riguarda la divisibilità. Si può sostenere sia che la divisibilità s'interrompa ad un certo limite, e che quindi il mondo sia fatto di sostanze semplici, sia che non vi sia limite alla divisibilità, e che quindi il mondo non sia fatto di sostanze semplici irriducibili.

La terza antinomia riguarda il rapporto tra causalità e libertà.
La tesi afferma: «La causalità in base a leggi della natura non è l'unica da cui sia possibile far derivare tutti i fenomeni del mondo. Per la loro spiegazione si rende necessaria l'ammissione anche di una causalità mediante la libertà.» (1)
Ad essa si contrappone un'antitesi: «Non c'è libertà alcuna, ma tutto nel mondo accade esclusivamente in base a leggi di natura.» (1)
La tesi a favore dell'esistenza di un "margine" di libertà poggia sulla semplice negazione che un rigido determinismo "nella sua illimitata universalità", contraddice sé stessa. Infatti, se tutto accade secondo leggi di natura, non si troverà mai un inizio primo, «... si renderà in tal modo rigorosamente impossibile una completezza della serie dal lato delle cause come derivanti l'una dall'altra.» (1)

L'antitesi deterministica poggia sul seguente argomento: «La libertà (indipendenza) delle leggi della natura se è uno svincolamento dalla costrizione, lo è anche dal filo conduttore di qualsiasi regola. Infatti, non è possibile dire che leggi della libertà intervengano nella causalità dell'ordine cosmico in luogo delle leggi della natura; se una causalità del genere risultasse infatti determinata in base a leggi, anziché libertà sarebbe essa stessa null'altro che natura. Natura e libertà trascendentale stanno dunque fra loro nello stesso rapporto di legalità ed illegalità... » (1)

La quarta antinomia investe la questione dell'essere necessario.
La tesi: «Del mondo fa parte qualcosa che - o come suo elemento o come sua causa - costituisce un essere assolutamente necessario.»
L'antitesi: «In nessun luogo - né del mondo, né fuori del mondo -esiste un essere assolutamente necessario che ne sia la causa
La tesi poggia sulla nota argomentazione metafisica: «... ogni condizionato dato suppone, quanto alla sua esistenza, una serie completa di condizioni, fino a giungere all'assolutamente incondizionato, il quale soltanto è assolutamente necessario. Deve pertanto esistere alcunché di assolutamente necessario, se esiste un mutamento che ne consegue.» (1) Il necessario deve far parte del del mondo sensibile. Secondo Kant, è impossibile che la causa si trovi al di fuori del mondo ed al di là del tempo.
L'antitesi utilizza, curiosamente, gli stessi argomenti della tesi. E Kant commenta: «... in questa antinomia si palesa uno strano contrasto, cioè che dallo stesso processo argomentativo da cui la tesi desume l'esistenza di un essere originario, l'antitesi desume, con eguale nerbo, la sua inesistenza. Prima si affermava: vi è un essere necessario perché la totalità del tempo passato include la serie di tutte le condizioni e con esse, perciò, anche l'incondizionato (il necessario).
Ora si afferma: non vi è alcun essere necessario, proprio perché la totalità del tempo trascorso include in sé la serie di tutte le condizioni ( che risultano quindi tutte, a loro volta, condizionate.)»

(continua)
note:
(1) Immanuel Kant - Critica della ragion pura
DLG - 2 maggio 2004